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Giovedì, 25 Aprile 2024
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In Kosovo "vaffa" alla vecchia politica, trionfa la sinistra (sovranista) anti-establishment

Vetevendosje (Autodeterminazione) vince le elezioni con un programma basato sulla lotta alla corruzione, sul cambio generazionale, sul nazionalismo e la solidarietà sociale. Il leader Kurti: "Il voto è stato un vero referendum su giustizia, occupazione e contro il malgoverno"

Il Kosovo si tinge di rosso: alle elezioni legislative di ieri ha trionfato Vetevendosje (Autodeterminazione), il partito nazionalista di sinistra guidato da Albin Kurti, che, con il 48,19% dei consensi, il doppio rispetto alla tornata passata, ha ottenuto un forte mandato per il cambiamento dell’establishment politico attuale. Il trionfo del partito di sinistra riflette il desiderio popolare di avere una nuova leadership.

Opportunità per il cambiamento

"Questa grande vittoria è un'opportunità per avviare i cambiamenti che vogliamo", ha detto il leader Kurti, che era stato brevemente premier del Paese dal 3 febbraio al 3 giugno del 2020 . "L'elezione è stata davvero un referendum sulla giustizia e l'occupazione e contro la corruzione", ha aggiunto il 45enne che ha parlato anche di "molti ostacoli" in vista. Il Paese, una delle economie più povere d’Europa, sta affrontando la recessione dovuta alla pandemia, con il processo di vaccinazione ancora da avviare. Di fatto, il Covid ha ampliato le crisi sociali ed economiche nell'ex provincia serba, che ha dichiarato l'indipendenza 13 anni fa dopo una guerra separatista guidata dai ribelli di etnia albanese. In questo contesto, però, per i sostenitori di Vetevendosje, i risultati elettorali di ieri sono la speranza di un futuro migliore e per questo sono scesi in strada e in piazza a Pristina a festeggiare la vittoria.

Serve partner di governo

Il partito ha vinto, ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta e questo non gli permetterà di governare in piena autonomia evitando accordi con le altre formazioni con le quali Vetevendosje ha avuto finora rapporti di rivalità. Come il Partito Democratico del Kosovo (Pdk), nato dalla guerriglia separatista contro la Serbia e da 20 anni nel governo, che è sceso al 17,31%. O i conservatori del Ldk (Lega Democratica del Kosovo) alla guida dell'attuale esecutivo, che hanno avuto il 13,42%. O, ancora, come l'Aak, un altro partito di ex guerriglieri, che ha raccolto il 7,42% dei consensi. I capi del Pdk e dell’Ldk intanto hanno ammesso la sconfitta e il premier uscente Avdullah Hoti si è impegnato a fare una “opposizione costruttiva” in Parlamento dove, su 120 scranni, venti sono destinati alle minoranze di cui quella serba è la maggiore e ha 10 rappresentanti. E, forse, sarà proprio una alleanza con le minoranze una delle possibilità per Vetevendosje di formare una maggioranza di governo.  

Lotta alle élite

Un tempo noto per le sue provocazioni, come portare in Parlamento gas lacrimogeni, Vetevendosje ha iniziato il suo percorso negli anni 2000 come movimento contro le élite locali e l'influenza internazionale in Kosovo, che era un protettorato delle Nazioni Unite dopo la guerra. L’ingresso in politica è avvenuto nel 2011 e negli ultimi anni ha puntato soprattutto sulla lotta alla corruzione, accusando i leader del passato di aver sprecato i primi anni di indipendenza del Paese attraverso la cattiva gestione della cosa pubblica mentre la gente comune soffriva. Come riporta Euractiv, per la maggior parte dell'ultimo decennio, il Kosovo è stato governato dagli ex comandanti della ribellione della fine degli anni '90 contro le forze serbe. Un esempio è quello dell'ex presidente Hashim Thaci, che è stato arrestato a novembre dal tribunale dell'Aia con l'accusa di crimini di guerra risalenti alla rivolta del 1998-99 contro la Serbia. Un tempo celebrati come eroi dell'indipendenza, questa élite politica è diventata il volto dei mali sociali ed economici che affliggono i cittadini, circa 1,8 milioni di persone: salari medi attorno ai 500 euro al mese e una disoccupazione giovanile supera il 50%.

Voglia di cambiamento

"Le persone stanno aspettando il cambiamento, stanno aspettando la rimozione di ciò che ci ha ostacolato, come la corruzione e il nepotismo", ha detto ad Afp, Sadik Kelemendi, un medico, poco prima di entrare al seggio. "Penso che sia giunto il momento che il Kosovo sia guidato non solo da una nuova generazione di politici in termini di età, ma soprattutto in termini di mentalità", ha detto prima del voto il presidente ad interim Vjosa Osmani, che ha lasciato l’Ldk proprio per unirsi a Kurti. Anche se Kurti non si è candidato come parlamentare, bandito a causa della condanna del 2018 per i lacrimogeni in Parlamento, il suo partito può ancora nominarlo primo ministro. Noto per una posizione intransigente sulle relazioni con la Serbia, su Kurti ricadrebbero le forti pressioni dell'Occidente di riavviare i colloqui con la Serbia, che non riconosce ancora lo Stato del Kosovo. Una disputa, questa, che dà grande tensione e instabilità in tutta la regione balcanica e ostacola il sogno di Belgrado e di Pristina di aderire all'Unione europea.   Alle elezioni di ieri, le quinte dalla dichiarazione di indipendenza nel 2008, è andato a votare il 47,08% degli aventi diritto, tre punti percentuali in più rispetto alle legislative del 2019. 

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