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Venerdì, 29 Marzo 2024
L'intervista / Ucraina

Johnson: "La Germania voleva che Kiev si arrendesse subito"

L'ex premier britannico ha sostenuto che Parigi aveva "negato fino all'ultimo" il rischio invasione e che l'Italia "dipendente dagli idrocarburi russi, non voleva sostenere la nostra posizione"

Boris Johnson ha sostenuto che la Francia avesse "negato" che ci fosse una reale possibilità di invasione russa dell'Ucraina prima del 24 febbraio e ha accusato il governo tedesco di aver inizialmente sperato in una rapida sconfitta militare di Kiev, per evitare un lungo conflitto che avrebbe colpito l'economia tedesca duramente.

È stata una ricostruzione senza filtri quella fatta dall'ex premier premier britannico in un'intervista a Cnn Portugal, rete partner del canale di informazione statunitense, in cui il politico conservatore ha parlato a tutto campo degli atteggiamenti delle nazioni occidentali prima che Vladimir Putin il 24 febbraio desse il via a quella che definì una "operazione militare speciale". Johnson era stato tra i primi già a gennaio a lanciare l'allarme sul rischio invasione definendolo significativo, mentre diversi altre nazioni europee sembravano credere alla versione del Cremlino secondo cui l'ammasso di truppe russe al confine ucraino era solo per esercitazioni militari.

A suo avviso in particolare la Francia di Emmanuel Macron non voleva vedere la realtà dei fatti. "Non c'è dubbio che i francesi abbiano negato fino all'ultimo momento" che Putin volesse scatenare una guerra, ha affermato Johnson. Macron comunque andò in missione a Mosca a inizio febbraio per incontrare Putin al Cremlino e cercare di convincerlo a non invadere e poi a marzo licenziò il capo dell'intelligence militare francese, il generale Eric Vidaud, in parte anche per "non aver anticipato" l'invasione russa, ha sostenuto la stessa Cnn citando una fonte militare del Paese.

La percezione di quello che stesse accadendo però era molto diversa tra le varie nazioni. "Questa cosa è stata uno shock enorme. Potevamo vedere i gruppi tattici di battaglioni russi ammassarsi, ma i diversi Paesi avevano prospettive molto diverse", ha detto Johnson al giornalista Richard Quest. "A un certo punto, e vi dirò una cosa terribile, il punto di vista tedesco è stato che se dovesse accadere, e sarebbe un disastro, allora sarebbe meglio che l'intera faccenda finisse in fretta e che l'Ucraina si arrendesse", ha affermato Johnson, citando "ogni sorta di valide ragioni economiche" per questo approccio. "Non potevo sostenerlo, pensavo che fosse un modo disastroso di vedere la cosa. Ma posso capire perché l'abbiano pensato e sentito", ha concesso Johnson, riferendosi alla forte dipendenza di Berlino dal gas russo.

L'ex leader dei conservatori ha parlato anche dell'Italia di Mario Draghi sostenendo che pure, inizialmente, non voleva sostenere la linea dura contro Mosca. "Ricordo che gli italiani, fortemente dipendenti dagli idrocarburi russi, a un certo punto dissero semplicemente che non potevano sostenere la nostra posizione". Con lo scoppio della guerra poi a suo avviso le cose sarebbero cambiate e l'Occidente si sarebbe unito in maniera compatta. "È successo che tutti - tedeschi, francesi, italiani, tutti, Joe Biden - hanno visto che non c'era alcuna opzione. Perché non si poteva negoziare con questo tizio (Putin, ndr). Questo è il punto chiave", ha detto l'ex premier secondo cui per questo non ci sono possibilità di fermare il conflitto aprendo un tavolo negoziale.

"Questo è il punto in cui la logica fallisce quando alcune persone chiedono una soluzione negoziale: non c'è un accordo possibile perché (Putin) non ne offre nessuno e neanche lo vuole", e dall'altra parte "Zelensky non è nella posizione di accettarne uno, perché il suo popolo non glielo permetterebbe".

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