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Martedì, 16 Aprile 2024
Il mistero

Che fine hanno fatto i 2.500 superstiti dell'Azovstal, eroi per Kiev e nazisti per Mosca

Si sono arresi su ordine diretto di Zelensky dopo lunghe trattative, tra di loro anche i famigerati combattenti del battaglione Azov, che potrebbero essere usati per uno scambio di prigionieri

Sono quasi 2.500 i combattenti dell'acciaieria Azovstal di Mariupol che si sono consegnati alle forze russe dopo l'ordine arrivato direttamente dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Eroi per i loro connazionali, nazisti per Vladimir Putin e la Russia. La vicepremier di Kiev, Iryna Vereshchuk ha ripetuto che l'Ucraina "si batterà per il ritorno di ognuno di loro". Ma sulla loro sorte e sul luogo della loro detenzione, a due giorni dall'evacuazione totale dell'impianto, resta il mistero. Secondo Denis Pushilin, capo dell'autoproclamata Repubblica di Donetsk, "sono state detenute e sono in custodia 2.439 persone, di cui 78 donne".

Il Ministero della Difesa russo ha pubblicato un video di soldati ucraini in stato di fermo dopo aver annunciato che le sue forze avevano rimosso gli ultimi ostaggi dagli estesi tunnel sotterranei dell'impianto di Mariupol. Ma nelle immagini non compare mai il comandante del battaglione Azov, Denis Prokopenko, portato via dall'acciaieria "con un veicolo blindato speciale" per proteggerlo "dall'ira" della folla, secondo la versione dei russi. Né Serhiy Volynskyy, detto Volnya, comandante della 36a brigata speciale della Marina Ucraina, una delle principali forze a difesa dell'Azovstal. La conquista dà a Putin una vittoria fortemente voluta nella guerra iniziata quasi tre mesi fa. I funzionari russi e i media statali hanno definito i combattenti come neonazisti e criminali. I familiari dei soldati, provenienti da diverse unità militari e delle forze dell'ordine, hanno chiesto che vengano loro riconosciuti i diritti di prigionieri di guerra e che vengano poi restituiti all'Ucraina.

Gli aggiornamenti dal conflitto in diretta

Denis Pushilin, il capo filorusso di un'area dell'Ucraina orientale controllata dai separatisti sostenuti da Mosca, ha detto che tra i catturati ci sono alcuni cittadini stranieri, anche se non ha fornito dettagli, e ha aggiunto che sicuramente dovranno affrontare un processo. "Credo che la giustizia debba essere ristabilita", ha dichiarato l'agenzia di stampa statale russa Tass, aggiungendo che "c'è una richiesta in tal senso da parte della gente comune, della società e, probabilmente, della parte sana della comunità mondiale".

Tra i difensori dell'acciaieria i famigerati i membri del Reggimento Azov, nato come un battaglione di volontari provenienti da formazioni politiche e ultras naziste e di estrema destra e poi inglobato come parte integrante dell'esercito. Ieri il negoziatore russo e capo della commissione Affari Esteri della Duma, Leonid Slutsky, aveva affermato che Mosca valuterà "la possibilità" di uno scambio tra combattenti del reggimento Azov e l'oligarca ucraino Viktor Medvedchuk, uomo considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin, catturato il mese scorso in un blitz degli 007 di Kiev. Ma la notizia è stata poi smentita da Mosca.

Non è dato sapere se prima di dare l'ordine di evacuazione dall'acciaieria Zelensky abbia concordato anche un possibile scambio. Il presidente ucraino ha però rivelato che l'intesa per arrivare all'uscita dei combattenti è stata complessa. "Ho negoziato con Turchia, Svizzera e Israele. In primo luogo è stato con la Francia a causa delle relazioni dei leader con la Federazione Russa", ha detto, citato da Ukrinform, aggiungendo che anche le Nazioni Unite hanno svolto un ruolo.

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