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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Malta blocca 223 migranti in alto mare: "Cerchino un altro porto sicuro"

Secondo fonti locali, La Valletta avrebbe suggerito ai soccorritori di dirigersi in Tunisia

Ci sono almeno 223 migranti bloccati in mare al largo delle coste maltesi. Nonostante siano stati salvati nell’area di ricerca e salvataggio (SaR) dell’isola, il governo della Valletta non li vuole ammettere sul proprio territorio. Tra i migranti ci sarebbero almeno quattro donne incinte e otto bambini, due dei quali sarebbero feriti, secondo le ricostruzioni disponibili. Queste persone sono state salvate nel corso di diverse operazioni marittime condotte tra giovedì e venerdì scorsi.

Come riporta Euractiv, stando ai media locali, il governo maltese ha risposto alla nave Sea-Eye 4 dell’omonima Ong tedesca, che li aveva soccorsi e chiedeva il permesso di sbarcarli sull’isola, che “Malta non è in grado di fornire un luogo sicuro”. Al contrario, avrebbero sostenuto dall’esecutivo, la nave dovrebbe dirigersi verso il successivo porto sicuro, in Tunisia. Un portavoce dell’Ong ha raccontato così l’accaduto: “La Sea-Eye 4 ha compiuto quattro operazioni di salvataggio per altrettante imbarcazioni in difficoltà nella zona Sar maltese. La nave ha informato il centro di coordinamento maltese in ogni passaggio, ma (il centro) ha negato ogni responsabilità. Non ha risposto alle nostre email, né ha preso il controllo delle operazioni di salvataggio”. 

Poi l’affondo: “Per ragioni politiche, Malta viola i princìpi umanitari di base”. E ha aggiunto: “Il governo maltese sta seguendo i passi del governo greco, ungherese e polacco” e “sta scavando la fossa della Convenzione di Ginevra per i rifugiati”. La Convenzione, risalente al 1951, regola i diritti dei rifugiati e disciplina la normativa relativa alla protezione internazionale che spetta a questa delicata categoria di persone in fuga. 

La vicenda maltese appare simile, sotto certi aspetti, a quanto accaduto nell’estate del 2018 in Italia, quando l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini impedì per diversi giorni alla nave della guardia costiera Ubaldo Diciotti di sbarcare le centinaia di migranti che vi erano stipati. Un altro episodio, più recente, risale al 2020, quando l’ennesimo rifiuto da parte di Malta aveva spinto diversi migranti a tentare il suicidio nella nave dalla quale erano stati soccorsi.

La Valletta coordina la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo centrale con la guardia costiera libica, in una cooperazione per niente nuova agli Stati Ue, Italia compresa. Secondo i critici di questo approccio, i migranti vengono gettati in centri di detenzione gestiti brutalmente dalle milizie, in condizioni degradanti e in violazione dei diritti umani fondamentali. Abbondano al riguardo le testimonianze dirette dei rimpatriati, che raccontano di torture, violenze, stupri, estorsioni e persino uccisioni.

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