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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Si spacca il M5s a Bruxelles: via la frangia ambientalista

Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Eleonora Evi e Piernicola Pedicini, già nell'occhio del ciclone per i voti in contrasto con la delegazione su Mes e Pac, dicono addio al Movimento. Per loro si prospetta un futuro nei Verdi

La frangia ambientalista del Movimento 5 stelle al Parlamento europeo, quella da sempre più vicina ai verdi, costituita da Ignazio Corrao, Rosa D’Amato, Eleonora Evi e Piernicola Pedicini, si separa formalmente dalla delegazione pentastellata presente in Europa “per poter continuare a portare avanti il proprio programma elettorale, più volte disatteso dall’ambiguo atteggiamento imposto nell’ultimo anno dal M5s stesso”, si legge in una nota. L’addio è siglato dai 4 eurodeputati con degli articolati post sulle rispettive pagine social nelle quali vengono spiegate punto per punto le ragioni della scelta ai propri sostenitori.

ORA BASTA: I DIRIGENTI M5S INTENDONO CACCIARMI PER LE MIE BATTAGLIE AMBIENTALISTE? ALLORA È GIUNTO IL MOMENTO DELL'...

Pubblicato da Rosa D'Amato - Europarlamentare su Giovedì 3 dicembre 2020

Le polemiche su Mes e Pac

In realtà, l'addio non è un fulmine a ciel sereno. Già lo scorso giugno, in seguito al voto su una risoluzione del Parlamento sul pacchetto Ue anticrisi (che comprendeva il Mes e che la delegazione pentastellata aveva deciso comunque di appoggiare come segno di appoggio al nascente Recovery fund), tre dei quattro fuoriusciti (Corrao, D'Amato e Pedicini) furono sospesi dal Movimento, per via del loro voto contrario alla risoluzione.

Integrati nuovamente nella delegazione, i tre (stavolta insieme a Eleonora Evi) hanno riacceso le polemiche interne in occasione della Pac, la Politica agricola comune votata dal Parlamento e duramente attaccata da forze politiche e ong ambientaliste per via del mancato legame delle misure Ue per l'agricoltura (che valgono un terzo del bilancio europeo complessivo) con il Green deal e altri obiettivi climatici, come una riduzione più decisa dei pesticidi e lo stop ai fondi pubblici per gli allevamenti intensivi.   

Il problema del gruppo politico

Secondo il grosso della delegazione pentastellata, seppur non in linea con il Green deal, la Pac andava votata per sbloccare i fondi per gli agricoltori e consentire l'avvio di alcune misure migliorative rispetto al testo precedente. Una tesi non condivisa da Corrao, D'Amato, Evi e Pedicini, che hanno votato contro il testo e secondo cui la riforma della Pac non introduce alcun miglioramento rispetto al passato: "I fondi europei sarebbero continuati ad arrivare agli agricoltori come avvenuto nel 2020", spiegano. "Bisognava dare un segnale ai grandi gruppi politici (popolari, socialisti e liberali, ndr), tanto più visto che la delegazione europea, a differenza di quanto accade a Roma, non ha vincoli di maggioranza e di governo essendo di fatto isolata e tagliata fuori dai lavori nei 'non iscritti'. Invece, si è preferito inseguire le indicazioni e le posizioni dei grandi gruppi politici piuttosto che il proprio programma elettorale e la propria identità", attaccano.

Le Europee del 2019

Il riferimento ai 'non iscritti' non è casuale: tra le ragioni che hanno provocato le maggiori polemiche in seno alla delegazione Ue del M5s c'è la linea seguita da Roma alle ultime elezioni europee (con alleanze con frange di gilet gialli o il polacco Kukiz14, oggi a favore del veto di Varsavia al Recovey fund) e che ha di fatto impedito ai 14 eletti pentastellati di avere un gruppo parlamentare di riferimento a Bruxelles e Strasburgo, visto che dei partiti alleati in giro per l'Europa solo uno ha superato lo sbarramento (e ne servivano almeno altri 6). Al Parlamento europeo, poi, non esiste la formula del "gruppo misto" come in Italia, e chi non ha un gruppo di riferimento ha di fatto poteri ridotti al minimo nell'incidere su leggi e politiche. 

Nonostante questo, il M5s sia riuscito a essere decisivo nell'elezione del presidente del Parlamento Ue (il dem David Sassoli) e della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. In cambio, i pentastellati hanno ottenuto una delle vicepresidenze dell'Eurocamera con Fabio Massimo Castaldo. "Ma oltre questo, il nulla - attacca D'Amato nel suo post di addio - Ci si aspettava che il M5s venisse ricompensato risolvendo la questione della mancanza di un gruppo e ottenendo ruoli di primo piano nella costituenda Commissione europea. Nulla di tutto questo è avvenuto. In cambio abbiamo dovuto ingoiare commissari imbarazzanti e un programma inconsistente".

Futuro nei Verdi?

D'Amato e gli altri tengono a precisare che la loro è una scelta legata espressamente al contesto europeo e, in una nota, fanno sapere di “non voler in alcun modo scalfire l’operato del Governo Conte” e di aver agito “in totale e piena autonomia. A chi ci ha etichettati strumentalmente come dissidenti, vorremmo ricordare che dissidente è chi non rispetta la parola data o l’impegno preso con chi li ha sostenuti in cabina elettorale”, aggiungo. Altra etichetta che non apprezzano è quella di essere i 'deputati della corrente di Di Battista' a Bruxelles. Piace, invece, l'accostamento ai Verdi Europei, che già domani dovrebbero riunirsi per valutare se allargare o meno il loro gruppo parlamentare ai 4 ex 5 stelle. Le perplessità dei Green sul Movimento erano legate alle leggi sui migranti votate durante il governo con la Lega e alla democrazia interna (in particolare al legame con la Casaleggio Associatii). "Limiti" che i 4, lasciando la delegazione, dovrebbero essersi lasciati alle spalle (sempre che i Verdi italiani siano d'accordo).  

𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐔𝐍𝐀 𝐒𝐓𝐎𝐑𝐈𝐀 𝐅𝐈𝐍𝐈𝐒𝐂𝐄 Scrivere un post del genere non è operazione semplice, è uno di quei post che scrivi,...

Pubblicato da Ignazio Corrao su Giovedì 3 dicembre 2020

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