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Giovedì, 28 Marzo 2024
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L’Eurocamera vuole bloccare il bilancio Ue

Sassoli avverte i Governi nazionali che Strasburgo è pronta a bocciare la proposta sul tavolo del Consiglio. Il politico dem rimprovera anche il taglio sull’amministrazione pubblica europea: “5mila dipendenti pubblici in meno”

Rabbia e irritazione si percepiscono dai toni alti tenuti dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, in una conferenza stampa successiva alla prima riunione del vertice straordinario Ue sul bilancio pluriennale. Il presidente dell’Eurocamera, senza tanti giri di parole, ha annunciato il ‘no’ di Strasburgo alla proposta oggi sul tavolo dei leader. La bozza presentata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, viene bollata come “inaccettabile” dal politico dem, il quale assicura che in Parlamento “non verrà votata”. Uno stallo che mette a repentaglio la programmazione economica Ue per il 2021, che senza un quadro finanziario pluriennale definito andrà avanti con il pilota automatico. 

Tagli sul personale e ambizioni tradite

“Questa proposta - taglia corto Sassoli - è un insieme di tagli sulle politiche tradizionali ed è insufficiente a finanziare gli impegni presi dalla Commissione in Parlamento”, richiamando al Green deal, alle strategie sulla digitalizzazione e alla risposta europea ai problemi globali. “Nella proposta di Michel - aggiunge il presidente dell’Eurocamera - si vuole tagliare sull’amministrazione pubblica europea”. “Mancano le risorse per 5mila dipendenti pubblici” spiega Sassoli. “Ricordo - aggiunge sul tema - che l’amministrazione pubblica europea pesa per il bilancio 7%, la percentuale più bassa rispetto ai Paesi membri”.

Risorse Ue e rispetto dei diritti

Sassoli ha poi indicato l'importanza per gli eurodeputati della “discussione sulle risorse proprie e sulla condizionalità per quanto riguarda lo Stato di diritto”. In altre parole, l’Eurocamera vorrebbe vedere un bilancio europeo alimentato da meno contributi da parte degli Stati membri e da un gettito superiore derivante dagli strumenti - come la plastic tax e l’Ets (Emissions trading system) sulle emissioni - che portano delle entrate a Bruxelles senza passare dalle capitali. Il tutto unito a un meccanismo che assicuri il rispetto dei diritti umani, civili e sociali da parte dei Paesi membri, che perderebbero fondi Ue in caso di violazioni.

Il negoziato appena cominciato si preannuncia quindi più complesso del previsto, con il rischio dietro l’angolo che si concluda in uno scontro istituzionale interno all’Ue.

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