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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Gerusalemme, Mogherini contro Trump: “Non minare soluzione a due Stati”

Il presidente Usa, intenzionato a riconoscerla, scatena l'ira di palestinesi e mondo arabo. Per l'Alto rappresentante sullo status della città santa “serve una soluzione negoziata per realizzare le aspirazioni di entrambe le parti”

Gli Stati Uniti non dovrebbero riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e sulla questione dello status della città santa "bisogna trovare una via attraverso i negoziati”. Lo ha chiesto Federica Mogherini, al segretario di Stato americano Rex Tillerson, oggi a Bruxelles. Sta scatenando forti proteste in Palestina e in tutto il mondo arabo la decisione, non ancora formalizzata, del presidente Usa Donald Trump di spostare l'ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo quest'ultima come capitale di Israele. La mossa di Trump, che doveva essere ufficializzata ieri, è stata posticipata ma sembra ormai sicura. "Il presidente è stato chiaro su questo tema dall'inizio: non è questione di se, è questione di quando", ha detto il portavoce della Casa bianca Hogan Gidley anticipando che "dichiareremo la decisione nei prossimi giorni".

Gerusalemme capitale dei due Stati

"Bisogna trovare una via attraverso i negoziati per risolvere lo status di Gerusalemme, come futura capitale dei due Stati, in modo che possano realizzarsi le aspirazioni di entrambe le parti", Israele e Palestina, ha dichiarato Mogherini, parlando in conferenza stampa congiunta insieme a Tillerson che nel suo intervento non ha fatto alcuna allusione al conflitto israelo-palestinese. "L'Ue appoggia la ripresa di un processo di pace significativo per una soluzione a due Stati", ha detto Mogherini insistendo sul fatto che "crediamo che qualunque azione che possa minare questo deve essere evitata assolutamente".

Le reazioni a Trump

Il segretario generale della Lega araba, Ahmed Abul Gheit, ha giudicato "pericolosa" la possibile decisione americana. "Se dovesse accadere, avrà ripercussioni non solo sulla situazione palestinese ma in tutta la regione araba e islamica", ha detto nel suo intervento alla sessione straordinaria della Lega convocata proprio per discutere la delicata faccenda. Abul Gheit ha esortato "l'amministrazione statunitense ad astenersi da qualsiasi iniziativa che possa portare a un cambiamento dello status giuridico e politico di Gerusalemme o a pregiudicare eventuali questioni relative a una soluzione finale". Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha minacciato di tagliare le proprie relazioni diplomatiche con Israele se Trump andrà avanti col suo piano perché lo status di Gerusalemme, ha detto, è la "linea rossa per i musulmani".

Anche i palestinesi non hanno dubbi: l'eventuale decisione di Trump "decreterebbe" la fine dello sforzo americano di rilanciare il processo di pace. "Non accetteremo più la mediazione americana, non accetteremo più la mediazione del signor Trump", ha avvertito uno stretto collaboratore del presidente Abu Mazen, Nabil Shaath. "Non so se questo provocherà violenza”, ha aggiunto avvertendo però chiaramente che "la violenza potrebbe esplodere nel mondo arabo, che non può essere controllato".

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