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Sabato, 20 Aprile 2024
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Gli esperti britannici: "No alle vacanze estive in Europa, c'è una nuova ondata"

Il Regno Unito ha superato la soglia del 50% della popolazione adulta vaccinata contro il Covid. Ma i consiglieri del governo avvertono: "Quest'estate è improbabile che faremo ferie" nel Vecchio Continente. Colpa anche della variante inglese e dei ritardi nella campagna vaccinale

Niente vacanze in Europa quest'estate per i britannici. È quanto consigliano gli esperti del governo, preoccupati dalle nuove ondate di contagi di Covid-19 e dai ritardi nella campagna di vaccinazione nei Paesi dell'Ue (ma non solo). "Correremmo un grave rischio se iniziassimo ad avere molte persone che vanno all'estero in luglio e agosto" perché metteremmo "a repentaglio la nostra campagna di vaccinazione", ha spiegato Mike Tildesley, membro del Sage, il gruppo di consulenti scientifici per le emergenze di Londra. "Ecco perché reputo improbabili le vacanze estive all'estero", ha aggiunto. E anche fonti vicine a Johnson hanno fatto sapere che il governo teme di dover decretare un nuovo lockdown qualora dovesse accordare un liberi tutti in estate.

Il rischio nuove varianti

Come riporta il Guardian, a preoccupare gli esperti del governo di Boris Johnson è soprattutto la diffusione di nuove varianti. C'è innanzitutto quella proveniente dallo stesso Regno Unito, "il ceppo B117, che è più trasmissibile, e che è lo stesso ceppo che abbiamo ancora qui tra noi", dice Andrew Hayward, epidemiologo all'University College di Londra e anche lui membro del Sage. Per Hayward, l'aumento dei casi nell'Ue rende molto probabile una terza ondata, visti "i tassi di vaccinazione relativamente bassi". Ecco perché "dobbiamo stare attenti". Il riferimento è a Paesi che sono meta fissa delle vacanze estive dei britannici, come la Spagna, la Francia e l'Italia. 

Hayward ritiene che questa terza ondata difficilmente colpirà con la stessa forza il Regno Unito grazie agli "alti livelli di vaccinazione" che proteggeranno i soggetti più a rischio. Ma non esclude rischi anche per il suo Paese. Come spiega Tildesley, infatti, nell'Ue potrebbero emergere nuove varianti più resistenti ai vaccini attualmente disponibili, le quali, se portate nel Regno Unito, comprometterebbero i successi fin qui ottenuti nel debellare il coronavirus, con una campagna di vaccinazione che ha superato il 50% della popolazione adulta. 

Il braccio di ferro sull'export

L'allarme degli esperti britannici arriva in contemporanea con lo scambio di accuse tra Londra e Bruxelles sulla produzione dei vaccini. Il segretario della Difesa del governo britannico, Ben Wallace, ha puntato il dito contro le minacce dell'Ue di bloccare l'export di vaccini, nello specifico quelli di AstraZeneca, l'azienda anglo-svedese accusata da Bruxelles di non onorare gli impegni sulle consegne di dosi. "Se le forniture venissero bloccate - ha detto Wallace - si tratterebbe di una misura molto dannosa per l'immagine di un blocco commerciale (ossia l'Ue, ndr) che si vanta del suo Stato di diritto, si vanta di rispettera i contratti. Penso che la Commissione sappia nel profondo che il mondo la sta guardando. E la misura è anche controproducente perché l'unica cosa che sappiamo sulla produzione dei vaccini è che si basa sulla collaborazione", ha aggiunto, facendo riferimento al fatto che alcune componenti cruciali del vaccino Pfizer sono prodotti nello Yorkshire, in Inghilterra.

Secondo Wallace, un eventuale stop all'export da parte di Bruxelles potrebbe rallentare la campagna di vaccinazione britannica, fin qui andata a passi rapidi rispetto ai Paesi Ue. Alle parole di Wallace ha ribattuto la commissaria Ue Mairead McGuinness, che ha ricordato in una intervista alla Bbc che l'Ue ha già esportato dosi in 31 Paesi del mondo, mentre il Regno Unito ha vietato l'esportazione di 100 prodotti farmaceutici, una mossa che secondo McGuinness potrebbe essere descritta come un "nazionalismo del vaccino".

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