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Martedì, 16 Aprile 2024
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Ecco come l'Ue punta a riscuotere l'Iva da Amazon e dai giganti dell'e-commerce

Ogni anno in Europa ci sono circa 137 miliardi di imposte sul valore aggiunto evasi, in parte provenienti dalle vendite online

Gli Stati membri dell'Unione europea faticano a riscuotere l'Iva dalle grandi piattaforme di commercio online quali Amazon, eBay o Alibaba.

Recuperare 5 miliardi l'anno

Per questo il Parlamento europeo ha approvato, con 565 voti a favore, 23 contrari e 65 astensioni, nuove norme che dovrebbero aiutare a recuperare circa 5 miliardi di euro di gettito fiscale perso nel settore del commercio elettronico ogni anno, una cifra cifra che dovrebbe salire a 7 miliardi di euro entro il 2020.

Il gap

Il problema del gap tra l'imposta sul valore aggiunto dovuta e quella effettivamente riscossa è abbastanza grave. Solo nel 2017 l'Iva non pagata da tutti i settori economici dell'Ue è stata calcolata intorno ai 137 miliardi di euro, soldi che potrebbero essere utilizzati per sostenere settori importanti come quello dei trasporti, della sanità o dei servizi sociali. Di questi oltre 33 miliardi, il 24% del totale dovuto, mancano all'appello dell'Agenzia delle entrate italiana, con il nostro Paese che è uno di quelli in cui il problema è più grave. Peggio di noi fanno solo la Grecia, a cui mancano oltre 7 miliardi, che però rappresentano ben il 34% del totale, la Romania, con 6,4 miliardi (36% del totale) e la Lituania, 1,1 miliardi, il 26% del totale.

La direttiva

La direttiva votata dal Parlamento integra le disposizioni generali in materia di Iva previste dalla legge sul commercio online approvata nel 2017 e che entrerà in vigore nel 2021. Vi sono indicate le azioni che le piattaforme online di mercato virtuale, i 'marketplace' quali Amazon, eBay o Alibaba, dovranno attuare dal 2021, quando scatterà l’obbligo per loro di garantire la riscossione dell'Iva dalle vendite effettuate nell’Ue. In particolare, le piattaforme online dovranno tenere traccia delle registrazioni sulle vendite effettuate, per aiutare le autorità nazionali a calcolare l'importo dell'Iva dovuta, anche quando venditori di Paesi terzi non l'hanno corrisposta. Il Parlamento europeo ha proposto alcune modifiche per chiarire quale Stato membro sia amministrativamente competente per una vendita specifica e quando una piattaforma online debba essere considerata responsabile per garantire la riscossione. I deputati hanno inoltre proposto di integrare gli obblighi di comunicazione per ottenere una ripartizione equa per ogni Stato membro. L'Ocse ha stimato che circa il 67% delle forniture di beni per il commercio online avviene tramite le piattaforme digitali, la grande maggioranza delle quali solo attraverso tre principali piattaforme.

La risoluzione legislativa approvata ora passa all'esame del Consiglio che dovrà ora adottare la posizione finale.

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