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Sabato, 20 Aprile 2024
Taranto

Ex-Ilva: Italia di nuovo condannata dalla Corte di Strasburgo

Per l’europarlamentare Rosa D’Amato la sentenza è “un altro schiaffo al governo, ma anche alla Commissione europea”

L’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver garantito il diritto alla salute dei lavoratori dell’ex Ilva di Taranto e dei cittadini che vivono intorno all’acciaieria. In una serie di decisioni arrivate oggi dalla Corte di Strasburgo, i giudici hanno ribadito le loro valutazioni sulla pericolosità degli impianti per la salute delle persone. Inoltre l’Italia è stata condannata per aver violato i diritti di un gruppo di cittadini di Taranto che avevano chiesto giustizia per i danni provocati alla loro salute dalle emissioni inquinanti. 

L'Italia era già stata condannata per le stesse ragioni nel gennaio 2019. I giudici hanno inoltre evidenziato che l'anno scorso il Comitato dei ministri ha stabilito che “le autorità italiane non avevano fornito informazioni precise sulla messa in atto effettiva del piano ambientale, un elemento essenziale per assicurare che l'attività dell'acciaieria non continui a rappresentare un rischio per la salute”. Dalla documentazione risulta inoltre che il governo italiano ha presentato lo scorso 5 aprile nuovi elementi sull'attuazione del piano ambientale in vista di un nuovo esame del caso il prossimo giugno.

“La sentenza di oggi della Corte europea dei diritti dell’uomo è un nuovo schiaffo al governo, ma anche alla Commissione europea”, è stato il commento dell’europarlamentare tarantina Rosa D’Amato. L’esponente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha ricordato che “l’Arpa Puglia di recente ha riscontrato significativi incrementi delle concentrazioni degli inquinanti gassosi, in particolare biossido di zolfo e benzene”. Ciononostante, “il premier Mario Draghi ha in programma un aumento della produzione dell’impianto, tra l’altro attraverso il dirottamento di 150 milioni di euro che dovrebbero invece andare alle attività di bonifica” e comunque “non ci risulta un piano industriale”, ha sottolineato l’eurodeputata in una nota.

Tra le decisioni arrivate oggi da Strasburgo c’è anche quella che riguarda 39 cittadini di Taranto, diversi dei quali sono o erano lavoratori della fabbrica. Alcuni hanno contratto patologie "che ritengono essere malattie professionali", si ricorda nella decisione. I cittadini si erano rivolti alla Corte di Strasburgo perché ritenevano che l'Italia non avesse adottato le misure necessarie a proteggere la loro salute e l'ambiente e non avesse fornito loro informazioni sull'inquinamento e sui rischi connessi per la loro salute. Lo Stato italiano, ai sensi della decisione presa all'unanimità dai giudici di Strasburgo, dovrà versare 5 mila euro a ciascun ricorrente.

Oltre alle responsabilità del governo italiano, secondo D’Amato, ci sono quelle della Commissione europea che “nonostante i miei ripetuti solleciti, continua a voltarsi dall’altra parte e a bloccare la procedura d’infrazione contro l’Italia”. “La verità è che ancora una volta i cittadini di Taranto sono destinati a venire sacrificati in nome dell’acciaio”, è stata l’amara conclusione dell’eurodeputata.

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