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Venerdì, 29 Marzo 2024
La strategia / Italia

Meloni lavora all'asse con i popolari in Europa

Incontro tra il premier e il leader del Ppe Weber a Roma per discutere anche di possibili alleanze alle elezioni europee del 2024. Berlusconi perde sempre più centralità sullo scacchiere europeo

Abbondantemente superata la fase in cui era considerata quasi una paria della politica europea, adesso Giorgia Meloni sta lavorando a creare un asse in Europa tra Conservatori e Popolari. Il premier italiano ieri ha incontrato il presidente del Partito popolare europeo, il tedesco Manfred Weber, arrivato a Roma per i funerali del Papa emerito Benedetto XVI. L'incontro tra i due, hanno spiegato all'Adnkronos autorevoli fonti di governo, "segue un lavoro che va avanti da tempo".

Il primo 'mattoncino' fu posato nel gennaio 2022, quando l'intesa tra Popolari e Conservatori portò Roberta Metsola, esponente del Ppe, sullo scranno più alto del Parlamento europeo. Da quel momento in poi il filo diretto tra Ppe ed Ecr (il Gruppo dei Conservatori e riformisti di cui fa parte Fratelli d'Italia) è andato consolidandosi, anche grazie ai buoni rapporti tra Weber e Raffaele Fitto, ministro per le Politiche Ue e braccio destro di Meloni nelle istituzioni europee. Per il presidente del Ppe si tratta del secondo incontro con Meloni da quando la leader di Fdi è diventata premier. Il colloquio con Weber, tenuto riservato fino all'ultimo, avviene nel mezzo della bufera del Qatargate che ha investito i socialisti.

Il momento sembra quello più propizio per avviare un dialogo tra Conservatori e Popolari in vista delle elezioni europee del 2024: un asse, quello tra Ecr e Ppe, che ribalterebbe i tradizionali equilibri europei fondati da anni sul dualismo Popolari-Socialisti. Un eventuale accordo potrebbe aprire una nuova fase anche in Europa, ma non è semplice visto che nei conservatori ci sono partiti ritenuti troppo estremisti ed euroscettici da molti popolari. L'esempio più eclatante è la Polonia del primo ministro Mateusz Morawiecki, membro del partito Diritto e Giustizia, la componente più corposa del partito conservatore europeo di cui Meloni è presidente. Varsavia da una parte sta portando avanti un forte scontro con la Commissione e dall'altra nella stessa nazione uno scontro interno con l'acerrimo nemico Donald Tusk, l'ex presidente del Consiglio europeo che milita nel Ppe. Ma al Parlamento europeo l'accordo tra le due formazione ha permesso di far diventare presidente Metsola, eletta proprio a partire dall'intesa tra i due gruppi e superando la "maggioranza Ursula", che si basa sull'appoggio dei socialisti e che governa la Commissione. Insomma in politica tutto è possibile.

Il dialogo tra Meloni e Weber però agita anche il centrodestra italiano, mentre si riapre il dibattito sul partito unico rilanciato nei giorni scorsi da Silvio Berlusconi. Lo stesso ex Cavaliere nel pomeriggio di ieri si è affrettato a far sapere di avere ricevuto una telefonata da Weber che, secondo l'ex premier, ha voluto sottolineare "l'importanza che viene attribuita a Forza Italia nel Ppe e in Europa". "Ci siamo confrontati su tutti i problemi di cui si sta occupando l'Unione europea e abbiamo condiviso le nostre preoccupazioni", ha sostenuto Berlusconi in una nota. L'ex presidente del Consiglio teme chiaramente di essere rimpiazzato come principale interlocutore dei popolari in Italia, cosa che di fatto è già avvenuta dopo la pubblicazione degli audio in cui elogiava Vladimir Putin e attaccava Volodymyr Zelensky, quando Antonio Tajani ha preso il suo posto.

Meloni lunedì ha anche in programma un faccia a faccia con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che sarà a Roma per partecipare alla presentazione del libro "La saggezza e l'audacia", che raccoglie 56 discorsi dell'ex presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. Al di là delle elezioni sul tavolo europeo resta in primo piano la questione migranti, e sul tema, e in particolare sul decreto del governo che riguarda le Ong, è intervenuta ieri la Commissione europea: secondo la portavoce dell'esecutivo Ue, Anitta Hipper, indipendentemente dal contenuto del decreto, "i Paesi membri devono rispettare la legge internazionale e la legge del mare". Il che significa che alle barche deve essere permesso di salvare le persone in mare e poi portarle nel porto più vicino.

E proprio le ong impegnate nelle attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, hanno diffuso in mattinata un documento unitario molto duro contro il provvedimento del governo: "Il nuovo decreto ostacola il soccorso in mare e causerà un numero maggiore di morti", si legge nel documento. Il decreto, secondo le Ong, renderà "ancora più pericoloso il Mediterraneo centrale, una delle rotte migratorie più letali al mondo".

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