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Venerdì, 19 Aprile 2024
La linea di Parigi

Perché Macron (ri)chiude la porta all'Ucraina nella Nato

Il rischio di "umiliare" Mosca, il futuro della difesa europea e le conseguenze economiche per l'Europa di una guerra di logoramento

Emmanuel Macron ritiene che l'ingresso dell'Ucraina nella Nato sarebbe vissuto dalla Russia come un'azione conflittuale e che non sia lo "scenario più probabile". Dopo quasi otto mesi di guerra, e in contemporanea con il viaggio di Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti, il presidente francese (ri)chiude la porta alle richieste di Kiev di entrare nell'Alleanza atlantica, così come aveva fatto in precedenza quando ha messo il freno all'ingresso dell'ex Paese sovietico nell'Unione europea. Posizioni che fanno il pari con le dichiarazioni rilasciate a novembre (e che hanno fatto infuriare Ucraina e alcuni Stati Ue) sulla necessità di dare delle garanzie di sicurezza a Mosca. Più che un'impressione, quella della Francia è una linea sempre più marcata sul futuro del conflitto: bisogna accelerare sul processo di pace, anziché creare le condizioni per una lunga guerra di logoramento.

L'autonomia strategica

Le ragioni per cui è Macron è diventato il leader occidentale più insistente nel chiedere una via d'uscita dal conflitto sono diverse. Innanzitutto, c'è il sogno francese di costruire una "autonomia strategica" dell'Europa, una difesa Ue che si emergini dalla dipendenza dalla Nato e dagli Stati Uniti. "Non c'è architettura di sicurezza europea senza autonomia strategica, nella Nato e con la Nato, ma non dipendente dalla Nato", ha ribadito in queste ore nelle more di una intervista ai media di casa incentrata sulla visita del presidente ucraino Zelensky a Washington. Parigi vuole che Kiev ne faccia parte, ma a patto che abbandoni la strada dell'Alleanza atlantica e imbocchi quella che porta alla Comunità politica europea, il nuovo soggetto che Macron ha lanciato per risolvere il nodo dell'allargamento dell'Ue nei Balcani e nell'Est. 

I futuri rapporti con Mosca

Ma il presidente francese guarda anche al futuro dei rapporti tra la Russia e l'Europa, e per questo insiste sulla necessità di dare "garanzie di sicurezza" per Mosca. Macron non crede all'eventualità di una sconfitta vera e propria di Vladimir Putin: i progressi compiuti dall'esercito di Kiev sul campo sono notevoli, ma la riconquista di tutti i territori occupati dalla Russia dal 2014 a oggi richiederebbe comunque tempi lunghi e un ampliamento del conflitto che potrebbe avere effetti pesanti sulla stabilità del Vecchio Continente. Se Polonia e Paesi baltici spingono per una "umiliazione" di Putin, in Francia gli esperti vicini al governo rispolverano i libri di Storia, e ricordano che il "Trattato di Versailles che pose fine alla Prima guerra mondiale imponendo schiaccianti sanzioni finanziarie e territoriali alla Germania alimentò l'amarezza e aprì la strada alla Seconda guerra mondiale", scrive la Reuters.  "Alla fine, dovremo mettere tutti intorno a un tavolo. E allora tutti gli europei e gli occidentali che danno lezioni di morale mi spieghino con chi saranno seduti intorno al tavolo", ha detto Macron nell'intervista ai media francesi.

La crisi energetica

Dietro la ritrosia a "umiliare" Putin c'è anche una questione economica urgente: la crisi energetica dell'Europa è direttamente proporzionale al conflitto in Ucraina e alle sue conseguenze sullo scenario internazionale. La stessa presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha ammesso che se gli sforzi per l'approvvigionamento di gas sono stati sufficienti a evitare black out in inverno, lo stesso potrebbe non accadere quando si tratterà di riempire nuovamente le scorte a fine 2023. E questo potrebbe avere effetti destabilizzanti per le principali economie europee. 

Per la Francia, poi, il problema nell'immediato non è tanto il gas, quanto il nucleare: lo stato di salute dei reattori transalpini è ai minimi storici, proprio quando ce ne sarebbe più bisogno. La tecnologia francese è autonoma dal "know how" russo, ma una recente inchiesta di Le Monde ha messo in rilievo come in Siberia si trovi l'unico impianto al mondo capace di riciclare l'uranio scaricato dai reattori nucleari gestiti da Eff, il gigante dell'atomo transalpino. Una dipendenza non da poco in questo contesto di crisi.

La sponda Usa

Come trovare allora una via d'uscita dal conflitto dato che né l'Ucraina, né la Russia stanno dando segnali di voler cedere sulle loro posizioni? L'idea di Macron è abbastanza evidente: il sogno di Kiev di riconquistare la Crimea non può essere messo sul tavolo. Semmai, bisogna concentrarsi sul Donbass e trovare lì un'intesa. Putin non può ottenere una "resa" da Zelensky. Di contro, Kiev non può ottenere la "umiliazione" di Mosca. Su questo, il presidente francese ha trovato sponda anche al di là dell'Atlantico, con l'influente generale Mark Milley che ha sostenuto che la guerra in Ucraina non si può vincere solo con mezzi militari. Serve "cogliere l'attimo" per trovare soluzioni diplomatiche ed evitare ancora maggiori sofferenze umane. Un ragionamento che ha il consenso dei repubblicani, non solo di Macron. 

 

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