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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Grattacapo scozzese per Johnson, il trionfo dei nazionalisti rafforza la voglia d'indipendenza

L'Snp conquista 47 seggi su 59 destinati alla nazione diventando il terzo partito a Westminster. La premier Sturgeon: “Ora dobbiamo avere il diritto di scegliere, non ci porteranno fuori dall'Ue con loro”

Boris Johnson ha tutte le ragione per festeggiare dopo il trionfo nelle elezioni britanniche. Ma il voto di giovedì ha suggellato anche il successo del Partito nazionalista scozzese (Snp) di Nicola Sturgeon, una vittoria che si trasformerà in un brutto grattacapo per il premier britannico e un rischio per la tenuta del Regno Unito.

Vittoria travolgente

Con 1,2 milioni di voti, il 45% dei consensi, l'Snp è riuscito a conquistare ben 47 dei 59 seggi destinati alla nazione, una crescita di 13 deputati rispetto alle scorse elezioni del 2017 che li ha portati a diventare la terza forza di Westminster. Una vittoria “travolgente” che significa che “la Scozia deve avere il diritto di scegliere prima della fine del periodo di transizione” sulla Brexit, che terminerà il 31 dicembre 2020.

Un nuovo referendum

E la scelta che la Scozia deve fare riguarda la sua indipendenza che ora verrà chiesta con maggiore forza, con la battaglia per un nuovo referendum in materia che non farà che intensificarsi. Johnson, che in qualità di premier è l'unico ad avere il potere di dare il via libera alla consultazione, ha già ribadito a Sturgeon che non ha alcuna intenzione di farlo, ricordando che un referendum sull'indipendenza c'è già stato nel 2014 e che allora il 'Remain', inteso come permanenza nel Regno Unito, vinse con oltre il 55%. Ma allora la Brexit non era all'orizzonte mentre ora la Scozia, che ha votato compattamente a favore della permanenza nell'Ue nel referendum del giugno 2016, 62% contro 38% per la Brexit, vede nell'abbandono del Regno l'unica possibilità per tornare nelle braccia dell'Europa. Sturgeon considera il quasi plebiscito ottenuto come un forte mandato a chiedere di poter dare di nuovo la voce ai cittadini.

Snp schiacciasassi

Il suo partito ha letteralmente stracciato gli avversari rubando seggi a tutti, addirittura prendendo il controllo di quello di Dunbartonshire East e scalzando, seppur di soli 149 voti, Jo Swinson, la leader dei Liberal Democratici che è stata costretta a dimettersi dopo neanche 5 mesi da quando era stata nominata alla guida del partito. I Conservatori, che hanno trionfato in gran parte del Paese, hanno perso in Scozia ben 6 seggi, rimanendo con soli 7. Peggio è andata al Labour che pur avendo ottenuto 510mila voti è rimasto con un solo eletto, nonostante Jeremy Corbyn avesse puntato con forza sulla nazione nella quale si è recato addirittura nell'ultimo giorno di campagna elettorale. Qui invece di perdere il sostegno dei leavers, come in gran parte del Paese, sono stati i remainers ad abbandonarlo. Il leader dei laburisti scozzesi, Richard Leonard, ha parlato di risultato “devastante”.

"Johnson ci ascolti"

A spingere l'Snp è stata non solo l'avversione al divorzio dall'Ue, ma anche quella verso lo stesso premier. “Qui non si tratta di chiedere l'autorizzazione a Boris Johnson o a qualsiasi altro politico di Westminster. La nostra è un'affermazione del diritto democratico del popolo scozzese a determinare il proprio futuro”, ha detto Sturgeon in un breve discorso sulla vittoria tenuto a Edimburgo. “Westminster ha ignorato il popolo scozzese per più di tre anni. Ora il popolo scozzese ha detto di averne abbastanza”, ha continuato la premier secondo cui “è tempo che Boris Johnson inizi ad ascoltare”. “Accetto, purtroppo, che abbia un mandato per la Brexit in Inghilterra, ma non ha alcun mandato per portare la Scozia fuori dall'Ue”, ha dichiarato tra gli applausi.

Il messaggio agli europei

E un messaggio lo ha mandato anche ai cittadini europei, a cui in caso di referendum verrebbe dato diritto di voto: “Combatterò con tutte le mie forze per proteggere il vostro diritto di chiamare la Scozia casa vostra”. In quanto terzo partito ai Comuni l'Snp avrà molto spazio nei question time settimanali con il primo ministro e un certo potere nelle commissioni parlamentari. Non c'è dubbio che verranno utilizzati per essere una spina nel fianco costante di Johnson che potrà continuare a ignorare la richiesta di indipendenza, ma non riuscirà tanto facilmente a liberarsene.

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