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Sabato, 20 Aprile 2024
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La Lega abbandona Putin e invoca l'intervento Ue in Ucraina: si spacca l’estrema destra europea

Gli eurodeputati del Carroccio votano a favore del testo che attacca il Cremlino, mentre il partito di Marine Le Pen e i tedeschi di Alternative fur Deutschland votano contro. Dietro alla divisione interna si nasconde la volontà di Salvini di accreditarsi come interlocutore affidabile agli occhi della destra polacca anti-russa

Un partito che cerca di scrollarsi di dosso il passato filo-russo per sedurre gli alleati europei, ma che si ritrova irrimediabilmente a fare i conti con le divisioni in casa propria. La Lega ha votato in Parlamento europeo a favore di una risoluzione che esprime preoccupazione “per il forte incremento di forze militari russe al confine con l'Ucraina e nella Repubblica autonoma di Crimea occupata illegalmente”. Un’inversione a U rispetto al recente passato, quando gli esponenti del Carroccio negavano l’invasione di Mosca del territorio ucraino e rivendicavano la legittimità del referendum che ha permesso alla Russia di annettere la penisola di Crimea. A rimanere fedeli a Vladimir Putin sono stati tanti colleghi del gruppo politico Identità e Democrazia, di cui fa parte anche la Lega, che hanno votato contro la risoluzione che non fa sconti alla Russia. 

La spaccatura interna

Come spiegato dall’AdnKronos, a votare in opposizione alla Lega sono stati i francesi del Rasseblement National, i tedeschi di Alternative fur Deutschland, l'olandese Marcel de Graaf del Partij voor de Vrijheid e i fiamminghi del Vlaams Belang. Una spaccatura netta che isola gli europarlamentari del Carroccio all’interno del gruppo della destra estrema del Parlamento europeo. A votare come i leghisti sono stati solo i finlandesi del Perussuomalaiset, il danese Peter Kofod del Dansk Folkeparti e l'estone Jaak Madison. Una mossa che potrebbe trovare spiegazione, oltre che in un ravvedimento filo-occidentale della Lega, nelle recenti mosse del leader Matteo Salvini e dei due capi di Governo Ue a lui più vicini politicamente: il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, e il premier ungherese, Viktor Orban

Le mosse politiche di Salvini

Quest’ultimo è da tempo in sintonia con l’ex ministro degli Interni su tanti temi chiave della politica europea - dall’immigrazione al contrasto dei diritti civili per coppie dello stesso sesso - e il suo recente abbandono alla famiglia politica dei Popolari non ha fatto altro che avvicinarlo a Salvini. Il polacco Morawiecki sembra più cauto, ma rimane uno dei principali interlocutori politici della Lega, che spera di creare un nuovo gruppo in Parlamento europeo proprio con i colleghi del PiS (Diritto e Giustizia, il partito di Morawiecki) e di Fidesz (la formazione politica di Orban). Solo che il PiS fa già parte del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, che a settembre hanno incoronato Giorgia Meloni presidente del partito Ue. Oltre alla partnership con Fratelli d’Italia, a bloccare - almeno finora - l’alleanza tra il PiS e la Lega sono state le divergenze in materia di politica estera: i polacchi sono fermamente anti-russi e lo stesso non vale per i leghisti. Di qui il tentativo di smarcarsi una volta per tutte dalla rete di amicizie del Cremlino. 

Le parole della Lega contro Putin

“Centomila soldati sono schierati alle porte dell'Ucraina da Mosca e questo è stato un pesante segnale per tutto l’Occidente”, ha tuonato l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi alla vigilia del voto in Aula. “Eppure - ha aggiunto - al di là dei proclami, dell'asilo e della solidarietà espressa a parole, non esiste ad oggi alcun credibile intervento europeo”. L’eurodeputata è stata ancora più dura sulla detenzione dell’oppositore Alexey Navalny, della quale ha incolpato direttamente il presidente russo Putin. “Non possiamo lasciare che dei capi di Stato del nostro vicinato mettano a tacere l'opposizione politica violandone i diritti naturali, civili e politici”, ha detto in Aula. “Se l'Europa vuole difendere i diritti umani e la democrazia ovunque nel mondo lo deve fare in maniera ferma ed uguale”, è stata la conclusione di Ceccardi.

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