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Giovedì, 28 Marzo 2024
Geopolitica

Il rischio di una guerra nucleare: le mosse di Usa e Cina spaventano il mondo

Washington e Pechino, insieme a Francia, Russia e Regno Unito, hanno ribadito l'impegno comune per prevenire l'uso di armi atomiche. Ma restano le tensioni internazionali

Prevenire una guerra nucleare e ridurre i rischi strategici. Questa la priorità di Francia, Cina, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, che in un comunicato congiunto hanno dichiarato che "una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta". Parole che fanno eco a quelle dell'ex presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e dell'ex leader sovietico Mikhail Gorbachev pronunciate nel 1985 dopo un vertice a Ginevra al culmine della corsa agli armamenti nucleari alla fine della Guerra fredda. Un riferimento non proprio retorico, viste le paure sempre più diffuse nelle cancellerie di tutto il mondo. 

Le tensioni internazionali

La dichiarazione arriva nel pieno di una serie di tensioni internazionali e dopo che a inizio dicembre l'amministrazione di Joe Biden aveva fatto trapelare possibili modifiche alla posizione Usa sull'uso delle armi nucleari (il cosiddetto "no first use") che aveva sollevato le preoccupazioni dei suoi alleati. Il timore è che Washington possa aprire all'uso degli armamenti atomici per rispondere a eventuali attacchi contro Stati Uniti e alleati non solo nel caso in cui tali attacchi siano condotti con armi nucleari, ma anche nei casi di aggressioni con armi chimiche e biologiche. Si pensi alla Siria e alle accuse mosse a Mosca di aver aiutato il regime di Assad a nascondere l'utilizzo di armi chimiche durante la guerra civile (o per procura, secondo i pacifisti) nel Paese.  

L'esempio non è casuale: la recente escalation militare al confine tra Russia e Ucraina, e le preoccupazioni di Kiev di una imminente invasione da parte delle truppe russe hanno reso nuovamente caldi i rapporti tra Mosca e Washington. Lo stesso avviene sull'asse Usa-Cina in seguito alla questione del riconoscimento di Taiwan e alle attività militari nel Pacifico . A dicembre sia gli Stati Uniti che l'Ue hanno accusato Pechino di minare la pace e la sicurezza nella regione. La Cina considera Taiwan suo territorio e ha avvertito che se necessario prenderà l'isola con la forza. Inoltre, di recente il Pentagono ha fatto sapere che Pechino entro il 2030 potrebbe quadruplicare le sue testate nucleari. 

Il comunicato

Proprio per questo, la paura di una guerra nucleare ha cominciato a circolare tra le diplomazie. Tanto più dopo che, con l'amministrazione di Donald Trump, gli Usa, spiega Carlo Trezza su Avvenire, hanno fatto saltare accordi "quali il trattato INF che proibiva a russi e americani di possedere missili nucleari a raggio intermedio, l’intesa JCPOA che aveva bloccato il programma nucleare iraniano (e su cui si era spesa molto l'Europa, ndr), l’accordo Open Skies che permetteva la sorveglianza aerea di siti militari nell’area euro/atlantica". Se si esclude l’accordo strategico New Start tra Usa e Russia "che Trump stava facendo decadere e che Biden è riuscito a rinnovare in extremis", continua Trezza, "la stabilità nucleare poggia oggi, più che mai, sul Trattato di non proliferazione nucleare".

Un vertice su questo Trattato doveva tenersi a inizio gennaio, ma è stato rinviato ad agosto, ufficialmente per ragioni legati alla pandemia. Da qui nasce il comunicato congiunto delle 5 potenze nucleari mondiali. Nel testo, si afferma che "l'uso del nucleare avrebbe conseguenze di vasta portata" e che "le armi nucleari, finché continueranno a esistere, dovrebbero servire a scopi difensivi, scoraggiare l'aggressione e prevenire la guerra. Crediamo fermamente che si debba prevenire l'ulteriore diffusione di tali armi". Nella nota viene quindi riaffermata "l'importanza di affrontare le minacce nucleari" e di "preservare e rispettare i nostri accordi e impegni bilaterali e multilaterali di non proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti".

Viene quindi ribadito l'impegno al rispetto "del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), compreso il nostro obbligo dell'articolo VI 'di portare avanti negoziati in buona fede su misure efficaci relative alla cessazione anticipata della corsa agli armamenti nucleari e al disarmo nucleare, e su un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed effettivo controllo internazionale"'.

Il disarmo

Viene preso l'impegno a "rafforzare ulteriormente le nostre misure nazionali per prevenire l'uso non autorizzato o non intenzionale di armi nucleari. Ribadiamo la validità delle nostre precedenti dichiarazioni sul de-targeting". Viene quindi espresso "il desiderio di lavorare con tutti gli Stati per creare un ambiente di sicurezza più favorevole al progresso nel disarmo con l'obiettivo finale di un mondo senza armi nucleari con una sicurezza immutata per tutti".

Di qui la volontà a "cercare approcci diplomatici bilaterali e multilaterali per evitare scontri militari, rafforzare la stabilità, aumentare la comprensione e la fiducia reciproche e prevenire una corsa agli armamenti che non gioverebbe a nessuno e metterebbe in pericolo tutti. Siamo decisi a perseguire un dialogo costruttivo con rispetto e riconoscimento reciproci dei reciproci interessi e preoccupazioni in materia di sicurezza". Fin qui il testo, che per alcuni esperti contiene ancora dei passaggi ambigui. Maggiore chiarezza dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, quando Biden dovrebbe svelare le intenzioni della sua amministrazione.

Il Trattato

Il Trattato di non proliferazione nucleare è un accordo internazionale concepito per prevenire la diffusione delle armi e delle tecnologie belliche nucleari, e che mira al progressivo e completo disarmo nucleare. Sostiene tuttavia il diritto di sfruttare l'energia nucleare per scopi pacifici e concede a soli 5 Paesi (Usa, Cina, Francia, Regno Unito e Russia) di possedere armi atomiche. Il trattato è entrato in vigore nel 1970. In totale 191 Stati lo hanno firmato. Il Sudafrica rimane l'unico Paese noto per aver sviluppato armi nucleari e poi per aver smantellato completamente il suo arsenale nucleare. La Corea del Nord è l'unico Paese, invece, che ha ritirato la firma dal trattato. Fuori dall'accordo restano alcuni Stati che hanno testate nucleari come Israele, India e Pakistan. Una revisione del Trattato è attesa per il 2022.

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