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Venerdì, 19 Aprile 2024
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“L'immigrazione minaccia l'Europa e la cultura cristiana”. Parola di Orban

Il premier ungherese torna a criticare la politica Ue sull'asilo e la richiesta italiana di una maggiore condivisione dei migranti tra i paesi membri. “Altro che rifugiati, bisogna proteggere i confini”

“L'Ungheria prima di tutto”. Decide di scimmiottare Donald Trump il premier ungherese Viktor Orban per lanciare la campagna elettorale del suo partito Fidesz in vista delle elezioni dell'8 aprile. E lo fa tornando ad attaccare l'Unione europea e i migranti, con parole di fuoco verso i musulmani e sventolando come un vessillo le leggi da poco varate per punire e sanzionare le ong che aiutano i profughi, persino quelle che distribuiscono aiuti umanitari. 

Stop ai rifugiati

L'ultima puntata della deriva autocratica e populista di Orban, che in Europa fa parte della stessa famiglia politica (moderata) di Juncker, Tajani e Berlusconi, è arrivata nel suo discorso sullo stato della nazione, che di fatto ha dato il via alla personale corsa per la riconferma. 

Secondo il leader ungherese, i politici di Bruxelles, Berlino e Parigi favoriscono l'immigrazione, mettendo a rischio "la civiltà cristiana europea a favore dell'islam". I paesi occidentali dell'Europa ormai sono invasi da migranti che "verranno presto a bussare alla nostra porta ormai non solo dal Sud, ma anche dall'Occidente". Orban prevede l'arrivo di 60 milioni di immigrati africani negli anni a venire e contro questo rischio, la barriera sul confine sud del paese starebbe l'unica difesa.

"L'Ue non deve concentrare l'attenzione sulla ridistribuzione dei rifugiati a cui ha concesso asilo, ma sulla protezione dei suoi confini", aggiunge. Un chiaro riferimento alle richieste italiane di una maggiore condivisione degli oneri sui migranti tra gli Stati Ue. Orban, si sa, è fermamente contrario a qualsiasi riforma in tal senso delle leggi europee. E con gli altri paesi di Visegrad (Slovacchia, Repubblica ceca e Polonia) ha stracciato l'accordo, da lui stesso firmato, per la ripartizione dei richiedenti asilo nell'Ue. 

Le leggi contro le ong

La battaglia di Orban contro l'immigrazione non si ferma qui: pochi giorni fa, il suo governo ha presentato un pacchetto di leggi che prevedono pene severe per le organizzazioni civili che aiutano i migranti e persino sanzioni per gli aiuti umanitari. Le organizzazioni sono finite nel mirino delle autorità ungheresi, in quanto ritenute "agenti stranieri" o "agenti di Soros", il magnate ungherese-statunintense che è tra i più strenui avversari di Orban.  

Contro il premier ungherese si sono scagliate le ong di tutta Europa e l'opposizione interna. “Orban, per spaventare gli elettori, parla di pericoli inesistenti, mentre non spende neanche una parola sullo stato della sanità e dell'istruzione, che sono in rovina, e sulla povertà che cresce nel paese", ha detto Gergely Karacsony, leader dei socialisti ungheresi.

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