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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Meno energia e più dazi: anche l'Italia chiede all’Ue di prepararsi alla guerra commerciale con Londra

Il Regno Unito non ha mai rispettato gli accordi sull’Irlanda del Nord per il post Brexit. La Commissione cerca di trattare, ma i principali governi strigliano Bruxelles: serve un piano d’emergenza

“Si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace, prepara la guerra. La locuzione latina riassume bene l’approccio che Italia, Germania, Francia, Spagna e Olanda hanno chiesto all’Ue di avere nei confronti del Regno Unito. Come riportato dal Financial Times, i cinque Paesi Ue stanno facendo “pressioni su Bruxelles” per mettere in campo dure ritorsioni contro il Regno Unito per rispondere a un’eventuale sospensione unilaterale da parte di Londra degli accordi post-Brexit sull’Irlanda del Nord. 

I rappresentanti dei cinque Stati membri lunedì hanno incontrato il vicepresidente della Commissione europea, Maros Sefcovic, per chiedergli di elaborare piani di emergenza in vista di una possibile guerra commerciale, hanno confidato alcuni diplomatici europei al quotidiano inglese. Oggi Sefcovic ha incontrato David Frost, ministro britannico per la Brexit. Quest'ultimo, anche da Bruxelles, non ha garantito il rispetto degli accordi: “L'Ue ha sicuramente fatto uno sforzo, ma ovviamente c'è ancora un bel gap da colmare, e di questo parleremo oggi e nel futuro”. Parole più concilianti dei toni assunti negli ultimi giorni dal ministro per la Brexit. Ma ancora non abbastanza per scongiurare la rottura tra Bruxelles e Londra.

Tra le ritorsioni ipotizzate dai cinque governi ci sarebbero anche la limitazione all'accesso da parte del Regno Unito alle forniture energetiche provenienti dall’Ue, l'imposizione di dazi sulle esportazioni britanniche e, in circostanze estreme, l’annullamento dell'accordo commerciale tra le due parti che lo scorso 1 gennaio ha evitato l’hard Brexit. 

“Ci sono buone possibilità che Frost dica 'Vogliamo la luna’”, ha affermato un diplomatico al Financial Times, aggiungendo che il ministro per la Brexit del Regno Unito potrebbe provare a sbarazzarsi dell’intero protocollo sull'Irlanda del Nord. Le regole post Brexit firmate dal Regno Unito prevedono controlli commerciali nel traffico merci l’Irlanda del Nord e la Gran Bretagna. Disposizioni mai entrate pienamente in vigore e che ora rischiano di far saltare l’intero piano di uscita “ordinata” dall’Ue al quale Bruxelles e Londra hanno dedicato cinque anni di trattative. Un vero e proprio casus belli, per tornare al latino. 

 “Va assolutamente scongiurato un contenzioso commerciale con il Regno Unito, che è uno dei principali mercati di sbocco per i nostri prodotti agroalimentari”, ha dichiarato oggi il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti. “Sono di fondamentale importanza - ha aggiunto - anche l’integrità del mercato unico dell’Unione e il rispetto delle regole europee in materia di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale”.

Le esportazioni agroalimentari dell’Italia verso il Regno Unito - ricorda Confagricoltura - ammontano a circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Vini, in prima fila il Prosecco, e i derivati del pomodoro sono i prodotti più apprezzati dai consumatori britannici. A seguito della Brexit, nel primo semestre 2021 si è registrata una contrazione dell’export superiore al 10 per cento. Una relazione commerciale non trascurabile.

Ma le proposte fatte finora dalla Commissione europea per scongiurare la rottura con Londra, precisa la nota di Confagricoltura, prevedono una riduzione fino all’80 per cento dei controlli sanitari e fitosanitari sui prodotti agroalimentari in partenza dalla Gran Bretagna e destinati all’Irlanda del Nord. “Di fatto - ha concluso con amarezza il presidente di Confagricoltura - affida ad un Paese terzo i controlli sull’integrità e sul funzionamento del mercato unico”. Di qui il rischio che ad arrivare sul mercato europeo siano “prodotti agroalimentari non conformi alle regole della Ue”.

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