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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il caso / Svezia

"La Ericsson aiuta la Russia", l'accusa che riapre la polemica Ue sui prodotti dual use

La multinazionale svedese ha continuato a esportare tecnologie che potrebbero essere usate dall'esercito di Mosca: "Sanzioni rispettate". Ma otto Paesi chiedono a Bruxelles di chiudere le scappatoie

La stampa svedese ha accusato il gigante della tecnologia Ericsson di sostenere l’esercito russo con i suoi prodotti, venduti ad aziende di telefonia mobile, ma in realtà utilizzabili anche per scopi militari. Una violazione delle sanzioni Ue, secondo Ekot, il servizio di news dell'emittente radiofonica nazionale. Ma anche una contraddizione rispetto all'impegno dichiarato dalla multinazionale di recidere i legami commerciali con i clienti russi.

Ericsson, orgoglio di casa e insieme alla Nokia simbolo dell'hi-tech scandinavo, ha respinto le accuse, sottolineando che le sue esportazioni riguardano solo software e supporto tecnico, e sono state autorizzate dalle autorità svedesi competenti, nel pieno rispetto delle sanzioni. La vicenda ha sollevato reazioni non sono a Stoccolma, che con lo scoppio del conflitto in Ucraina ha abbandonato la sua storica neutralità chiedendo di entrare nella Nato, ma anche nel resto dell'Europa, con i ministri di otto Paesi Ue che hanno chiesto a Bruxelles di intervenire per chiudere le scappatoie legali che stanno consentendo alla Russia di continuare a rifornirsi dalle aziende del blocco dei cosiddetti prodotti dual use, utilizzabili sia per scopi civili che bellici.

Le accuse a Ericsson

All'indomani dello scoppio del conflitto in Ucraina, la Ericsson, alla stregua di altre multinazionali occicentali, si era impegnata a sospendere le sue attività in Russia e lo scorso agosto aveva dichiarato che avrebbe lasciato il Paese. Secondo i dati forniti dal gigante tecnologico, tale mossa ha comportato un buco in bilancio di 900 milioni di corone svedesi (81 milioni di dollari). E ha portato al licenziamento di 400 dipendenti stanziati in Russia.

La sospensione delle attività non è stata però totale. Come ricostruito da Ekot, la multinazionale avrebbe continuato a vendere prodotti dual use, utilizzabili sia per scopi civili che bellici, chiedendo al governo di usufuire delle esenzioni previste dalle sanzioni Ue. Ericsson non è stata la sola azienda svedese a farlo, ma delle 33 richieste di esenzione arrivate dall'inizio della guerra fino a metà agosto all'Ispettorato per i prodotti strategici di Stoccolma, ben 12 riguardavano la multinazionale tecnologica, e comprendevano anche apparecchiature per reti di telefonia mobile civili, soggette a sanzioni perché possono essere utilizzate anche dall'esercito russo per le comunicazioni. Secondo Ekot, la Ericsson ha ricevuto l'ok all'export solo in 7 casi, ma non è chiaro per quali prodotti.

La difesa della multinazionale

“Ericsson, come dichiarato in precedenza, ha sospeso le operazioni e le consegne ai clienti in aprile e continua la sua ordinata chiusura in Russia – spiega la multinazionale in un comunicato stampa  – Le autorità svedesi e dell'Unione europea hanno concesso a Ericsson e ad altre aziende esenzioni limitate per la fornitura di assistenza tecnica e software necessari per la manutenzione delle reti di telecomunicazione pubbliche civili. Queste esenzioni scadono entro la fine dell'anno ed Ericsson è e rimarrà pienamente conforme alle sanzioni svedesi, europee e statunitensi”.

"Ericsson non ha violato alcuna sanzione in quanto ha ottenuto l'approvazione, ma è comunque in netto contrasto con la dichiarazione contenuta nella relazione del secondo trimestre in cui si annuncia la sospensione di 'tutte le consegne ai clienti in Russia'", ha dichiarato alla Reuters Anders Haulund Vollesen, analista di Jyske Bank, una delle maggiori banche danesi.

Perché i prodotti dual use sono un problema?

Nel febbraio 2022, nel quadro del secondo pacchetto di sanzioni contro la Russia nel contesto dell'attacco all'Ucraina, l'Ue ha vietato tutte le esportazioni di beni e tecnologie a doppio uso verso Mosca. I prodotti dual use possono essere utilizzati sia per scopi civili che militari. Il termine comprende anche tutte le merci che hanno un uso non esplosivo o che contribuiscono in qualche modo alla fabbricazione di armi nucleari o di altri dispositivi esplosivi.

Tra questi rientrano, ad esempio, droni, materiali nucleari, telecomunicazioni e tecnologie per la sicurezza dell'informazione, sensori e laser, vari software, strumenti per la visione notturna, attrezzature per la produzione chimica. Poiché i prodotti a duplice uso sono prevalentemente utilizzati per scopi civili, il loro potenziale di abuso spesso non è evidente a prima vista. Nelle mani sbagliate, tuttavia, essi rappresentano una minaccia per la pace internazionale e agli interessi di sicurezza dell’Ue e dei suoi Stati membri. In ragione del fatto che questi prodotti possono essere classificati per uso civile e poi trasformati per scopi bellici l’Ue ha creato una task force per la loro identificazione.

A causa dell’ambiguità di questi prodotti, molte aziende continuano ad inviarli in Russia, eludendo, a volte, le sanzioni. In alcuni casi, come nel caso delle accuse mosse alla multinazionale svedese, in modo legale, mentre in altri, infrangendo la legge. È il caso della tedesca Riol Chemie GmbH, accusata di aver continuato ad inviare prodotti chimici e attrezzature di laboratorio al gruppo russo Chimmed senza autorizzazione all'esportazione. Per questo motivo la Lituania ha esortato l’Unione europea a intensificare i controlli e a rendere più severi i criteri di esportazione di beni a duplice uso verso la Russia.

"Man mano che le risorse militari utilizzate dalla Russia per la guerra diventano più scarse, questo lascia spazio all'intraprendenza e alcuni beni e prodotti, che non sono mai stati utilizzati come mezzi militari prima, possono diventarlo", ha detto il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis dopo una riunione dei ministri degli Esteri degli otto Paesi nordico-baltici (Nb8) a Kaunas. "Pertanto, i Paesi che hanno partecipato a questo incontro hanno confermato la volontà politica di proporre alla Commissione europea di rivedere le liste di esportazione", ha aggiunto.  La Commissione Ue, dal canto suo, ha annunciato che il prossimo pacchetto di sanzioni conterrà una serie di aggiustamenti tecnici alle misure già in vigore per colmare eventuali scappatoie. 

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