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Sabato, 20 Aprile 2024
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Ius soli, come funziona negli altri Paesi Ue: l'Italia ha le regole più dure

Non siamo i soli in Europa a basarci ancora esclusivamente sullo ius sanguinis, molte nazioni però concedono la cittadinanza ai bambini nati da immigrati, anche se ad alcune condizioni

Le vittorie olimpiche dell'Italia sempre più multietnica hanno riacceso il dibattito sullo ius soli, sulla necessità o meno di concedere la cittadinanza ai bambini nati nel nostro Paese, anche se da genitori stranieri. Se guardiamo alla situazione dell'Unione europea ci accorgiamo di non essere i soli a basarci sullo ius sanguinis e ad avere regole molto restrittive in materia, ma noi siamo tra quelli che hanno quelle più dure.

Ius soli condizionato

In realtà in nessuno Stato membro esiste uno ius soli 'puro' come quello degli Stati Uniti o del Canada, dove la cittadinanza è concessa a tutti i bambini nati nella nazione, indipendentemente dalla provenienza dei genitori, ma il diritto è solitamente legato a determinate condizioni, è cioè uno ius soli 'temperato'. La condizione più comune è che i genitori abbiano dovuto risiedere nel Paese per un certo periodo di tempo prima della nascita del bambino. Quattro Stati hanno tali regole e la residenza dei genitori minima richiesta va dai 3 ai 10 anni: 10 anni in Belgio, 8 anni in Germania, 3 anni in Irlanda e Portogallo. In Germania, in particolare, nell’età compresa tra i 18 e i 23 anni, il giovane dovrà decidere poi se mantenere la cittadinanza tedesca oppure se optare per quella dei genitori. Anche nell'ormai ex Stato membro dell'Ue Regno Unito, esiste uno ius soli condizionato che stabilisce che affinché un figlio di genitori stranieri ottenga la cittadinanza, almeno uno dei due deve possedere il "settlement status", il diritto di residenza permanente, che si acquisisce solitamente dopo cinque anni di residenza continuativa.

Doppio ius soli

In altri quattro Stati membri, cioè Francia, Lussemburgo, Olanda e Spagna, esiste quello che si chiama 'doppio ius soli', cioè un figlio nato nel territorio dello Stato acquisisce la cittadinanza del Paese di nascita se anche uno dei due genitori è nato anche nel territorio di quello Stato, indipendentemente dal suo passaporto. La Grecia ha infine un 'doppio ius soli condizionato', che richiede cioè che il genitore abbia anche un permesso di residenza permanente.

Naturalizzazione

Nei Paesi con lo ius sanguinis, cioè la cittadinanza che viene concessa ai figli di chi già la possiede, un altro percorso per l'acquisizione del passaporto è la naturalizzazione, e anche qui le regole differiscono da Stato a Stato, e anche qui in Italia sono tra le più restrittive. Il periodo minimo di residenza per ottenere la naturalizzazione nell'Ue va dai soli tre anni della Polonia, ai dieci del nostro Paese, con la media comunitaria che è di quasi sette. Undici nazioni richiedono cinque anni (Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Finlandia, Francia, Irlandia, Lituania, Malta Olanda e Svezia), il Portogallo sei, Grecia e Lussemburgo sette, altre sei nazioni, tra cui l'Ugheria di Viktor Orban, otto, mentre nove anni sono richiesti in Danimarca e dieci come noi in Austria, Lituania, Slovenia e Spagna

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