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Venerdì, 19 Aprile 2024
La proposta

Gli editori europei contro Bruxelles: "La legge sui media minaccia la libertà di stampa"

Le organizzazioni di categoria, di cui fa parte la Fieg, contestano la creazione di un organismo Ue che vigili su concentrazioni e conflitti d'interesse

Una stretta sulle concentrazioni a livello nazionale e sulle barriere alla creazione di un vero mercato unico dei media in Europa. Più equità nell'uso dei fondi pubblici per sostenere il settore dell'informazione. E poi: maggiore trasparenza sui proprietari dei grandi gruppi editoriali e più strumenti per contrastare eventuali ingerenze degli editori sui giornalisti, comprese le interferenze da Paesi terzi. Sono alcuni dei punti centrali del Media freedom act, la proposta di regolamento che la Commissione Ue dovrebbe presentare questa settimana e che ha fatto già sollevare le proteste di Emma ed Enpa, le due organizzazioni che riuniscono i principali editori europei. 

Secondo Emma ed Enpa, di cui fa parte l'italiana Fieg, la bozza del nuovo regolamento, pubblicata in esclusiva dal sito francese Contexte, rappresenterebbe una "minaccia per la libertà di stampa", un vero e proprio "Media unfreedom act", "un affronto ai valori fondamentali dell'Unione europea e della democrazia". Anche se non viene citato direttamente, per gli editori il problema sta nelle competenze del nuovo organismo che Bruxelles vuole porre a vigilanza della nuova legislazione, l'Ebms (European board for media services). Questo organismo, stando alla bozza, sarebbe composto dai rappresentanti delle autorità nazionali di vigilanza del settore (come per esempio l'italiana Agcom) e da funzionari Ue, e avrebbe una serie di compiti, tra cui quello di valutare eventuali concentrazioni o altre infrazioni alle leggi europee sui media. Tali valutazioni (o raccomandazioni) serviranno alla Commissione Ue per intraprendere eventuali azioni, che potrebbero riguardare anche l'antitrust.

"Non vediamo alcun motivo per armonizzare ulteriormente la legislazione sui media a livello comunitario a favore di un più stretto controllo da parte delle autorità dei media o, indirettamente, da parte della Commissione", scrivono Emma ed Enpa a proposito dell'Ebms. Gli editori chiedono di rivedere alcuni passaggi della bozza. Tra questi, l'articolo 6, che prevede innanzitutto che i grandi gruppi editoriali rendano più trasparenti le informazioni sulla proprietà e chi la compone, compresi i beneficiari effettivi. Tale articolo prevede poi che gli editori adottino misure per garantire che i giornalisti siano "liberi di prendere decisioni editoriali individuali nell'esercizio della propria attività professionale" e la "divulgazione di qualsiasi conflitto di interessi effettivo o potenziale da parte" di chi ha partecipazioni nell'azionariato del gruppo. 

Il disegno di legge di Bruxelles nasce in risposta alle crescenti minacce alla libertà dei media in tutta Europa, non solo in Paesi noti per il deterioramento dello stato di diritto come Ungheria e Polonia. Anche in Grecia il governo è finito nell'occhio del ciclone dopo uno scandalo che ha rivelato come l'intelligenza nazionale abbia intercettato alcuni giornalisti. Ecco perché nella bozza del testo, vi sono anche regole che impedirebbero ai governi di hackerare telefoni e dispositivi utilizzati dai giornalisti e dalle loro famiglie. Tuttavia, lascerebbe comunque alle capitali nazionali la possibilità di utilizzare tali strumenti se possono riguardare la sicurezza nazionale o un'indagine per crimini gravi.

La Commissione intende anche affrontare le preoccupazioni sull'influenza di Paesi extra-Ue sui media europei, tema emerso con forza con la guerra in Ucraina e la sospensione delle trasmissioni sul suolo Ue di organi d'informazione sostenuti dalla Russia come Rt e Sputnik. Infine, la legge prevede anche una supervisione sul modo in cui gli Stati gestiscono i finanziamenti all'editoria, allo scopo di evitrare un uso delle risorse pubbliche a fini politici. 

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