Dopo la Nato, la Svezia ora vuole anche le armi nucleari: "Hanno un ruolo essenziale”
Crolla l’ultimo tabù per un Paese tradizionalmente neutrale e impegnato nel disarmo delle grandi potenze atomiche
L’adesione della Svezia all’Alleanza atlantica è ancora in fase di ratifica da parte dei trenta Paesi della Nato, ma il governo di Stoccolma è già pronto ad accogliere testate nucleari sul suo territorio. A dare conto del crollo dell’ultimo tabù per un Paese che, fino a pochi mesi fa, si dichiarava neutrale rispetto alle alleanze militari è stata l'emittente statale svedese Svt. Il canale ha infatti diffuso una copia integrale della lettera firmata da Ann Linde, ministra degli Esteri svedese, e inviata al Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, lo scorso 5 luglio.
Il testo, oltre a confermare formalmente "l'interesse del governo a ricevere un invito per l'adesione della Svezia al Trattato del Nord Atlantico del 1949”, fa presente che Stoccolma “accetta l'approccio della Nato alla sicurezza e alla difesa, compreso il ruolo essenziale delle armi nucleari”. La rappresentante dell’esecutivo svedese ha dunque confermato che il Paese scandinavo “intende partecipare pienamente alla struttura militare della Nato e ai processi di pianificazione della difesa collettiva, ed è disposto a impegnare forze e capacità per l'intera gamma delle missioni Nato”.
Il riferimento alle armi nucleari ha messo in allerta chi si trovava già a disagio per come l'adesione alla Nato andrà a incidere con l’impegno storico della Svezia per promuovere il disarmo. "In altre parole, la Svezia è ora pronta a prendere parte all'uso delle armi nucleari", ha twittato Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l'abolizione delle armi nucleari, l’organizzazione che ha vinto il Premio Nobel per la pace nel 2017.
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Nel 2019, la Svezia aveva inoltre lanciato l'Iniziativa di Stoccolma per il disarmo nucleare, attraverso la quale 16 nazioni non nucleari hanno cercato di "ridurre il ruolo delle armi nucleari nelle politiche di sicurezza”. Parole e azioni che sembrano lontane anni luce dall’attuale politica estera di Stoccolma, ma che - va ricordato - appartenevano a un contesto geopolitico completamente diverso da quello attuale.