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Giovedì, 28 Marzo 2024
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In vigore i dazi Ue antidumping. E la Cina si infuria

Pechino ha definito “irriguardoso” il report con cui la Commissione europea ha deciso di rafforzare le misure contro la concorrenza sleale delle imprese cinesi

Non è andato giù al governo di Pechino il “muro” alzato dall'Unione europea per far fronte al dumping delle imprese cinesi. E soprattutto non è piaciuto l'ultimo rapporto delle Commissione Ue sulla revisione dei calcoli per l'applicazione di dazi antidumping, in cui sostiene che il governo cinese esercita un'influenza decisiva sull'allocazione delle risorse e influenza l'andamento dei prezzi "in modo significativo". Accuse che la Cina ha definito "irriguardose", secondo quanto dichiarato dalla portavoce del ministero degli Esteri, Hua Chunying. 

A preoccupare Pechino è il nuovo metodo di calcolo dei dazi antidumping varato dall'Ue e che è fondato sul concetto di "significativa distorsione del mercato". Questo in un momento in cui, nel rispetto degli accordi sottoscritti con l'Oms, lOrganizzazione mondiale del commercio, la Cina si appresta a ottenere lo status di economia di mercato. Un riconoscimento che consentirebbe, in base alle regole dell'Oms, di abbattere le restrizioni all'export. Ma Bruxelles, come dicevamo, ha giocato d'anticipo e con la nuova metodologia, ha di fatto aggirato la distinzione tra economia di mercato ed economia non di mercato.  

Nella nuova metodologia di calcolo del dumping Ue sono stati introdotti anche criteri ambientali e sociali ed è previsto un taglio dei tempi delle indagini antidumping e l'imposizione di dazi più alti.

Per Pechino su tratta di protezionismo commerciale. "Chiediamo con forza all'Ue di rispettare le regole” dell'Organizzazione mondiale del commercio, ha dichiarato Hua, prima di aggiungere: “Prenderemo le misure necessarie per tutelare i nostri diritti legittimi". 

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