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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il dibattito

"Per combattere l'impunità bisogna rafforzare la Corte penale internazionale"

Il tribunale è 'zoppo' a causa del mancato sostegno di diverse potenze mondiali. Al Parlamento Ue una conferenza si interroga su come dotare il mondo di strumenti efficaci di giustizia

La guerra in Ucraina ha fatto tornare di attualità il dibattito su come combattere l'impunità nel mondo e difendere i diritti umani. Dall'inizio dell'invasione sono stati denunciati numerosi crimini di guerra, ma sembra difficile che gli autori di questi crimini possano essere portati davanti alla giustizia. Sia Kiev che Mosca stanno organizzando processi la cui legittimità è però, dal punto di vista del diritto, quantomeno discutibile, e sono anche state avviate indagini con il coinvolgimento delle autorità ucraine, della Corte penale internazionale e di altre organizzazioni internazionali, ma gli esiti e i risultati che porteranno sono incerti.

L'Ucraina è solo l'ultimo dei conflitti che hanno infiammato il pianeta, dopo lo Yemen, la Siria, il Congo, il Medio oriente, ma anche tanti altri conflitti a cui hanno partecipato (o che hanno scatenato e sostenuto) gli Stati occidentali, come la Libia o l'ex Yugoslavia. “È chiaro che serve un nuovo approccio al tema diritti umani e alla lotta a impunità, è innegabile che la tutela dei diritti umani stia attraversando un decisivo arretramento, a causa delle guerre e dei conflitti in corso, della pandemia ma anche di processi economici, finanziari e delle nuove tecnologie”, ha dichiarato Pierantonio Panzeri, ex eurodeputato e presidente di Fight Impunity.

Per discutere di questi temi l'associazione da lui guidata, insieme al Servizio di ricerca del Parlamento europeo e con la partecipazione di No Peace without Justice, ha organizzato un conferenza internazionale sul Futuro dei diritti umani, che si terrà il 16 e 17 giugno negli edifici dell'Assemblea comunitaria a Bruxelles, e che sarà il primo appuntamento di un evento che diventerà annuale. La conferenza riunirà rappresentanti dell'Ue e delle Nazioni Unite, esperti internazionali, accademici, rappresentanti della società civile e attori impegnati nel processo di difesa dei diritti umani e nella lotta contro l'impunità in tutto il mondo, e vedrà la partecipazione, tra gli altri, della presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola e del medico premio Nobel per la Pace, Denis Mukwege.

Nello sforzo di combattere l'Impunità “bisogna ridare slancio, forza e peso alla Corte penale internazionale”, secondo Panzeri. La Corte “è lo strumento che dovremmo rinforzare, ha strumenti importanti per combattere le violazioni dei diritti dell'uomo”, ha concordato Maria Arena, eurodeputata del gruppo socialista e presidente della sottocommissione per i Diritti umani, che ha invitato l'Unione europea a fare la sua parte e a non "essere timida nel difendere i diritti umani, che sono universali”. Il problema della Corte, che ha sede a L'Aia nei Paesi Bassi, al momento è la sua mancanza di legittimità per giudicare moltissimi dei conflitti e delle violazioni dei diritti umani che ci sono stati o che sono ancora in corso a livello mondiale.

L'organismo è stato istituito in seguito all'approvazione dello Statuto di Roma nel 1998, ma se sono ben 123 le nazioni che vi hanno aderito, tuttavia circa un terzo degli Stati e dei territori del mondo rimane ancora fuori dalla sua giurisdizione. E tra i Paesi che non hanno sottoscritto lo statuto ci sono proprio sia la Russia che l'Ucraina, oltre che la Cina e gli Stati Uniti, che in realtà inizialmente lo avevano firmato, ma poi non lo hanno ratificato e successivamente lo hanno "annullato" sotto l'amministrazione del presidente George W. Bush.

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