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Giovedì, 28 Marzo 2024
Viaggio diplomatico / Ucraina

La presidente dell'Eurocamera Metsola: "Se l'Ucraina cade, la guerra non si fermerà lì"

La politica maltese racconta la sua visita a Kiev dove ha incontrato i deputati locali e le alte cariche istituzionali: a Bruxelles chiedono armi, aiuti umanitari e l’adesione al blocco

 "Se l'Ucraina cade, la guerra non si fermerà lì". Ne è convinta la presidente dell’Europarlamento, la maltese Roberta Metsola, che venerdì scorso si è recata a Kiev per portare la solidarietà europea al popolo ucraino, al suo parlamento (la Verkhovna Rada) e al suo presidente, Volodymyr Zelensky, che ha invitato “tutti gli amici dell’Ucraina a visitare Kiev”.

È stata la prima leader di un’istituzione Ue a visitare il Paese dall’inizio della guerra, mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il capo della diplomazia europea Josep Borrell hanno in programma una visita nelle prossime ore. Nella capitale ucraina, oltre al presidente Zelensky, Metsola ha incontrato il presidente dell’aula, i leader dei gruppi parlamentari ed il primo ministro.

Intervistata da Le soir, la 43enne maltese ha dichiarato di essere stata in contatto con le alte cariche ucraine per settimane, fin da prima dell’invasione. È stata lei a concordare con Zelensky l’intervento di quest’ultimo alla plenaria del Parlamento europeo, l’1 marzo scorso: era la prima di una lunga serie di apparizioni del presidente ucraino in molti parlamenti occidentali (incluso quello italiano).

Ma saputo che la Rada stava organizzando una sessione plenaria straordinaria per lo scorso venerdì, Metsola ha ritenuto di dover andare a Kiev di persona: “Sono voluta andare perché sento di avere una responsabilità verso i nostri coraggiosi fratelli e sorelle ucraini, di essere nella stessa stanza con loro, e di dire ‘siamo con voi, non solo attraverso schermi e video, io sono qui’”, ha detto al quotidiano belga.

I deputati ucraini hanno chiesto alla presidente dell’Eurocamera più armi per la resistenza contro l’aggressione, per equipaggiare sia i militari che i civili che vogliono aiutare a fermare l’invasione russa. Poi gli aiuti umanitari per gli otto milioni di sfollati interni, rifugiati negli oblast occidentali, e un sostegno finanziario solido al Paese. Infine hanno chiesto lo sblocco delle esportazioni verso l’Africa, impedite dalla flotta russa che non fa uscire nulla dai porti nel sud dell’Ucraina. E, ovviamente, di accelerare con la procedura per l’adesione all’Ue.

“Con le armi avranno la speranza” di vincere la guerra, ha dichiarato Metsola, specificando che vanno inviate quelle di fabbricazione sovietica perché “non sono addestrati con armi europee”. Ma l’Europa può fare di più. Stiamo sanzionando il carbone russo, ha detto, “ma c’è una forte richiesta del Parlamento di puntare sul gas”, la vera dipendenza energetica dei Ventisette da Mosca (e di alcuni più di altri, come Germania e Italia). Per metterla in cifre: dall’Ue arrivano in Russia 4 miliardi di auro all’anno per il carbone, mentre il gas ci costa 1 miliardo al giorno. E l’embargo sul petrolio e sul gas, per ora rimasti fuori dalle sanzioni contro il Cremlino, “deve essere l’obiettivo finale”.

Dunque, ha concesso Metsola, tagliare questa dipendenza avrà un costo, inutile illudersi. Ma “la democrazia non ha prezzo”, e qui “stiamo combattendo per l’Europa”. E occorre considerare che le mire del presidente russo Vladimir Putin potrebbero non limitarsi a Kiev: “Se l’Ucraina cade – ha aggiunto – tutto questo non si fermerà lì”. E l’Ue, così come gli Stati membri, ha il dovere di proteggere i suoi cittadini. “Dobbiamo assicurarci di avere i mezzi per aiutare la gente a pagare le bollette”, ha concluso, altrimenti “l’opinione pubblica non ci seguirà”.

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