Perché il capo delle ferrovie ucraine è finito nel mirino di Putin
Oleksandr Kamyshin non si ferma mai per sfuggire ai sicari russi. Il suo lavoro sta risultando determinante per la resistenza ucraina
Nell’Ucraina in guerra, le ferrovie sono diventate un’infrastruttura fondamentale. Spostano uomini, armamenti e merci da e verso il fronte, così come dal Paese assediato al resto d’Europa. A coordinare questo sforzo strategico è il 37enne Oleksandr Kamyshin, che oltre ad essere sempre al lavoro, è anche costantemente sul chi vive, in guardia dai sicari russi che, dice, vogliono ucciderlo.
La Bbc ha raccontato com’è cambiata la vita di Kamyshin nelle ultime tre settimane, da quando l’esercito russo ha avviato l’invasione. È sempre in movimento, non si ferma mai troppo a lungo nello stesso posto e non segue una routine identificabile per non venire scoperto dai russi. “Dobbiamo essere più veloci di quelli che cercano di rintracciarci”, ha dichiarato.
Prima della guerra era un finanziere, ora gestisce un settore cruciale su cui si basano la resistenza e la sopravvivenza dell’Ucraina. Le ferrovie statali danno lavoro ad oltre 230mila persone ed innervano un Paese che si estende per circa 603.470 km quadrati. E sui binari si muove tutto: i soldati che vanno al fronte, tanto per cominciare, ma anche i civili che tentano la salvezza verso l’ovest, verso l’Ue. Kamyshin stima che almeno 2 milioni e mezzo di ucraini sono stati messi in sicurezza tramite la rete ferroviaria.
Poi ci sono i materiali. Gli armamenti, ad esempio, che continuano ad affluire dai Paesi Nato e vengono trasportati sui treni nelle zone di guerra. Così come gli aiuti umanitari per le popolazioni sotto assedio. Ma è fondamentale anche il flusso inverso, quello delle merci: i vagoni carichi di prodotti commerciali diretti in Europa costituiscono un’indispensabile fonte di guadagno per Kiev, che deve sostenere i costi della difesa dall’aggressione russa.
L’importanza strategica del proprio ruolo è ben chiara a Kamyshin, che è costantemente in contatto con le alte sfere ucraine e si adopera per dare al suo Paese un po’ di respiro. Ad esempio, sta cercando di avviare una joint venture con la Polonia per offrire un canale di sfogo alle esportazioni di Kiev verso ovest, ora che è stata tagliata fuori dal commercio marittimo nel Mar Nero dal blocco navale russo. “Abbiamo lanciato un programma per trasferire la produzione da est a ovest”, ha spiegato, dove la guerra è meno intensa.
Tutto questo, sottolinea Kamyshin, senza neanche un’adeguata copertura dal cielo. In tre settimane, 33 dipendenti delle ferrovie hanno perso la vita. “Colpiscono i nostri binari ogni giorno, colpiscono le stazioni”, ha detto. “La nostra gente rischia la vita. Vanno sotto i bombardamenti e continuano a salvare la gente”.
Per questo continua a chiedere l’istituzione di una no-fly zone sopra l’Ucraina, che impedisca ai bombardieri russi di devastare le città e di ostacolare l’evacuazione dei civili e lo spostamento di soldati, mezzi militari e merci. Ma l’Alleanza nordatlantica ha ripetuto in più occasioni che quest’opzione non è sul tavolo, perché non vuole entrare in uno scontro diretto con la Russia.