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Martedì, 16 Aprile 2024
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Macron incontra al-Sisi, la protesta delle ong: "Tace sui diritti umani in Egitto"

La Francia è il primo fornitore di armi del Paese nordafricano, considerato centrale per la stabilizzazione della regione. I colloqui su terrorismo e Libia. Amnesty: "Dimenticata la repressione delle voci in dissenso con il Cairo"

Si parla di Libia, lotta al terrorismo e altre questioni che riguardano la regione. Ma non dei diritti umani, o meglio non è questo un tema di primo piano nei colloqui tra il premier francese Emmanuel Macron e il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi che si tengono oggi a Parigi. Una "dimenticanza" che ha sollevato le proteste di diverse ong, tra cui Amnesty international, che da tempo chiedono ai governi occidentali, tra cui la Francia, di usare tutte le leve possibili per farmare la repressione del leader egiziano contro ogni forma di dissenso nel Paese.

L'ombra dei diritti umani

L'Italia conosce bene la questione, visto l'omicidio di Giulio Regeni e la detenzione, ritenuta più che arbitraria, di Patrick Zaki. Proprio nelle scorse settimane, una nuova offensiva delle autorità egiziane ha preso di mira l'Eipr (Iniziativa egiziana per i diritti personali), con cui collabora lo stesso Zaki. I tre dirigenti arrestati sono stati rilasciati nelle ultime ore, gesto che è sembrato un "dono" di al-Sisi da portare al tavolo con Macron, pressato sul tema dei diritti umani non solo dalle ong, ma anche da esponenti della sua maggioranza. Decine di altri attivisti, però, continuano a restare in carcere, come Zaki, con accuse che sembrano costruite ad arte per ridurre il dissenso interno.  

"Al-Sisi sta portando avanti la più grande repressione contro il dissenso nel Paese, incarcerando migliaia di islamisti insieme ad attivisti pro-democrazia, cancellando le libertà conquistate nella rivolta della Primavera araba del 2011, mettendo a tacere le voci critiche e imponendo regole severe sui gruppi per i diritti umani", scrive l'Afp. Il leader egiziano spesso giustifica il pugno duro, usato contro il dissenso, affermando che garantire la stabilità è necessario e ponendo come alternativa la guerra e i conflitti in Siria, Yemen e Libia. 

Le armi francesi in Egitto

Per Amnesty, "ricevere il presidente al-Sisi in visita ufficiale senza sollevare adeguatamente queste preoccupazioni, mentre tanti attivisti e difensori dei diritti rimangono detenuti esclusivamente per il loro lavoro sui diritti fondamentali, spesso sulla base di accuse palesemente false di terrorismo, saboterebbe gli sforzi dichiarati della Francia a favore dei diritti umani e minerebbe la sua credibilità in molti Paesi della regione". 

Per Parigi, l'Egitto è un partner centrale nei difficili equilibri nella regione. Tra il 2013 e il 2017, secondo Amnesty, la Francia è diventata il principale fornitore di armi del Paese: "Solo nel 2017 ha venduto più di 1,4 miliardi di euro di attrezzature militari e di sicurezza", tra cui anche tecnologie di sorveglianza usate contro  gli oppositori. Amnesty ricorda le "informazioni credibili sull'uso delle armi francesi nella repressione violenta delle manifestazioni" e "delle operazioni di antiterrorismo nel Sinai, tra cui esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate e arresti arbitrari".

La questione libica

Il sostegno francese all'Egitto viene spesso spiegato alla luce dei fragili equilibri politici nella regione, che potrebbero spingere al-Sisi verso la sfera di influenza della Russia. Va anche detto che Mosca e Cairo condividono con Parigi almeno una posizione, se non comune, almeno molto simile: quella sul futuro della Libia, dove le tre potenze sono considerate vicine al generale Haftar, in lotta da tempo con il governo di Tripoli, riconosciuto dall'Onu e alleato, almeno sulla carta, dell'Italia. 

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