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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il caso

L'Ue boccia Meloni sulle ong: "Non c'è differenza con altre navi, priorità salvare vite umane"

Bruxelles: "C'è un chiaro obbligo legale e senza equivochi che la salvaguardia della vita umana deve avere la priorità a prescindere dalle circostanze"

L'eventuale stretta del governo italiano sulle navi delle ong attive nelle operazioni di soccorso dei migranti nel mar Mediterraneo potrebbe aprire un nuovo fronte di scontro in Europa per il nostro Paese. Dopo lo strappo con la Francia, e i segnali di sostegno alle ong da parte della Germania, stavolta è stata direttamente la Commissione europea a bacchettare, seppur indirettamente, la strategia delineata dall'esecutivo di Giorgia Meloni: "Non facciamo differenze che si tratti di una nave ong o di altro tipo, c'è un chiaro obbligo legale e senza equivochi che la salvaguardia della vita umana deve avere la priorità a prescindere dalla circostanze che hanno portato queste persone a una situazione di emergenza", ha dichiarato Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea per gli affari interni.

Il pull factor

Le parole di Bruxelles smentiscono anche le conclusioni di un'analisi della sua agenzia per le frontiere esterne, Frontex: secondo un documento riservato reso noto da alcuni media, l'agenzia avrebbe ribadito la tesi del pull factor, secondo cui la presenza di navi in pianta stabile nel Mediterraneo pronte a salvare i barconi avrebbe un effetto di attrazione per migranti e trafficanti. Questa teoria, già avanzata in passato da un'altra analisi di Frontex, è stata più volte smentita da esperti e dati, che hanno evidenziato come il fattore di attrazione, qualora ci fosse, sarebbe così debole che non inciderebbe sulle reali cause che portano all'aumento dei flussi migratori. Semmai, le ragioni vanno cercate nelle condizioni dei Paesi di partenza e di transito, oltre che nei rapporti tra questi Paesi e l'Europa sotto il profilo commerciale ed economico.

L'attendibilità di Frontex è stata messa in discussione negli ultimi anni per via di una serie di scandali che hanno colpito i suoi vertici, comprese le accuse di aver chiuso più di un occhio sui respingimenti in mare dei migranti da parte della Grecia. Proprio Frontex ha segnalato un aumento del 73% degli ingressi irregolari alle frontiere esterne dell'Ue rispetto al 2021. Il suo ultimo rapporto, che tiene in considerazione il periodo gennaio-ottobre 2022, mostra però che la rotta del Mediterraneo centrale, quella che porta da Libia e Tunisia in Italia, pur avendo registrato circa 80mila arrivi (quasi il doppio rispetto al 2021), non è quella che più trafficata: la rotta balcanica (quella che arriva fino al Nord Europa) ha visto circa 130mila ingressi irregolari, il triplo rispetto all'anno passato, e quasi la metà del totale di ingressi irregolari registrati in tutta l'Ue.

Le rotte

I dati di Frontex, che sono frutto delle segnalazioni giunte dai Paesi membri, spiegano perché a Bruxelles la stragrande maggioranza dei governi, compresi quelli di Polonia e Ungheria (più vicini politicamente a Meloni), non reputa la questione migratoria una problematica esclusivamente italiana e degli Stati del Sud Est (Grecia, Cipro e Malta). Per Bruxelles, la soluzione passa dal Patto Ue per le migrazioni proposto un anno fa, ma rimasto ancora al palo: "Abbiamo il Patto e abbiamo proposto misure strutturate, solide e globali rispetto a tutto il quadro di asilo e immigrazione. Per noi questa è la strada che i Paesi devono seguire, adottando il Patto il più velocemente possibile. Per questo, lavoriamo con i Paesi membri su questo", ha ribadito la Commissione.

Nel Patto, "c'è anche una dichiarazione di solidarietà", ossia la previsione che gli Stati membri possano scegliere di aiutare quelli più colpiti dagli arrivi di migranti o accogliendone una quota, o versando degli aiuti economici. Tale proposta è quella che di fatto ha bloccato i progressi sul Patto. A giugno, la Francia ha cercato di rompere gli indugi mettendo attorno a un tavolo 14 Paesi Ue che si sono impegnati ad accogliere una quota di richiedenti asilo da Italia e Grecia, in particolare. "L'Italia è il primo beneficiario di questo sistema di solidarieà, con la Francia e la Germania che hanno già provveduto con i primi ricollocamenti - ha ricordato la Commissione - Si tratta di 117 casi, sembrano pochi ma va tenuto in considerazione l'impegno" complessivo di questi due Paesi per accoglierne in totale 8mila entro l'estate del 2023, ha spiegato la portavoce dell'esecutivo comunitario.

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