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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Chi è Olaf Scholz, il possibile "nuovo Merkel" che ha fatto abbandonare l'austerità alla Germania

L'attuale ministro delle Finanze potrebbe diventare cancelliere. La sua mano dietro il "cedimento" di Berlino sul Recovery fund

Fino a qualche mese fa era considerato come il terzo incomodo in una sfida che doveva essere tra Cdu e Verdi. Poi, un po' per meriti suoi, un po' per le gaffe dei candidati dei due partiti avversari, ha cominciato a recuperare lo svantaggio. Fino a vincere le elezioni e a candidarsi di diritto a prendere il timone della cancelleria di Germania dopo 16 anni di dominio incontrastato (o quasi) di Angela Merkel. Lui è Olaf Scholz, leader dei socialdemocratici, ex sindaco di Amburgo e, per il momento, ministro delle Finanze del governo di larga coalizione con i popolari di Cdu e Csu. 

L'uomo nuovo

Descritto dai più come "solido e affidabile", oltre che competente, Scholz veniva considerato fino a ieri un politico, se non dallo scarso appeal, almeno non uno che accende gli animi delle folle (elettorali). Eppure, è suo il merito se dopo quasi vent'anni la Spd è tornata a essere il partito più votato dai tedeschi. 

Taciturno e molto pacato nei modi, il 62enne ex sindaco di Amburgo, la seconda città più grande della Germania, entrò nel partito quando aveva 17 anni e da giovane era vicino all'estrema sinistra. Eletto per la prima volta in Parlamento nel 1998, è stato segretario generale della Spd tra il 2002 e il 2004, periodo nel quale fu costretto a difendere le impopolari riforme economicamente liberali del cancelliere Gerhard Schröder. Questo gli è valso il soprannome di "Scholzomat" per le sue apparizioni pubbliche robotiche e poco convinte.

Basta austerità (forse)

Dall'inizio della pandemia il suo gradimento tra la popolazione è in continua crescita. È lui il volto del mega piano da 130 miliardi di euro per sostenere la ripartenza dell'economia tedesca e uscire dalla crisi. Ed è anche una delle menti dietro il Recovery Fund, il piano da 750 miliardi dell'Europa, fortemente voluto da Francia, Italia e Spagna, ma che ha necessitato del supporto decisivo di Berlino per essere approvato. È lui che sta traghettando il Paese dal ruolo di guardiano dell'austerità (che sembra ora stato delegato ai Paesi Bassi di Mark Rutte) a quello di difensore di una maggiore spesa pubblica. 

Non è un caso se il governo tedesco non abbia appoggiato (pare neppure sotto banco come usava fare in questi casi la cancelliera Merkel) la proposta di Olanda,  Austria, Danimarca, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Finlandia e Svezia di un rapido ritorno al Patto di stabilità europeo, sospeso da Bruxelles in seguito allo scoppio della pandemia di Covid-19. Dicono che Scholz si sia impegnato con i governi del Sud (tra cui il nostro) a sostenere una riforma del Patto e la creazione di un vero e proprio meccanismo di debito comune dell'Ue, per alleviare il peso dei debiti pubblici su Paesi come l'Italia. Un impegno che però deve fare i conti adesso con la costruzione di un nuovo governo e, probabilmente, di una nuova coalizione: perché Scholz avrà pure tenuto a bada in questi anni i falchi del rigore della Cdu. Ma non è detto che per governare non debba scendere a patti con i liberaldemocratici. Anche loro strenui difensori dell'austerity tedesca.  

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