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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il summit

L'Ue potrebbe "salvare" Orban, ma non la raffineria di Priolo

Al vertice di Bruxelles verso un'intesa di massima sull'embargo al petrolio russo. Il blocco riguarderebbe solo il greggio trasportato via mare. Come quello che arriva all'impianto siciliano della Lukoil

Meglio un accordo incompleto che niente. Sembra questa la soluzione su cui i leader Ue stanno cercando di trovare un'intesa per dare seguito all'embargo sul petrolio russo, proposto dalla Commissione europea quasi un mese fa, ma rimasto bloccato principalmente per le resistenze dell'Ungheria. Stando a quanto riferiscono fonti vicine al tavolo dei negoziati di Bruxelles, dove è in corso un vertice straordinario sulla guerra in Ucraina e le sue conseguenze, gli ambasciatori del blocco avrebbero accettato di escludere Budapest dall'embargo, limitando lo stop al greggio russo proveniente attraverso le navi, che rappresenterebbe circa i due terzi del petrolio acquistato dai Paesi Ue. 

Fuori dall'embargo resterebbe sostanzialmente l'oleodotto di Druzhba, o "oleodotto dell'Amicizia", costruito all'inizio degli anni '60 per portare il petrolio dalle riserve russe ai Paesi dell'ex blocco sovietico. Oggi, i tubi di Mosca continuano a rappresentare l'unica fonte di approvvigionamento di greggio per l'Ungheria, ma anche per Repubblica ceca e Slovacchia, ossia per gli Stati Ue centro-orientali senza sbocco su mare. L'oleodotto è anche importante per le regioni della Germania dell'Est: secondo la raffineria di Schwedt, nove auto su dieci nei land orientali di Berlino, Brandeburgo e Meclemburgo-Pomerania funzionano con greggio russo trasformato, e alimentarle con quello proveniente da ovest pone dei problemi tecnici non da poco nell'immediato. 

L'intesa sul tavolo dei leader Ue è in una nuova bozza di conclusioni del vertice (il documento che sancisce le decisione prese ai summit): "Il Consiglio europeo concorda sul fatto che il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia riguarderà il petrolio greggio, così come i prodotti petroliferi, consegnati dalla Russia negli Stati membri, con un'eccezione temporanea per il petrolio greggio consegnato tramite oleodotto". L'embargo, che dovrebbe scattare nel 2023, deve garantire una concorrenza leale e condizioni di parità nel mercato unico dell'Ue e solidarietà tra i Paesi membri in caso di interruzioni improvvise dell'approvvigionamento, si legge sempre nel testo. La bozza di conclusioni non menziona una tempistica specifica per l'esenzione dell'oleodotto, ma si limita a segnalare che questa dovrebbe terminare "il prima possibile".

Se la bozza dovesse venire confermata dai leader del blocco, si tratterebbe senza dubbio di un successo personale per il premier Viktor Orban, ma anche per gli interessi, non solo ungheresi, che ruotano intorno all'oleodotto. Orban aveva avvisato fin dalla pubblicazione del sesto pacchetto di sanzioni proposto dalla Commissione che l'embargo totale al greggio russo sarebbe stato "una bomba atomica" per il suo Paese, e ha chiesto un'esenzione e una compensazione economica per staccarsi progressivamente dalle forniture di Mosca. Gli ambasciatori Ue riferiscono che almeno sull'esenzione Budapest è stata accontentata, anche se le dichiarazioni belligeranti di Orban all'arrivo a Bruxelles sembrano suggerire il contrario. Anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha smentito un possibile accordo in tempi rapidi.

A ogni modo, l'eventuale vittoria di Orban aprirebbe un possibile fronte di scontenti, a partire dagli armatori di Grecia, Cipro e Malta, che gestiscono una buona fetta del business delle petroliere e che hanno contratti milionari con la Russia per il trasporto del greggio nel mondo, non solo in Europa. Non è chiaro ancora se l'embargo concordato in queste ore riguarderà solo i trasporti verso l'Ue, o se alle navi battenti la bandiera di un Paese Ue sarà vietato di trasportare il petrolio russo in qualsiasi parte del globo. Questa seconda opzione sarebbe più pesante non solo per gli armatori europei, ma anche per la Russia.

L'embargo alle petroliere, poi, potrebbe avere delle ricadute negative anche sull'Italia, in particolare per la raffineria della russa Lukoil in Sicilia, nel Siracusano, che resterebbe senza forniture e dunque a serio rischio chiusura. Un diplomatico, sentito da Politico, ha detto che nella bozza vi sono alcune "eccezioni temporanee" che "sono state concesse per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento" per alcuni Stati membri. Ma non è chiaro se tali eccezioni riguardano il solo oleodotto di Druzhba o anche altri aspetti del piano originario di Bruxelles.

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