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Venerdì, 29 Marzo 2024
Qatargate

Un eurodeputato su cinque ha viaggiato a spese di Paesi stranieri o lobby

Il Qatargate ha spinto gli europarlamentari a dichiarare le trasferte 'sponsorizzate'. Un'inchiesta di Le Soir fa luce sulle regole interne violate

Sempre più europarlamentari, finora sono 140, si stanno affrettando a dichiarare, spesso in ritardo, i loro viaggi pagati da Paesi stranieri. Registrare le trasferte 'sponsorizzate' da terzi entro due mesi dal viaggio sarebbe un dovere di ogni europarlamentare ai sensi del regolamento dell'Aula. Ma il condizionale è d'obbligo dal momento che, come risulta da un'inchiesta del giornale Le Soir, nessun eurodeputato è stato sanzionato nella legislatura in corso per aver presentato dichiarazioni in ritardo. 

L'effetto Qatargate

Curiosamente, la maggior parte delle dichiarazioni è piovuta negli uffici dell'Eurocamera dopo il Qatargate, lo scandalo delle ingerenze straniere 'oliate' da presunte tangenti che ha già portato agli arresti tre eurodeputati, l'ex europarlamentare Antonio Panzeri e l'assistente Francesco Giorgi.

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Ritardi e rimborsi

Il giornale belga ha analizzato le dichiarazioni depositate da 140 europarlamentari che dal 2019 a oggi hanno viaggiato a carico di terzi. Secondo Le Soir, oltre una dichiarazione su quattro (il 27,1%) è stata presentata in ritardo. India e Israele sono le mete più frequenti delle trasferte 'sponsorizzate'. Eppure, i deputati non avrebbero necessità di farsi pagare le trasferte, dal momento che hanno diritto a rimborsi fino a 4.716 euro l'anno per spese di viaggio sostenute per scopi diversi dalle riunioni ufficiali, ad esempio per partecipare a un convegno o fare una riunione di lavoro.

Chi viaggia di più

Non mancano le dichiarazioni incomplete: sei eurodeputati, ad esempio, non hanno specificato che il volo che gli era stato offerto era in business class. L'inchiesta del quotidiano belga divide quindi gli eurodeputati che hanno dichiarato i viaggi per categorie. Il numero uno dei "frequent flyer" è l'ecologista tedesco Reinhard Butikofer con ventidue viaggi dall'inizio della legislatura in tredici Paesi diversi. Presidente della delegazione per i rapporti con la Cina, Butikofer segue vari dossier internazionali.  "Ma qui non si tratta di missioni ufficialmente svolte (e finanziate) dall'assemblea", si legge nell'inchiesta firmata da Martine Dubuisson. 

Ritardatari e strani viaggiatori

Poi ci sono i "ritardatari". "In questa classifica, Katarina Barley è al primo posto" visto che "la deputata socialista tedesca ha presentato fuori dai termini dieci delle sue tredici dichiarazioni". Tra gli "strani viaggiatori" viene citato Radoslaw Sikorski, deputato polacco del Partito popolare europeo, "che si è recato, dal 2019, due volte negli Emirati Arabi Uniti e una volta negli Stati Uniti per gli incontri del Sir Bani Yas Forum". Come precisato nelle dichiarazioni di interessi, "il deputato viene pagato da questo stesso Forum poco più di 90.000 euro l'anno" anche se "nulla vieta il secondo lavoro ai parlamentari a patto che ne dichiarino gli emolumenti". 

Da un estremo all'altro

Ci sono infine gli "osservatori elettorali" che naturalmente svolgono un importante lavoro di monitoraggio delle elezioni in Paesi che non brillano certamente per trasparenza. Ma oltre alla peculiarità che questi viaggi sono stati pagati dai Paesi teoricamente oggetto della missione, Le Soir ha notato altre stranezze, come gli otto europarlamentari di estrema destra che si sono recati in Crimea o in Kazakistan e ai quali successivamente è stato vietato per il resto dell'anno di svolgere missioni di osservazione elettorale. Altri tre eurodeputati, questa volta di estrema sinistra, sono stati sanzionati dopo aver svolto missioni di osservazione in Ecuador o in Venezuela.

Gli altri eurodeputati

"Difficile non vedere un effetto post-Qatargate, scoppiato il 9 dicembre, tanto più che il 66% delle dichiarazioni degli ultimi due mesi sono state presentate fuori termine, a volte con oltre mille giorni di ritardo", ha fatto notare Le Soir. Ma assieme ai tanti europarlamentari che hanno dichiarato le trasferte pagate da altri, ben 565 deputati non hanno fatto altrettanto. Si presume dunque che l'80% dell'Aula non abbia partecipato a nessuna delle trasferte 'sponsorizzate'.

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