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Sabato, 20 Aprile 2024
Diritti / Lituania

Lasciò che gli Usa lo torturassero, la Lituania risarcisce con 100mila euro un detenuto di Guantanamo

Fu accusato ingiustamente di far parte di al-Qaeda dopo gli attacchi dlel'11 settembre, ha subito il waterboarding, è stato appeso nudo al soffitto e rinchiuso vivo in una bara

È costato 100mila euro il risarcimento pagato dal governo lituano ad Abu Zubaydah, soprannominato “prigioniero in eterno” e detenuto da quasi 20 anni nel famigerato carcere statunitense di Guantánamo a Cuba. Il Paese in questo modo fa ammenda al permesso accordato alla Cia di torturarlo in un cosiddetto “sito nero” nei pressi di Vilnius, la capitale dello Stato baltico.

Come precisa il Times, il risarcimento giunge in risposta ad una sentenza del 2018 della Corte europea dei diritti umani (Cedu), la quale aveva accertato la violazione da parte della Lituania della Convenzione europea dei diritti umani, dove è sancita la proibizione delle pratiche di tortura.

Zubaydah, 50enne palestinese di origini saudite, fu catturato in Pakistan sei mesi dopo gli attacchi dell’11 settembre e detenuto in diversi “siti neri” della Cia in giro per il mondo, prima di essere trasferito nel 2006 nel centro di massima sicurezza di Guantánamo, tristemente famoso per gli abusi dei diritti umani condotti ai danni dei detenuti.

Dal febbraio 2005 al marzo 2006, Zubaydah era stato detenuto in un centro segreto (o “nero”) alle porte di Vilnius, il cui nome in codice è Violet. Qui, gli agenti della Cia hanno condotto atti di tortura nei suoi confronti. Precedentemente, dal 2002 al 2003, pare che il palestinese fosse in un altro sito statunitense in Polonia.

A quanto pare, Zubaydah è stato l’unico soggetto su cui la Cia ha sperimentato tutte e 12 le tecniche di “interrogatori avanzati”, che di fatto costituiscono il crimine di tortura, vietato da tutte le convenzioni internazionali. Ad esempio, è stato sottoposto 83 volte in un solo mese al waterboarding (una pratica descritta come “affogamento controllato”). Ma è anche stato percosso, privato del sonno, appeso nudo al soffitto, abusato sessualmente e rinchiuso in una cassa delle dimensioni di una bara.

Sul capo di Zubaydah, al momento della cattura, non pendeva alcun capo d’accusa. L’amministrazione Bush tentò di giustificare la tortura dipingendolo come un affiliato di al-Qaeda, ma in seguito è emerso che non era mai stato membro di alcuna organizzazione. Di fatto, non è mai stato accusato di alcun coinvolgimento nei tragici attacchi dell’undici settembre. Ciononostante, si trova ancora sotto custodia della Cia a Guantánamo, e non può pertanto accedere al risarcimento di Vilnius in quanto i suoi beni sono congelati dal governo degli Stati Uniti.

Secondo Mark Denbeaux, membro del team di legale di Zubaydah negli Stati Uniti, il fatto che la Lituania abbia pagato il risarcimento al suo assistito segnala un cambio di passo da parte di Washington. “Questa mossa è coerente con l’idea che gli Stati Uniti stanno ammorbidendo la loro posizione sulla detenzione dei prigionieri in eterno”. Ed ha aggiunto: “Gli Stati Uniti avrebbero potuto chiaramente impedire alla Lituania di consegnare questo denaro e la domanda è: perché non l’hanno fatto?”.

Cade proprio in questi giorni il 20esimo anniversario dall’apertura dei battenti del carcere, che ha accolto i suoi primi detenuti l’11 gennaio del 2002. Oltre 780 persone sono state detenute nella struttura, creata dall’amministrazione Bush a seguito degli attacchi terroristici del 2001. Barack Obama aveva promesso di chiuderla durante la sua presidenza, ma non è riuscito a farlo. La settimana scorsa Amnesty International ha esortato il presidente Joe Biden a mantenere la sua promessa di farlo.

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