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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'ipotesi

L'Italia potrebbe ricevere 22mila euro per ogni migrante non ricollocato

È una delle ipotesi in campo nel piano della Commissione per rendere obbligatoria la solidarietà tra Stati membri dell'Unione. Ma i Paesi del blocco Visegrad promettono battaglia

Gli Stati che non accetteranno i ricollocamenti potrebbero essere costretti a pagare 22mila euro per ogni migrante che non saranno disposti ad ospitare sul proprio suolo. È questa la cifra che sta girando nelle stanze di Bruxelles e su cui starebbe lavorando la Commissione europea nel suo Meccanismo volontario di solidarietà, il nuovo piano per la redistribuzione dei migranti dalle nazioni di primo ingresso come l'Italia, agli altri Stati membri dell'Unione europea, per aiutare i primi a far fronte alla pressione dei flussi.

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Il tema è stato discusso oggi in una riunione degli ambasciatori e sarà sul tavolo dei ministri al Consiglio Affari Interni di giovedì 8 giugno in Lussemburgo. Tra i più favorevoli a un meccanismo del genere i Paesi del gruppo Med5 (Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro), le nazioni cioè in cui gli sbarchi sono maggiori. I governi del cosiddetto gruppo di Visegnad (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia), sono stati invece tra i principali oppositori di ogni progetto per rendere i ricollocamenti obbligatori, e il piano, che è ora su base volontaria, è stato finora un flop totale. Dall'inizio del programma nel giugno del 2021, ci sono stati solo un centinaio di ricollocamenti a fronte di impegni presi per 8mila. Alle parole insomma non seguono i fatti. E pure le parole sono comunque insufficienti, visto che i migranti che andrebbero ricollocati per aiutare davvero nazioni come l'Italia e la Grecia sarebbero molti di più, nell'ordine di almeno 30mila.

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Bruxelles ha allora messo a punto un nuovo piano che renderebbe la solidarietà obbligatoria e in cui si parlerebbe di ricollocare dai 5 ai 10mila migranti ogni anno. I governi potranno ancora rifiutarsi di accoglierli sul proprio suolo, ma in cambio dovranno aiutare in altro modo, ad esempio organizzando i rimpatri nei Paesi di origine, dando sostegno operativo per l'accoglienza nella nazione di primo ingresso, o appunto aiutare con finanziamenti lo Stato che si fa carico dell'accoglienza. E qui appunto c'è in corso una discussione su come quantificare questo aiuto finanziario.

La Polonia la scorsa settimana è stata la prima ad affermare che la Commissione vorrebbe che i governi pagassero 22mila euro per ogni migrante che non accettano di accogliere, anche se la cifra non sarebbe stata messa nero su bianco nella bozza a cui stanno lavorando i ministri. Quella dei 22mila euro "è una sottostima in realtà su cui si dovrà discutere, nulla è stato deciso", ha detto una fonte diplomatica europea oggi all'Agi, spiegando che "l'obiettivo è trovare l'equilibrio: non dev'essere un'ammenda ma nemmeno una cifra talmente bassa da assolvere i Paesi dalla redistribuzione".

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