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Martedì, 23 Aprile 2024
Le difficili trattative / Turchia

Erdogan prende in mano i colloqui di pace tra Russia e Ucraina

I prossimi negoziati diretti tra le due parti si svolgeranno in Turchia. Il leader di Ankara sta svolgendo sempre più il ruolo di principale mediatore tra Putin e Zelensky

Nel prossimo round di negoziati faccia a faccia tra Russia e Ucraina, le due delegazioni si incontreranno a Istanbul, in Turchia. Recep Tayyip Erdogan ha preso ormai in mano le trattative e sta svolgendo il ruolo del principale mediatore, per provare a trovare una soluzione che possa portare alla fine della guerra. Il presidente turco ha avuto oggi una conversazione telefonica con Vladimir Putin. I due hanno discusso del processo negoziale e Erdogan ha assicurato al suo omologo russo che la Turchia è pronta a dare "ogni contributo necessario" per stabilire un cessate il fuoco in Ucraina e "migliorare la condizione umanitaria nella regione", si legge in una nota di Ankara. In un videomessaggio registrato per un programma volto a raccogliere fondi a sostegno dell'Ucraina, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva ripetuto di aver chiesto "un cessate il fuoco" e "un completo ritiro delle truppe russe" del territorio ucraino.

Gli aggiornamenti dalla guerra in diretta

All'inizio della giornata, uno dei negoziatori ucraini, David Arakhamia, aveva annunciato che un nuovo round di negoziati si sarebbe svolto da lunedì a mercoledì in Turchia, senza specificare il luogo dell'incontro. Il capo negoziatore da parte russa, Vladimir Medinski, citato dalle agenzie russe, aveva da parte sua affermato che si sarebbe svolto solo martedì e mercoledì, mentre la presidenza turca non ha specificato la data esatta dell'incontro. Al di là della data esatta ormai la Turchia è chiaramente sempre più centrale nel processo per provare ad arrivare alla pace. Lo scorso 10 marzo il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, aveva mediato a un tavolo cui erano seduti anche il collega russo, Sergej Lavrov, e quello ucraino Dimitri Kuleba, nel sud della Turchia, ad Antalya. Era stato l'unico incontro di alto livello tra rappresentanti dei due Paesi, risultato dell'opera diplomatica di Erdogan, che dall'inizio della crisi ha tentato di mediare e ha fatto capire dii non avere intenzione di rinunciare né ai rapporti con la Russia né a quelli con l'Ucraina, entrambi Paesi con Ankara ha legami economici forti, oltre che geolpolitici.

Lo stesso Cavusoglu era volato, nei giorni seguenti al vertice di Antalya, prima a Mosca e poi a Lviv, dove aveva nuovamente incontrato prima Lavrov e poi Kuleba. Da allora Erdogan ha parlato due volte con Zelensky e adesso due anche con Putin. Il leader turco, di ritorno dal vertice Nato di Bruxlles dove non ha avuto un bilaterale invece con il presidente americano Joe Biden, ha dichiarato chiaramente che la Turchia andrà avanti nel tentativo di mediazione e reso noto che le prime quattro, delle sei, richieste della Russia non rappresentano un grosso ostacolo alla trattativa. Tra le varie cose Putin chiede che l'Ucraina accetti la neutralità e non presenti domanda di adesione alla Nato. Allo stesso tempo Mosca vuole anche che il Paese sia sottoposto a un processo di disarmo, una condizione che Kiev non intende accettare. "Non ci sediamo affatto al tavolo se parliamo di una sorta di 'smilitarizzazione', una specie di 'denazificazione'. Per me sono cose assolutamente incomprensibili", ha detto Zelensky in un'intervista con dei media russi. 

Sul punto della "de-nazificazione" la diplomazia di Ankara sta preparando un documento che condanni tutte le forme di nazismo, promettendo azioni per la repressione di organizzazioni che si rifanno a quel pensiero, che potrebbe rappresentare una mediazione accettabile. Il Cremlino vuole poi riconoscimento e protezione per la lingua russa, punto che non presenta ostacoli secondo Erdogan, ma la questione forse più critica nei negoziati riguarda le richieste legate allo status dell'intero Donbass, e delle repubbliche indipendentiste di Donetsk e Lugansk, e al riconoscimento dell'annessione alla Russia della Crimea.

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