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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Europee, Irlanda e Repubblica Ceca al voto, domani tocca alla Slovacchia

Tra fantasmi di un ritorno del confine sull'isola a causa della Brexit all'incubo astensione e cavalcata dell’estrema destra nei Paesi ex comunisti

Il destino di 45 seggi all’Eurocamera si decide tra venerdì e sabato quando gli europei residenti in Irlanda, Repubblica Ceca e Slovacchia si recheranno alle urne. Tre Paesi vuol dire anche tre commissari e tre Governi in Consiglio Ue, che andranno a dare battaglia sui dossier a loro più cari. E mentre la Brexit spaventa Dublino, per via del possibile ritorno dei confini con l’Irlanda del Nord, l’Europa centrale si interroga sulla sua stessa identità, divisa tra progressismo liberale di matrice europeista e nazionalismo sfrenato di forte ispirazione anti-Ue e nostalgica della Russia. Andiamo quindi a vedere quali sono gli umori politici Paese per Paese.

Irlanda

Liberal-conservatori in vantaggio in Irlanda, con un consenso per il partito Fine Gael (Famiglia degli irlandesi) stimato sopra il 30%. Seguono i centristi-repubblicani del Fianna Fail (Soldati del destino) accreditati dai sondaggisti tra il 21 e il 25%. Una coalizione indipendente di centrosinistra dovrebbe accaparrarsi due seggi con il 18%.  Chiude la sinistra del Sinn Fein (Noi stessi), data al 13%, e il Partito laburista accreditato al 5%. Da tenere sotto osservazione il Partito dei Verdi, in grande rimonta rispetto ai sondaggi di un mese fa, che lo davano fermo al 3%.  L’Isola va al voto con il sistema anglosassone del “single transferable vote” (voto singolo trasferibile). L’elettore stila una classifica dei candidati preferiti appartenenti alla stessa lista. In questo modo, oltre a indicare il candidato preferito, si dà la possibilità di “trasferire” la preferenza al “secondo classificato”, qualora il preferito abbia già ricevuto abbastanza voti per guadagnarsi un seggio. 

Repubblica Ceca

Liberali in vantaggio in Cechia, con il partito di Governo ANO 2011 (acronimo di Akce Nespokojenych Obcanu, Azione dei cittadini insoddisfatti), accreditato ancora primo nelle intenzioni di voto, ma in rapida discesa dal 31,8% di metà aprile al 21,7% di pochi giorni fa. Numeri che potrebbero galvanizzare gli elettori del Partito pirata, ancora non affiliato a nessuna formazione europea, ma accreditato al 16,5%.  I liberal-conservatori del Partito civico democratico sono dati stabilmente sopra il 10%, così come i sovranisti di Libertà e Democrazia Diretta, guidati dall’eclettico leader ceco-giapponese Tomio Okamura. Sempre intorno al 10%, troviamo una coalizione di sindaci e indipendenti apparentati con il centrodestra europeista di TOP 09 (Tradizione Responsabilità Prosperità). Chiude la sinistra dei socialdemocratici, dati intorno al 6-7% ed evidentemente danneggiati dal sodalizio di Governo, in coalizione con ANO 2011, e a rischio di sorpasso da parte del Partito comunista di Boemia e Moravia, eredi della tradizione politica sovietica. 

Slovacchia

La frammentazione politica in Slovacchia potrebbe portare la sinistra dello Smer (Direzione Socialdemocrazia) a vincere con un modesto 22,5%. Seguono i conservatori divisi in due famiglie, entrambe accreditate intorno al 14%: quella euroscettica di Sas (Libertà e Solidarietà) e quella dei più europeisti dell’OĽaNO (Gente Comune e Personalità Indipendenti).  Vera incognita della tornata elettorale è il peso della destra dura e pura, articolata sotto diverse sfumature di estremismo. Il Partito popolare Slovacchia Nostra (Kotleba – Ľudová strana Nase Slovensko) è diventato famoso per le sue posizioni neofasciste, a tratti neonaziste, che fanno riferimento al fondamentalismo cristiano e all’anti-europeismo filo-russo. Potrebbero eleggere due eurodeputati, ancora privi di affiliazione politica in Europa, grazie alle percentuali tra il 13 e il 14% che gli accreditano i sondaggi. In alcune rilevazioni risulta addirittura secondo partito.  Ci sono poi i nazionalisti di Sme Rodina (Siamo una famiglia), dati intorno al 9,2%, guidati dall’uomo d’affari Boris Kollar, accusato di avere simpatie negli ambienti mafiosi. Terza e ultima formazione anti-Ue è il Partito nazionale slovacco, dalle posizioni meno estreme - ma comunque alleato con Salvini e Le Pen. I sondaggi lo danno intorno al 6-8%, quindi sopra la soglia di sbarramento del 5%, e capace di eleggere almeno un rappresentante all’Eurocamera. Chiudono i progressisti social-liberali di Progresívne Slovensko, dati all’11,8% e i cristiano-democratici del KDH, stimati al 9%. 

Rischio astensionismo

Praga e Bratislava si saranno pure separate nel 1993, ma continuano a condividere il vizio comune dell’astensione alle urne, con percentuali di voto spesso inferiori - in entrambi i Paesi - al 20% se non addirittura al 15%. Gli elettori cechi potranno recarsi alle urne sia venerdì 24 che sabato 25 maggio. Il Governo spera così di convincere la gente a partecipare al voto, considerando la bassissima affluenza del 2014, ferma al 18,2%. Peggio di loro hanno fatto solo gli ex-connazionali slovacchi, con il 13,05% di affluenza alle urne.  Percentuali da elezioni universitarie, ben lontane da quello spirito di partecipazione che ci si aspetterebbe da Paesi entrati in Europa solo nel 2004. La Repubblica d’Irlanda conta invece su una storia di alta affluenza alle urne europee, attestatasi al 52,44% nel 2014, fra le più elevate tra i Paesi che non prevedono il voto obbligatorio. 

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