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Mercoledì, 24 Aprile 2024
L'esperimento sociale

Magistrati si fanno rinchiudere in prigione per capire le condizioni carcerarie

Giudici e giornalisti hanno trascorso trenta ore in una struttura belga che aprirà a fine settembre. Oltre alle critiche, alcuni elogi per il sistema che consentirà ai detenuti di circolare con un badge

Oltre una cinquantina di magistrati e qualche giornalista hanno accettato di trascorrere trenta ore nel nuovo supercarcere di Haren, a nord di Bruxelles, per provare cosa si prova a stare in prigione. Il penitenziario aprirà i battenti a fine mese e ospiterà quasi 1.200 detenuti. A parte verificare la preparazione del carcere alle esigenze dei suoi futuri prigionieri, il personale giudiziario ha potuto indossare per un weekend i panni dei detenuti, dormendo negli stessi letti, mangiando gli stessi pasti e sottoponendosi alle stesse norme destinate ai carcerati.

L’esperimento ha coinvolto 55 tra magistrati inquirenti, giudici e tirocinanti prossimi a indossare la toga, oltre che diversi giornalisti. Nelle loro trenta ore di carcere, i ‘detenuti’ potevano usare la parola in codice "terminus" qualora avessero deciso che ne avevano avuto abbastanza della privazione della libertà, ma non è dato a sapere se e quanti partecipanti si siano tirati indietro durante la prova.

Tra i giornalisti che hanno partecipato all’esperimento c’era anche Charlotte Deprez, giornalista della testata locale Bruzz. “Mi sono svegliata più volte per il freddo”, ha poi raccontato in un reportage dopo la notte in carcere. “La mattina dopo, si è scoperto che si erano dimenticati di darmi una coperta”, ha aggiunto Deprez. Un problema elementare e risolvibile con un semplice sistema di comunicazione - incredibilmente assente nel carcere di ultima generazione - tra il detenuto e il personale carcerario. Deprez e altri partecipanti hanno quindi espresso critiche per la scarsa possibilità di interazione e altri difetti strutturali che fanno pensare alla giornalista che il carcere “non sarà mai pronto entro il 30 settembre", ovvero la data entro la quale dovrebbe entrare iniziare ad accogliere i detenuti. 

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Da parte degli altri partecipanti ci sono stati alcuni elogi per le nuove strutture della prigione che, a differenza delle carceri tradizionali, funzionerà come un villaggio composto da edifici più piccoli e unità abitative separate, ciascuna con circa 30 posti, ha riportato la testata The Bulletin. Un sistema pensato per garantire una varietà di detenuti in base ai loro profili ed età, con unità abitative progettate per potersi adattare a ciascun gruppo. I detenuti potranno dunque muoversi più liberamente utilizzando un badge.

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