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Sabato, 20 Aprile 2024
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"L'uomo dei tre volti": Jérôme Hamon, la prima persona al mondo a subire un doppio trapianto integrale di faccia

Un bretone di 43 anni è il primo paziente ad aver vissuto con 3 volti: quello della nascita, quello trapiantato nel 2010, e poi rigettato nel 2016, e quello che gli è stato impiantato a gennaio. Una prova per i medici e per lui, che ora deve fare i conti con la sua terza identità e con un viso di un donatore più giovane di 21 anni

La stampa francese lo chiama "l'uomo dei tre volti" e Jérôme Hamon effettivamente è l'unica persona al mondo a porter presumere di aver portato su di sé tre facce: quella della nascita, quella che ha ricevuto dopo un primo trapianto nel 2010 e, ora, la terza, figlia di un secondo trapianto, una primizia. Hamon è infatti il primo paziente del mondo che subisce un doppio trapianto di viso integrale, un'odissea medica che però non pare avergli tolto la voglia di scherzare. "Sono ringiovanito 20 anni", ha affermato questo 43enne bretone durante la presentazione del suo caso davanti a un gruppo di media francesi. Il secondo donatore era effettivamente di una ventina d'anni più giovane.  

16 ore di operazione

L'intervento senza precedenti di Hamon, durato 16 ore, è stato effettuato a gennaio presso l'ospedale Georges Pompidou di Parigi dallo specialista Laurent Lantieri, lo stesso medico che aveva già eseguito il primo trapianto nel 2010. Secondo il centro sanitario, l'operazione apre nuove possibilità in questo campo. "Per la prima volta al mondo, questo intervento dimostra che nel campo dei trapianti vascolarizzati compositi (ossia quelli di viso e mani, ndr) è possibile un re-trapianto in caso di rigetto cronico", si legge in un comunicato dell'ospedale.

2010, il primo trapianto per una malformazione genetica  

Hamon soffre di neurofibromatosi 1, nota anche come malattia di von Recklinghausen, una malformazione genetica che ha deformato la sua faccia a tal punto che i medici hanno ritenuto necessario sottoporlo a un trapianto di viso integrale nel 2010. L'operazione ha successo, tanto che Hamon racconta la sua esperienza in un libro, pubblicato nel 2015. Poco dopo, però iniziano i problemi, portati da un semplice raffreddore.

Un raffreddore porta alla necrosi del primo volto trapiantato

Un medico gli prescrive un antibiotico, che però si è rivelato incompatibile con il suo trattamento immunosoppressivo. E così a partire dal 2016, Hamon inizia a mostrare sintomi di rigetto cronico e la sua faccia comincia a degradarsi. Un anno dopo viene ricoverato in ospedale fino a che nel novembre scorso si avvertono zone in necrosi sul suo viso trapiantato, un problema che porta i medici a togliere il volto trapiantato 7 anni prima.

Il secondo trapianto, il volto di un ragazzo di 21 anni più giovane

Hamon trascorre due mesi senza volto in terapia intensiva all'ospedale di Parigi finché, a metà gennaio, viene individuato un donatore, un ragazzo di 22 anni morto a centinaia di chilometri da Parigi. Lantieri prende la palla al balzo e decide di eseguire immediatamente l'intervento. "Non potevamo lasciarlo senza una faccia", ha affermato il chirurgo a Le Parisien.

Se l'operazione è stata lunga - è iniziata a mezzogiorno di lunedì e si è conclusa all'alba di martedì - il decorso post-oerpatorio non è stata assolutamente da meno e nemmeno più facile. Tre mesi dopo, Hamon ha ancora la faccia praticamente paralizzata - i medici dicono che sarà in grado muovere i muscoli del volto tra un paio di mesi - e continua con un forte trattamento immunosoppressivo per evitare un nuovo rigetto. Ha perso molto peso e, come se non bastasse, ha sofferto di un'infezione virale.

"Un uomo dal grande coraggio"

Anche così, a inizio aprile, il paziente è stato in grado di fare la prima uscita dall'ospedale, una rapida visita in ambulanza alla sua casa in Bretagna. "È stata una vera e propria spedizione, mi ha reso felice, anche se ero estremamente stanco", ha affermato Hamond. "L'intera squadra di rianimazione è sbalordita dal coraggio di Jérôme, la sua volontà, dalla suo coraggio in una situazione così tragica", ha affermato l'anestesista Bernard Cholley, alla France Presse, "non si è mai lamentato. Era sempre più di buon umore ".

La questione dell'identità

Oltre al dolore ed alle peripezie fisiche e ospedaliere, Hamond deve far fronte anche agli aspetti psicologici di trovarsi con un terzo viso, che vuol dire anche con una terza identità. "Questo trapianto solleva, certamente, la questione dell'identità", ha riconosciuto davanti ad un gruppo di giornalisti francesi, con cui ha parlato con grande difficoltà ma anche con forza. "Ma considero che il mio vero volto è quello che accetto, è quello che mi dico quando mi guardo allo specchio. Sono io, è Jérôme ", ha aggiunto. E poi, pensando al donatore che poteva essere suo figlio, "la cosa divertente è che mi dicono che sono stato ringiovanito". Un nuovo volto ma la stessa forza che lo ha portato ad assumere per la terza volta una nuova identità.

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