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Venerdì, 29 Marzo 2024
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“Elezioni non democratiche in Venezuela”: Europa e Usa unite contro Maduro

Il Governo di Caracas riprende il controllo del Parlamento dopo la sconfitta del 2015. Ma in quell'occasione l'Aula venne rimpiazzata da un'Assemblea Costituente pro-regime. Bruxelles, Washington e i Paesi dell'America Latina contestano il voto di domenica

L'Unione europea e gli Stati Uniti hanno fatto sapere di non riconoscere i risultati delle elezioni parlamentari che si sono svolte domenica in Venezuela e che hanno visto la vittoria della maggioranza che sostiene Nicolas Maduro. A partecipare al voto sono stati solo il 31% dei 20 milioni di elettori venezuelani, meno della metà del tasso di affluenza rispetto alle precedenti elezioni del 2015. Le opposizioni hanno infatti boicottato l’appuntamento elettorale con l’accusa al regime di Maduro di voler tenere un “voto-farsa” con il solo obiettivo di consolidare il potere dell’esecutivo. Opinione condivisa da Usa e Ue, oltre che da tanti altri Paesi dell’America latina.

Le reazioni internazionali

Josep Borrell, Alto rappresentante Ue per la politica estera, ha affermato che le elezioni “non sono state conformi agli standard internazionali minimi” e per questo motivo “non abbiamo potuto mandare gli osservatori”. “I risultati non possono essere accettati dall’Unione europea” ha aggiunto lo spagnolo dopo la riunione di ieri tra i ministri degli Esteri. L’Alto rappresentante si è detto inoltre “molto dispiaciuto”. “Nessuno più di me ha cercato di costruire le condizioni per garantire partecipazione delle opposizioni”, ha sottolineato in conferenza stampa. Sulla stessa linea un gruppo di Paesi latinoamericani, tra cui Brasile e Colombia, che hanno pubblicato una dichiarazione in cui affermano che il voto “manca di legalità e legittimità”. “Gli Stati Uniti, assieme a numerose altre democrazie in tutto il mondo, condannano questa farsa che non è riuscita a soddisfare alcuno standard minimo di credibilità”, ha tuonato il segretario di Stato americano Mike Pompeo.

Le conseguenze del voto

I risultati, al netto delle polemiche, riportano il congresso sotto il controllo di Maduro. Secondo i dati diffusi dal Governo, l'alleanza Grande Polo Patriottico che sostiene il leader venezuelano ha ottenuto il 68,9% dei voti espressi. Ma le accuse di irregolarità rischiano di isolare ulteriormente l’esecutivo di Caracas, con ripercussioni a danno soprattutto della popolazione allo stremo, dopo anni di crisi economica, scontri di piazza e sanzioni da parte della comunità internazionale.

Le presunte irregolarità

All'inizio dell’anno, fa notare l’agenzia Reuters, la Corte Suprema aveva messo diversi partiti d'opposizione sotto la guida di politici espulsi da quelle stesse formazioni per presunti legami con Maduro. Anche il consiglio elettorale è stato nominato senza la partecipazione dell'opposizione e Maduro ha rifiutato di consentire osservatori per vigilare sulle fasi di voto. Tuttavia, gli alleati di Maduro hanno affermato che le condizioni elettorali erano le stesse del voto parlamentare del 2015 vinto dall’opposizione. In quell’occasione, dopo la sconfitta di Maduro, la Corte Suprema ha bloccato l’attività legislativa. Due anni più tardi, nel 2017, Maduro ha soppiantato il Parlamento con la creazione di un organo parallelo noto come Assemblea Nazionale Costituente.

L'opposizione promette battaglia

Maduro oggi festeggia quella che lui chiama “una grande vittoria, senza dubbio”. “Il Venezuela ha già una nuova Assemblea nazionale”, ha annunciato in televisione. L'opposizione chiede invece ai propri simpatizzanti di partecipare a una consultazione, che si svolgerà il 12 dicembre, nella quale si chiameranno a raccolta i cittadini che rifiutano i risultati per chiedere un cambio di Governo.

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