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Martedì, 23 Aprile 2024
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“Mai più senza mascherine”, Ue verso una politica sanitaria integrata

La Commissione annuncia un piano da 9,4 miliardi per migliorare il coordinamento tra i 27 Stati in materia di salute. Bruxelles confessa: "Pochi poteri su questo capitolo, in passato abbiamo stanziato noccioline". Ma poi è arrivato il coronavirus

“Lo riconosciamo, erano noccioline”. Il mea culpa è arrivato questa mattina dal politico greco Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea. Presentando ai giornalisti il programma EU for Health (Ue per la salute, ndr), il commissario si dice soddisfatto della moltiplicazione dei fondi per gli ospedali e le cliniche europee, “9 miliardi di euro rispetto ai circa 413 milioni di euro della dotazione precedente”. Politicamente parlando, noccioline. A onor del vero, va detto che finora l’Europa non ha quasi avuto voce in capitolo quando si parla di sistemi sanitari, materia di competenza quasi esclusiva degli Stati, nel caso italiano addirittura delegata alle amministrazioni regionali. 

La dipendenza Ue dagli altri Paesi

“Molti cittadini si aspettano tanto dall’Unione europea - sottolinea Schinas - anche in materie nelle quali l’Ue ha competenze limitate e la salute è un esempio tangibile”. Il sasso nello stagno questa volta è stato il coronavirus, che ha messo in evidenza la mancanza di coordinamento tra sistemi sanitari nazionali e l’inesistente autonomia europea sui farmaci e persino sugli articoli di protezione. “Il problema della disponibilità dei farmaci esisteva anche prima del coronavirus, siamo molto dipendenti dai Paesi terzi”, ammette la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides

Gli obiettivi di EU for Health

Da qui la decisione di dotare l’Ue di un primo programma autonomo sulla salute. I (pochi) fondi precedentemente stanziati per la spesa sanitaria da Bruxelles rientravano infatti sotto la voce del Fondo sociale europeo. Con la nuova proposta nasce invece il programma autonomo EU for Health, che avrà principalmente tre aree di intervento. “Proteggere i cittadini da gravi minacce sanitarie transfrontaliere e migliorare la capacità di gestione delle crisi”, si legge nella presentazione del programma, “rendere disponibili, convenienti e sostenibili l'innovazione in termini di medicinali, dispositivi medici e altri prodotti rilevanti per la crisi” e, infine, “rafforzare i sistemi sanitari e il personale sanitario, anche investendo nella sanità pubblica”. Obiettivo di fondo, per dirla alla Schinas, è quello di “non trovarci mai più nella situazione iniziale della crisi, con la mancanza di mascherine”. 

Nessuna ripartizione dei fondi 

Per la precisione, il programma avrà una dotazione di 9,4 miliardi, ma non ci sarà alcuna destinazione a tavolino delle risorse da assegnare ai 27 Paesi membri. Questi ultimi concorderanno invece con l’esecutivo europeo come andranno distribuite le risorse. La mancata allocazione per Stato membro dei fondi Ue potrebbe rispondere alla stessa logica che ha convinto Bruxelles a non pubblicare alcuna tabella sulla divisione dei soldi spettanti ai Paesi per il Recovery Fund, ribattezzato Next Generation EU. 

Verso una maggiore integrazione

La Commissione è decisa anche a mettere sul tavolo più risorse per le due agenzie Ue che si occupano di salute. “Va rafforzata sia l’Ema che l’Ecdc” spiega la Kyriakides riferendosi all’Agenzia europea per i medicinali e al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, rispettivamente con sede in Olanda e Svezia. I maggiori finanziamenti serviranno a garantire “una maggiore funzione di sorveglianza e risposta alle crisi”, ha aggiunto la commissaria. Tornando alla carenza di competenze sanitarie nelle mani dell’Ue, Schinas fa notare che la proposta della Commissione ha dovuto muoversi all’interno delle maglie strette del Trattato dell’Unione. “Durante la Conferenza sul futuro dell’Ue - auspica il politico greco - si dovrà parlare di come compensare questa mancanza”.

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