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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Sulle ceneri dei defunti l'Italia viola le regole Ue: “Siano conservate anche dai privati”

La Corte di giustizia europea dà ragione a una vedova che chiedeva di conservare l'urna con i resti del marito in una struttura di Padova. Secondo la legge in vigore, lo si puo' fare solo nella propria abitazione o in un cimitero pubblico

La vedova Antonia Dall'Antonia potrà finalmente deporre l'urna con le ceneri del defunto marito presso i locali della Memoria, struttura privata che si trova a Padova. Lo ha stabilito una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che ha accolto il ricorso presentato dalla signora.  Per i giudici Ue, “la normativa nazionale che vieta ai cittadini dell’Unione di fornire un servizio di conservazione di urne cinerarie in uno Stato membro istituisce una restrizione alla libertà di stabilimento”. In sostanza, è contraria alle leggi Ue. 

Il caso 

Tutto nasce quando la vedova Dall'Antonia decide di conservare le ceneri nel marito presso la Memoria. La struttura, scrive la Corte, “offre ai parenti dei defunti cremati un servizio di conservazione delle urne cinerarie che consente loro di evitare di custodire tali urne presso la propria abitazione o di collocarle in un cimitero. I locali utilizzati per la conservazione delle urne offrono un ambiente esteticamente gradevole, tranquillo, protetto e appropriato per il raccoglimento e la preghiera in memoria dei defunti”. 


Con una delibera del 2015, il Comune di Padova aveva modificato il suo regolamento dei servizi cimiteriali, escludendo espressamente che l’affidatario di un’urna cineraria possa avvalersi dei servizi di un’impresa privata. La vedova e la Memoria non ci stanno e fanno ricorso al Tar del Veneto, che a sua volta ha chiesto lumi alla Corte Ue. 

Per i giudici europei, il divieto imposto dal Comune è una restrizione alla libertà di stabilimento. “La Corte – si legge - considera che tale restrizione non è giustificata dalle ragioni imperative di interesse generale addotte dal governo italiano e attinenti alla tutela della salute, alla necessità di garantire il rispetto dovuto alla memoria dei defunti e alla tutela dei valori morali e religiosi prevalenti in Italia, i quali ostano all’esistenza di attività commerciali e mondane connesse alla conservazione delle ceneri dei defunti e, quindi, a che le attività di custodia dei resti mortali perseguano una finalità lucrativa”.

Le motivazioni della Corte

Ma perché l'Italia vieta che le ceneri siano conservate dai privati? Stando ai giudici europei, il nostro Paese solleva ragioni sanitarie, di rispetto della memoria dei defunti e la difesa di valori morali e religiosi. Ragioni che la Corte ribalta.

Per quanto riguarda la tutela della salute, la Corte sottolinea che “le ceneri funerarie, diversamente dalle spoglie mortali, sono inerti dal punto di vista biologico, in quanto rese sterili dal calore, sicché la loro conservazione non può rappresentare un vincolo imposto da considerazioni sanitarie”. 

Per quanto attiene alla tutela del rispetto della memoria dei defunti, “la Corte ritiene che la normativa nazionale in questione si spinga oltre quanto necessario per conseguire tale obiettivo. Esistono, infatti, misure meno restrittive che consentono di conseguire altrettanto bene un obiettivo del genere, quali, in particolare, l’obbligo di provvedere alla conservazione delle urne cinerarie in condizioni analoghe a quelle dei cimiteri comunali e, in caso di cessazione dell’attività, di trasferire tali urne in un cimitero pubblico o di restituirle ai parenti del defunto”.

Per quel che riguarda i valori morali e religiosi prevalenti in Italia (che osterebbero a una finalità lucrativa delle attività di conservazione di resti mortali), la Corte rileva che “l’attività di conservazione di ceneri mortuarie in Italia è assoggettata al pagamento di una tariffa stabilita dalla pubblica autorità e che l’apertura di tale genere di attività alle imprese private potrebbe essere assoggettata al medesimo inquadramento tariffario, che, di per sé, l’Italia evidentemente non considera contrario ai propri valori morali e religiosi”. 

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