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Sabato, 20 Aprile 2024
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Esperti Ue: "Chiudere le scuole ha effetti negativi sulla salute degli adolescenti"

Sulla base di una revisione degli studi più recenti condotti nei contesti scolastici, l'Ecdc segnala che i rischi maggiori riguardano gli insegnanti delle secondarie, mentre sono quasi nulli in materne e primarie. Le varianti possono giustificare chiusure temporanee. Ma "lasciarle aperte quando possibile è un obiettivo chiave"

"La chiusura delle scuole ha un impatto negativo sulla salute e sul benessere di bambini e adolescenti, nonché sui loro risultati scolastici a lungo termine, quindi mantenere le scuole aperte quando possibile è un obiettivo chiave". Lo scrive l'Ecdc, il centro Ue per il controllo delle malattie, nel suo ultimo aggiornamento sugli studi condotti nei contesti scolastici per valutare il loro impatto sulla diffusione del Covid-19. 

Le scuole non sono amplificatori

Stando ai più recenti studi, l'Ecdc segnala che "esiste un consenso generale sul fatto che le scuole non agiscano come amplificatori della trasmissione comunitaria di SARS-CoV-2, e piuttosto che i tassi di casi nelle scuole stiano seguendo i livelli di base della trasmissione comunitaria". In altre parole, non è la popolazione a subire le conseguenze degli istituti aperti, ma è semmai il contrario. Per esempio, i risultati preliminari di uno studio condotto a più riprese in Austria (settembre e novembre 2020, e marzo 2021) sembrano suggerire che "il rischio di positività alla SARS-CoV-2 nei bambini era sostanzialmente più elevato tra le scuole con quote più elevate di bambini provenienti da contesti socialmente svantaggiati", ossia quelli dove in generale sono stati riscontrati i tassi più elevati di contagio. 

I rischi legati alla comunità, non alle classi

Certo, non tutte le scuole sono uguali. Diversi studi confermano come i rischi maggiori li corrano gli adulti più a contatto con gli studenti delle scuole superiori, non tanto i genitori, quanto gli insegnanti. Un'indagine in Svezia ha rivelato rischi doppi per i professori rispetto al contesto famigliare. Ma sempre l'Ecdc segnala come tali rischi, emersi con forza durante la prima ondata, siano stati mitigati nel corso della seconda ondata grazie all'adozione di misure di prevenzione "come screening dei sintomi, test anche sugli asintomatici, tracciamento dei contatti, sanificazione, ventilazione, distanziamento, riduzione delle dimensioni dei gruppi e prevenzione nei contatti tra i diversi gruppi".

Nidi e materne

Diverso il discorso per le le scuole primarie, e ancora di più per nidi e materne. Un ampio studio condotto in Scozia su circa 300mila adulti che vivono in famiglie con bambini ha rilevato "che il rischio di risultare positivi alla SARS-CoV-2 era leggermente inferiore per coloro che vivono con bambini piccoli (0-11 anni) e che non c'era alcun aumento del rischio per tali individui anche durante i periodi in cui erano aperti asili nido e scuole primarie". Ecco perché l'Ecdc sembra suggerire che chiudere queste scuole ha poco senso: "Negli ambienti educativi, in particolare nelle scuole primarie, dove sono in atto adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni, la trasmissione di SARS-CoV-2 dai bambini non sembra avvenire molto frequentemente", scrivono gli esperti Ue. 

Le varianti del Covid

Dunque, è stato sbagliato il ricorso ai corsi a distanza anche in questa terza ondata? Per l'Ecdc non del tutto. L'arrivo di nuove varianti, infatti, "aumenta la possibilità di trasmissione nelle scuole e successivamente in contesti domestici, in particolare in assenza di adeguate informazioni e di misure di mitigazione scolastica. Ciò - scrive l'Ecdc - può portare alla necessità di chiudere le scuole, sia in risposta a focolai specifici della scuola, sia per alleviare il rischio attuale o potenziale di aumentare la trasmissione della comunità e la pressione sui sistemi sanitari". 

Gli effetti sulla salute di bambini e adolescenti

Detto questo, gli esperti Ue sembrano avverti i decisori politici di non eccedere con le chiusure anche dinanzi ai rischi delle varianti, perché tali chiusure hanno "un impatto negativo sulla salute e sul benessere di bambini e adolescenti, nonché sui loro risultati scolastici a lungo termine". Inoltre, studi recenti condotti in Olanda e Danimarca hanno ribadito che anche dinanzi alle varianti, i rischi legati ad asili e materne sono pressoché nulli. Ecco perché "mantenere le scuole aperte quando possibile è un obiettivo chiave". 

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