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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Il Mediatore europeo apre inchiesta sui contratti Ue per i vaccini

Dopo le rivelazioni sull'intesa con la tedesca CureVac, l'ong Corporate Europe chiede alla Commissione di fare luce sugli altri 5 accordi sottoscritti per assicurarsi le dosi dei big del farmaco, tra cui Pfizer, Moderna e AstraZeneca

Il Mediatore europeo  ha aperto una inchiesta sulle procedure di acquisto dei vaccini anti-Covid della Commissione Ue. A renderlo noto è stato il Corporate Europe Observatory, ong che aveva presentato a inizio gennaio due richieste di accesso agli atti dell'Esecutivo comunitario. La prima, per rendere noto il contratto con AstraZeneca, il colosso farmaceutico anglosvedese che ha sviluppato un vaccino con l'Università di Oxford già in somministrazione nel Regno Unito. La seconda richiesta, invece, per conoscere i documenti relativi al lavoro del team che ha condotto (e sta conducendo) i negoziati con le case farmaceutiche per l'acquisto dei vaccini. Il Mediatore, figura Ue istituita proprio per svolgere inchieste sull'amministrazione europea per conto di cittadini, associazione e imprese, ha dato seguito alle richieste di Corporate Europe, aprendo un'indagine. 

La lettera del Mediatore

Stando a quanto emerge da una lettera del Mediatore, la Commissione sarebbe stata già contattata per fornire spiegazioni in merito e dovrebbe fornire una risposta entro l'11 febbraio. L'inchiesta nasce da una prima richiesta di accesso agli atti della Commissione Ue sui vaccini da parte di Corporate Europe, richiesta che era stata respinta da Bruxelles. Da qui, la decisione dell'ong di far ricorso al Mediatore con due denunce. La prima riguarda il contratto di AstraZeneca, il cui vaccino dovrebbe essere autorizzato dall'Ema, l'agenzia europea del farmaco, nei prossimi giorni. La seconda denuncia riguarda "il rifiuto della Commissione di divulgare documenti relativi ai negoziati sul vaccino, comprese le note delle riunioni e la corrispondenza, nonché i nomi dei membri del Joint Negotiation Team, composto da sette esperti designati dagli Stati membri", spiega Corporate Europe.

Il caso CureVac

L'inchiesta del Mediatore arriva in un momento delicato per la Commissione europea, alle prese con i ritardi nelle consegne del vaccino di Pfizer e sotto accusa per i presunti favori a Big Pharma denunciati da alcune inchieste giornalistiche. "Dopo mesi di crescenti pressioni da parte degli eurodeputati e della società civile - dice Corporate Europe - la Commissione ha recentemente compiuto alcuni primi passi per migliorare la trasparenza, ma questi si sono rivelati casuali e insufficienti". Il riferimento è alla vicenda CureVac, centro di ricerca tedesco tra i primi a ricevere il sostegno della Commissione Ue per elaborare un vaccino, che però sembra ancora lontano dal vedere la luce. Per la sua sperimentazione, CureVac ha comunque ricevuto dei finanziamenti Ue, come successo per altre case farmaceutiche, e ha firmato un pre-contratto con Bruxelles

Il contratto sotto accusa

Dei 6 pre-contratti o contratti siglati dalla Commissione, quello di CureVac è stato l'unico reso noto finora. Questo contratto, attacca CorporateEurope, "mostra che la riservatezza è stata garantita, dando alle aziende farmaceutiche un diritto di veto" sulla divulgazione dei documenti. "Il contratto - prosegue l'ong - conferma anche i timori che i lucrosi accordi di acquisto anticipato (gli APA) negoziati nell'oscurità utilizzerebbero denaro pubblico per rimuovere il rischio finanziario e la responsabilità (giuridiche, ndr) delle aziende farmaceutiche che sviluppano vaccini contro il Covid-19". Si tratta di accuse già lanciate nelle scorse settimane, ma che secondo Corporate Europe (e non solo) trovano adesso conferma indiretta nel contratto con CureVac.

Condizioni capestro? 

Tutto questo, continua la ong, sarebbe avvenuto "senza le corrispondenti condizioni di interesse pubblico relative a prezzi e disponibilità, e nonostante i 2,8 miliardi di euro di fondi pubblici già spesi dalla Commissione per lo sviluppo e gli accordi di acquisto anticipato di questi vaccini". Il contratto "mostra anche che l'Ue ha fatto molto per 'ridurre il rischio' degli investimenti di CureVac, ma non è riuscita a garantirsi alcun diritto sui brevetti o sul know-how di CureVac". Inoltre, "il contratto indica che i governi dell'Ue, in scenari specifici, potrebbero finire per pagare un'indennità per i possibili effetti collaterali del vaccino, ma parti chiave del testo relative a questa indennità sono state oscurete". In altre parole, l'accusa è che la Commissione avrebbe usato fondi pubblici per favorire interessi privati senza un'adeguata compensazione per il l'interesse collettivo. Accusa che Bruxelles ha più volte smentito, sottolineando come la sua azione abbia permesso ai cittadini europei di ottenere le dosi necessarie per immunizzare l'intera popolazione. 

La clausola sui Paesi poveri

Chi abbia ragione lo si vedrà in futuro. Per il momento, un dato è certo: l'Ue ha negoziato con Big Pharma per assicurarsi quantità di vaccini ben superiori a quelli che potrebbero essere necessari. Un surplus che si pensava potesse andare a favore dei Paesi più poveri del mondo. Non si conoscono ancora i contenuti dei contratti con i vari Pzifer, Moderna e AstraZeneca. Ma oggi sappiamo che l'accordo con CureVac prevedeva una clausola: "le dosi acquistate dall'Ue non possono essere trasferite a Paesi a basso e medio reddito senza l'autorizzazione di CureVac", dice CorporateEurope. Sarà un caso, ma è di queste ore la notizia che il vaccino di AstraZeneca sarà venduto al Sud Africa a un prezzo 2,5 volte superiore a quello con cui è stato venduto all'Unione europea. 

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