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Sabato, 20 Aprile 2024
La denuncia

I Paesi europei dove i gay devono astenersi dal sesso per donare il sangue

Gli attivisti Lgbt denunciano la disparità di trattamento con gli eterosessuali. Mentre gli ospedali del continente fanno fatica a trovare donatori

Manca il sangue negli ospedali europei, eppure diversi Paesi non accettano quello dei donatori omosessuali. Succede soprattutto nelle nazioni del Nord Europa, quelle che nelle classifiche internazionali sui diritti Lgbt svettano ai primi posti. Ma dove, paradossalmente, le restrizioni applicate alla donazione sono molto più stringenti per un uomo che ha rapporti con un altro uomo. Tra queste, il divieto di fare sesso per diversi mesi prima di poter donare. Una discriminazione, secondo le associazioni Lgbt. 

Astinenza forzata

Come riporta Euobserver, il fabbisogno di sangue all’interno dei servizi sanitari europei è sempre più elevato. In molti Paesi il rischio di mancanza di sangue per le trasfusioni è serio. Tuttavia, diventare un donatore gay è difficile all’interno di quelle nazioni che mantengono regole differenti tra omosessuali ed eterosessuali. Tra questi Paesi ci sono sorprendentemente alcune delle nazioni ritenute tra le più all'avanguardia nel rispetto dei diritti Lgbt, come Norvegia, Svezia, Danimarca e Belgio.

In questi Paesi, per poter donare il proprio sangue, un uomo che intrattiene rapporti con altri uomini deve astenersi da qualsiasi pratica sessuale per un periodo molto più prolungato – diversi mesi –   rispetto a quello richiesto per un uomo eterosessuale. Inoltre, alla persona eterosessuale non è richiesta alcuna interruzione dei rapporti col proprio partner nel caso in cui questa sia sposata o viva, comunque, all’interno di una relazione stabile. Mentre nel caso del donatore omosessuale, l’obbligo di astinenza è richiesto anche nell’eventualità in cui questo viva una relazione di coppia. Questa rigidità spinge sempre più uomini omosessuali a non diventare donatori di sangue – con un pesante contraccolpo sulle riserve degli ospedali – anche perché ciò che gli si chiede è nella pratica un "celibato forzato".

Tali limiti sono legati alle misure prese dopo l'epidemia di Aids: le trasfusioni di sangue si erano rivelate uno dei canali principali di trasmissione del virus dell'Hiv, e la popolazione omosessuale era toccata dalla malattia in modo particolare. Oggi, affermano gli esperti, il rischio di contrarre l’Hiv attraverso le trasfusioni è praticamente azzerato. I sistemi trasfusionali nazionali presentano alti livelli di qualità e sicurezza, anche se manca una normativa generale che coordini tutti gli aspetti del percorso donazione-ricevente, quali selezione del donatore, modalità di raccolta e lavorazione del sangue e degli emocomponenti, controlli di laboratorio su ogni singola donazione e controlli periodici (regolamenti di questo tipo sono presenti a livello nazionale, ad esempio in Italia).

"La paura che il sangue dei donatori omosessuali sia contaminato dovrebbe appartenere al passato", ha detto l’eurodeputata svedese Jessica Polfjärd del Partito popolare europeo. "Se lasciamo che la scienza abbia la meglio sulla discriminazione possiamo abolire queste regole ed aprire la porta all’eguaglianza. Ogni individuo deve essere accettato o rifiutato come donatore in base a caratteristiche personali e specifiche, non in quanto membro di un gruppo piuttosto che di un altro".  

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