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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute mentale

"Mdma e droghe psichedeliche possono curare depressione e stress, l'Ue ci ascolti"

Un'alleanza di medici ed esperti ha lanciato un appello a Bruxelles affinché approvi queste terapie "promettenti". Ecco come funzionano

Mdma e ketamina sono tra le droghe che più preoccupano forze dell'ordine e autorità giudiziare. Ma un giorno, insieme ad altre sostanze oggi vietate, come i funghetti allucinogeni, potrebbero essere utilizzare in campo medico per curare la salute mentale. O almeno questa sperano i membri di Parea, l'alleanza di scienziati, organizzazioni di pazienti e altri portatori d'interesse lanciata qualche settimana fa a Bruxelles con un obiettivo ben preciso: preparare il campo per l'introduzione di queste droghe in ambito psichiatrico.

Da tempo, sono state avviate diverse sperimentazioni in giro per il mondo per curare con Mdma e droghe psichedeliche patologie come la depressione, i disturbi da stress post-traumatico e persino alcune dipendenze. La strategia può sembrare ancora sorprendente per il grande pubblico. In psichiatria, tuttavia, le cosiddette molecole psichedeliche sembrano aver guadagnato grande popolarità. I dati delle sperimentazioni cliniche si stanno accumulando, e Parea sta cercando di convincere l'Ue a valutare i risultati e ad aprire le porte alle terapie a base di "farmaci" psichedelici.

Ma come funzionano tali terapie? L'idea è di utilizzare queste sostanze in modo controllato per stimolare i neurotrasmettitori cerebrali, come la serotonina, responsabili della regolazione delle emozioni. Poi, con l'aiuto di psicologi e psichiatri, i pazienti sono incoraggiati ad affrontare traumi, paure e condizioni come iperattività, dipendenza o autismo.  In una lunga intervista condotta da Politico, David Nutt, neuropsicofarmacologo dell'Imperial College di Londra e presidente di Parea, ha spiegato a che punto è la ricerca e quali potrebbero essere i prossimi sviluppi.

Innanzitutto, spiega il docente in questi ultimi anni la ricerca è aumentata in modo esponenziale. Se fino a cinque anni fa nessun’azienda si occupava di questo, oggi sono 50 i centri che studiano e fanno ricerca sull’utilizzo medico delle sostanze psichedeliche. Tra le sostanze più usate in queste rische ci sono la metilendiossimetanfetamina - comunemente nota come Mdma o ecstasy - e la psilocibina, o funghi allucinogeni. Altri in fase di sviluppo sono la dietilamide dell'acido lisergico (LSD, o acido) e la N, N-dimetiltriptamina (DMT).

I dati, spiega, sono molto promettenti: “Il nostro primo studio sulla depressione resistente ha dimostrato che una singola dose di psilocibina era l'intervento singolo più potente mai realizzato sulla depressione resistente. Sembra abbastanza chiaro che la psilocibina funziona nella depressione, in particolare nelle persone in cui i farmaci non hanno funzionato”.

Secondo Nutt la prima sostanza a essere autorizzata sarà l’Mdma. “Non è propriamente uno psichedelico, ma è una droga illegale con attività serotoninergica. È una droga di cui è prevista la programmazione 1 e probabilmente sarà la prima ad essere immessa sul mercato. È in un secondo studio di fase 3 con la MAPS, una società di pubblica utilità. Ci sono voluti 30 anni per raccogliere i fondi necessari per effettuare questi studi. È quasi certo che il primo studio di Fase 3 sia molto positivo e, se anche il secondo sarà positivo, otterranno l'autorizzazione all'uso dell'MDMA per il disturbo post-traumatico da stress (PTSD). E questo potrebbe accadere entro la fine del prossimo anno”.

A causa dell’illegalità della sostanza gli studi sono stati estremamente rallentati: “Serve una licenza perché lo dicono le Nazioni Unite. Tutto è stato bloccato nel 1971 con la Convenzione delle Nazioni Unite sugli psicotropi. Si tratta di un'anomalia di 50 anni in termini di pensiero sulla scienza. Ora c'è una vera e propria pressione per cercare di accelerare la ricerca eliminando queste droghe dall'allegato 1 (che contiene le sostanze il cui consumo rappresenta un rischio per la salute significativo e la cui importanza terapeutica è considerata da bassa a inutile, ndr) e inserendole nell'allegato 2 (che ne consente l'uso per fini teraputici, ndr). Se ciò avvenisse nei Paesi occidentali, si avrebbe un'ulteriore accelerazione della ricerca”, spiega Nutt.

I ricercatori stanno provando a far riconoscere dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la psilocibina come farmaco. “Ci sono due fasi per ottenere la modifica. Innanzitutto, l'Omes deve ammettere che ha un valore medico. E credo che sarà molto difficile per loro affermare il contrario. Il problema con l'Oms è che non si può costringerli a rivedere il farmaco, ma bisogna chiedere ai loro comitati di esperti di farlo”. In seguito, continua il docente bisogna “ottenere una nuova classificazione da parte delle Nazioni Unite".

A rendere queste sostanze così interessanti c’è il fatto che “funzionano in persone in cui altri farmaci non hanno funzionato. E questo è molto utile perché sappiamo che con i farmaci attuali - in particolare per la depressione, l'ansia, il PTSD, il disturbo ossessivo compulsivo, l'anoressia, le dipendenze - le percentuali di successo sono appena del 50 per cento, a volte meno”. E funzionano molto più velocemente: “La maggior parte dell'effetto si manifesta al primo giorno e nelle successive quattro-otto settimane.

È quindi possibile far guarire rapidamente le persone, cosa che i trattamenti convenzionali in psichiatria fanno raramente, se non mai. Il processo di assunzione con psilocibina e DMT è diviso in varie fasi. In primis “le persone vengono informate di ciò che potrebbe accadere, di come affrontare le esperienze, di quanto potrebbero essere strane, e vengono rassicurate. È importante che le persone affrontino questa esperienza con la consapevolezza che, qualunque cosa accada, saranno assistite. Sappiamo che una cosa che tende a predire un esito meno positivo è l'ansia per l'esperienza. Non è qualcosa che si può imporre alle persone, devono volerlo”.In seguito, “il giorno dopo facciamo delle sedute di psicoterapia, per dare un senso a tutto ciò. Molte persone hanno intuizioni affascinanti, anche se impegnative”.

Per quanto riguarda “la terapia con l’Mdma non è la stessa cosa; non disturba così tanto la coscienza e di solito si parla del trauma durante la seduta. Di solito si tratta di due o tre sessioni nel corso di circa 12 settimane. In queste sedute, le persone rivivono il trauma e cercano di spegnere le emozioni che emergono quando ne parlano”.

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