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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"Lacrimogeni sui profughi, bambini soffocano": la vergogna Ue al confine con la Turchia

La polizia greca sta respingendo con la forza i migranti assiepati alla frontiera, che secondo Ankara sarebbero oltre 130mila. Amnesty: "Misure disumane da Atene". Ma gli altri Stati europei e Trump approvano

Un vero e proprio bombardamento di lacrimogeni per fermare i migranti, molti dei quali bambini di piccola età. E quando il fumo dirada, si vedono genitori in panico mentre cercano di evitare che i loro figli soffochino. Se le immagini raccolte dalla giornalista Jenan Moussa riguardassero la polizia turca, da molti parti dell'Europa si leverebbero cori politici contro la disumanità di Ankara. Ma nel video, postato su Twitter, i lacrimogeni sparati sono quelli delle autorità greche, che da giorni stanno respingendo con la forza i richiedenti asilo assiepati lungo il confine con la Turchia. E dai governi Ue, cosi' come da quello Usa, finora sono arrivate solo parole di sostegno all'azione di Atene. 

E' il doppio standard con cui l'Europa sta vivendo la crisi con Ankara. Una crisi diplomatica scoppiata dopo la strage di soldati turchi a Idlib, nuovo fronte di guerra tra la Turchia e la Siria. Secondo il presidente Recep Erdogan, l'Ue starebbe voltando le spalle ad Ankara in questo conflitto, favorendo il governo di Damasco e i suoi alleati, in primis la Russia. E per tutta risposta, ha deciso di protestare togliendo il blocco ai confini con l'Ue stabilito nel 2016 sulla base di un accordo da 6 miliardi con Bruxelles: l'accordo, promosso dalla Germania, prevedeva che Ankara si occupasse dell'accoglienza dei migranti, in particolare dei siriani in fuga dalla guerra. Il patto ha funzionato per qualche tempo, ma da mesi la Turchia lamenta da parte dell'Ue ritardi nei pagamenti.

In tutto questo, Ankara si è infilata nella crisi in Libia e ha allungato le mani sui giacimenti di gas al largo di Cipro. Mosse che hanno alzato le tensioni con l'Ue e che sembrano giunte a un punto di rottura difficile da ricomporre. Con il risultato che, stando alle fonti turche, oltre 130mila migranti stanno raggiungendo la Grecia attraverso il valico di confine di Edirne, nel nordovest del Paese. 

Atene, come dicevamo, ha risposto alla Turchia predisponendo polizia ed esercito a presidiare la frontiera. E respingendo con la forza i primi arrivati. La Grecia già da tempo lamentava il lassimo di Ankara nel bloccare i flussi. La prova inconfutabile che l'accordo con l'Ue non funzionava al meglio sono i circa 40mila migranti arrivati (e rimasti) sulle isole greche nell'ultimo anno. Gli appelli di ong internazionali e dei politici greci per una redistribuzione di queste persone nel resto dell'Unione europea, come avvenuto nel 2015, sono finora caduti nel vuoto. Mentre i vari governi Ue sembrano apprezzare il pugno duro di Atene nei respingimenti, compresa la decisione di sospendere le domande d'asilo. 

Del resto, dalla Germania all'Austria, passando per l'Ungheria, i leader nazionali hanno fatto sapere di non essere intenzionati a farsi carico degli eventuali nuovi arrivi di migranti dalla Turchia. Mentre i vertici Ue si sono limitati a esprimere solidarietà ad Atene, dando indiretto appoggio a misure che, secondo l'Onu, non violano solo le regole internazionali sui rifugiati, ma anche quelle della stessa Unione europea. Persino il presidente Usa Donald Trump è intervenuto a sostegno della Grecia, dicendo che ha "il diritto a proteggere i suoi confini". 

Del dramma dei migranti, finiti senza colpe tra due fuochi, in pochi sembrano curarsi, se non le solite ong umanitarie. "Le misure disumane che le autorità greche stanno intraprendendo per impedire alle persone di entrare nel Paese sono uno spaventoso tradimento delle responsabilità sui diritti umani della Grecia e metteranno a rischio la vita di chi fugge", ha detto Amnesty International. "Tutte le persone hanno il diritto di chiedere asilo. Espellerle senza il dovuto iter potrebbe significare rimandarle agli orrori della guerra o esporle a gravi violazioni dei diritti umani, violando il principio fondamentale del non-refoulement", ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell'ufficio europeo dell'organizzazione. "Le sconsiderate misure prese dalle autorità greche sono una palese violazione della legge dell'Ue e internazionale, che metterà a rischio la vita delle persone. Chi chiede asilo viene usato come merce di scambio in uno spietato gioco politico", ha aggiunto.

Sulla stessa linea Medici senza frontiere: "Gli Stati membri dell'Ue devono affrontare la vera emergenza: evacuare le persone dalle isole greche verso i Paesi dell'Ue, fornire un sistema di asilo funzionante, smettere di intrappolare le persone in condizioni orribili", ha detto Stefano Argenziano, coordinatore delle operazioni di Msf in Grecia.

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