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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Europee, si parte col Regno Unito: i primi a votare saranno coloro che non dovevano farlo

I cittadini britannici si apprestano a scegliere i loro rappresentanti a Strasburgo in quello che si annuncia come un trionfo di Farage. May intanto lotta per far approvare il suo accordo per la Brexit e prometto ai Comuni il voto sulla possibilità di tenere un secondo referendum

Sarà proprio il Regno Unito, il Paese della Brexit che continua a essere rimandata, insieme ai Paesi Bassi il primo Stato in cui i cittadini si recheranno alle urne domani (giovedì 23 maggio) per eleggere i 73 rappresentanti britannici nel nuovo Parlamento europeo. Le elezioni che 'non dovevano esserci', se la scadenza per l'uscita dall'Ue, fissata al 29 marzo, fosse stata rispettata, si annunciano come un 'referendum' sulla gestione del divorzio dall'Ue da parte del Partito conservatore.

I sondaggi

I Tories della premier Theresa May nei sondaggi sono accreditati di percentuali umilianti che oscillano tra il 10 e il 15 per cento, mentre il vincitore annunciato del voto europeo dovrebbe essere il neonato Brexit Party di Nigel Farage, che ha incentrato la sua campagna elettorale sull'incapacità del governo di realizzare il risultato del referendum del 2016 e sulla necessità di un divorzio, anche con un No Deal. I risultati saranno resi noti quando le urne saranno chiuse in tutta Europa, la sera del 26 maggio. Il sistema elettorale utilizzato, a differenza di quanto avviene nelle elezioni politiche e amministrative, è quello proporzionale e questo come di consueto darà maggiore spazio ai piccoli partiti che solitamente trovano difficoltà nel sistema uninominale nazionale.

Cosa succede quando ci sarà la Brexit

Gli eurodeputati britannici potrebbero anche non entrare mai nel nuovo Europarlamento, se la Brexit dovesse compiersi prima del 2 luglio, data di insediamento della nuova assemblea. Più verosimilmente, quando (e se) si realizzerà l'uscita del Regno Unito dall'Ue (la nuova data è fissata al 31 ottobre), gli europarlamentari britannici decadranno e l'Europarlamento passerà da 751 a 703 seggi, con 27 seggi britannici ridistribuiti tra alcune nazioni. L'Italia, ad esempio, passerebbe da 73 a 76 eurodeputati.

Indagine su Farage

E proprio alla vigilia del voto il Parlamento europeo ha deciso di avviare un'indagine su Farage, accusato di aver omesso dalla dichiarazione dei redditi una donazione di 450mila sterline ricevuta dall'imprenditore Arron Banks, acceso sostenitore della campagna per la Brexit. Farage, secondo quanto riporta la Bbc, ha affermato di non aver dichiarato la somma al Parlamento europeo perché stava per lasciare la politica e iniziare una nuova vita negli Stati Uniti. Il comitato consultivo del Parlamento europeo dovrà ora riunirsi per decidere se Farage abbia violato le regole del codice di condotta degli eurodeputati, secondo cui i parlamentari devono dichiarare da chi hanno ricevuto contributi per le spese di viaggio o l'organizzazione di eventi. Difficilmente questo fatto avrà grosse ripercussioni sul massiccio sostegno popolare che in questo momento ha l'alfiere della Brexit.

May ci riprova

Così come difficilmente May riuscirà a far approvare la sua strategia dal Parlamento di Londra. La premier britannica è intervenuta ai Comuni per illustrare il suo "nuovo" piano per la Brexit. Tra le maggiori novità che verranno introdotte nella legislazione che farà da corredo all'accordo negoziato con la Ue, l'impegno di concedere al Parlamento la possibilità di indire un secondo referendum. "Respingete" il disegno di legge "e avremo davanti divisione e stallo"è stato il monito di May, che ha illustrato ai parlamentari i 10 cambiamenti all'accordo già bocciato tre volte dai Comuni. "Rischiamo di creare ulteriori divisioni, mentre abbiamo bisogno di agire insieme nell'interesse nazionale", ha detto la premier, convinta che uscire dalla Ue con un accordo sia "l'unica via possibile".

Laburisti e Tory contrari

Per il Partito laburista, che pure ha visto accolte alcune delle sue richieste, l'offerta della premier è ancora "troppo debole", come ha detto il ministro ombra per la Brexit, Keir Stamer, che ha guidato la delegazione del Labour durante la trattativa bipartisan con il governo, conclusasi con un nulla di fatto dopo quasi due mesi di discussioni. E anche una parte del Partito conservatore è in rivolta dopo la svolta annunciata dalla May sul referendum e sta lavorando a trovare un modo per indire un nuovo voto di sfiducia nei confronti della leader laburista, ora più in bilico che mai.

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