Esperti Ue dicono ‘no’ al passaporto vaccinale: “Dubbi sulla contagiosità di chi ha ricevuto la dose”
Alla vigilia della presentazione del certificato digitale verde, il Centro europeo per il controllo delle malattie boccia l'idea di un lasciapassare che permetta ai vaccinati di viaggiare senza dover fare test o quarantena. A preoccupare è la capacità degli 'immuni' di trasmettere il virus: "C'è una riduzione, ma non sappiamo fino a che punto"
È attesa per domani (17 marzo) la proposta della Commissione europea per il Digital green pass, un certificato vaccinale che potrebbe consentire agli europei ritenuti ‘immuni’ dal Covid-19 di tornare a spostarsi senza restrizioni all’interno dei confini Ue. Il condizionale è d’obbligo perché l’esecutivo europeo ha già fatto sapere, tramite i suoi portavoce, che “non si tratterà di un passaporto”, come richiesto dal settore turistico. Alla vigilia della presentazione del provvedimento, a schierarsi apertamente contro l’idea di un certificato ‘lasciapassare’ è stato il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che ha fornito pareri scientifici alla Commissione durante l’intera crisi pandemica.
I dubbi dell'Ecdc
“Il certificato digitale - ha avvertito Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc - dovrebbe essere un documento che dice se qualcuno è vaccinato o ha gli anticorpi perché recentemente guarito da un'infezione da Covid”, ma “l'uso di queste informazioni come ‘lasciapassare' per i viaggi al momento ha certe limitazioni perché non sappiamo per quanto tempo durerà” la riduzione della trasmissione del virus “dopo l'infezione o dopo il vaccino”. L'esperta ha messo in chiaro le sue perplessità nel corso di un'audizione alla commissione Sanità pubblica del Parlamento europeo. “Abbiamo indicazioni - ha poi chiarito la direttrice - che se una persona vaccinata viene infettata dal coronavirus è contagiosa a un livello inferiore, quindi c'è apparentemente una riduzione nella trasmissione, ma non sappiamo fino a che punto”. Di qui le critiche sulla concessione a vaccinati e guariti di viaggiare senza dover fare il test o la quarantena. “Infine, va ricordato che la vaccinazione al momento non è una scelta libera” visto che le dosi sono ancora limitate, “quindi non si possono collegare diritti”, fintanto che non ci saranno abbastanza vaccini per tutti gli europei.
Turismo italiano in crisi e battuto dalla Germania
Il parere negativo dell’Ecdc, se accolto dalla Commissione, porterà a un annacquamento del provvedimento che, stando alle aspettative della Coldiretti, avrebbe dovuto rappresentare “una svolta per salvare il turismo estivo”. “Un italiano su tre (32%) - si legge in una nota dell’associazione di rappresentanza degli agricoltori - ha dovuto cambiare i programmi di viaggio per vacanze, gite fuori porta o visite a parenti e amici durante le feste di Pasqua e Pasquetta”. “Sei viaggiatori stranieri su dieci (59%) – ricorda ancora la Coldiretti - hanno dovuto rinunciare a venire in Italia nel 2020 per un totale di 57 milioni di turisti bloccati alle frontiere dall’emergenza Covid”. Un duro colpo per il sistema turistico nazionale “che ha già subito un buco di circa 27 miliardi nelle spese dei viaggiatori stranieri in Italia che sono crollate del 61% nel 2020 rispetto all’anno precedente e toccano il minimo da almeno vent'anni”. “La pandemia - conclude la Coldiretti - ha sconvolto la mappa del turismo in Europa con la Germania che registra 261 milioni di pernottamenti" sorpassando "addirittura l’Italia, scesa ad appena 203 milioni di pernottamenti e si classifica come la principale destinazione turistica del Vecchio Continente”.
M5s d'accordo con gli esperti
A sostegno della valutazione degli esperti, nel pomeriggio è invece arrivata una nota del Movimento 5 stelle che esprime “molti dubbi sulla strategia europea del certificato digitale verde che verrà lanciata domani”. “Allo stato attuale - scrive l’eurodeputata dei Cinquestelle Laura Ferrara - i cosiddetti passaporti vaccinali rischiano di creare pericolose fratture nella popolazione” in quanto “un soggetto non vaccinato per i ritardi di Big Pharma non ha meno diritti di uno vaccinato”. Inoltre, prosegue la nota, “la loro somministrazione avviene secondo criteri e modalità diverse fra gli Stati ma anche tra le singole Regioni”. “È nostro compito - sostiene Ferrara - lavorare a garantire parità di condizioni fra i cittadini e non alimentare divisioni o addirittura discriminazioni”. “Invitiamo la Commissione a concentrarsi sulla produzione europea dei vaccini - è l’appello dell’eurodeputata - perché con il coronavirus e le sue varianti dovremo convivere nei prossimi anni”.