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Giovedì, 25 Aprile 2024
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“Dividendi al posto delle manutenzioni delle autostrade, anche l'Ue contro Atlantia”

La denuncia della Lega: “Proventi tariffari usati per coprire debiti”. Oggi la manifestazione a Genova contro l’acquisizione di Aspi da parte di Cassa Depositi e Prestiti

Sale il livello dello scontro sulla gestione di Autostrade per l’Italia (Aspi) da parte del gruppo Atlantia, controllato in gran parte dalla famiglia Benetton. L’azienda finita al centro delle polemiche dopo il crollo del Ponte Morandi - evento che ha causato la morte di 43 persone - questa volta deve fare i conti con le critiche della Commissione europea in merito alla gestione economica degli oltre 3mila chilometri di rete autostradale. “I costi sostenuti da Atlantia per l'acquisizione di Aspi non possono essere considerati costi di esercizio”, ha messo nero su bianco Margrethe Vestager, vicepresidente delle Commissione europea, rispondendo a un’interrogazione presentata dai tre eurodeputati della Lega Marco Campomenosi, Paolo Borchia e Antonio Maria Rinaldi.

Il vantaggio economico per Atlantia

Ciò significa, spiegano i leghisti, che “ora i giudici dovranno dire se Aspi ha riconosciuto negli anni ad Atlantia dividendi ben superiori al dovuto, sottraendoli agli investimenti necessari per la manutenzione delle infrastrutture con le evidenti conseguenze che tutto il mondo ha potuto vedere”. La risposta di Vestager ai quesiti posti dai tre eurodeputati italiani cita un atto del 27 aprile 2018 - meno di quattro mesi prima che si verificasse il tragico crollo del ponte - nel quale “la Commissione ha adottato una decisione relativa al piano di investimenti per le autostrade italiane, in cui rientra la concessione di Autostrade per l'Italia (Aspi)”. L’esecutivo Ue aveva concluso che Autostrade non soddisfava uno dei criteri imposti dalla giurisprudenza europea e che “la misura conferiva un vantaggio economico ai beneficiari”, ovvero al gruppo Atlantia. 

L'accusa ai Benetton

“Gli ingenti proventi tariffari pagati dagli utenti - si legge in una nota della Lega - sono stati funzionali a coprire i costi relativi al debito originariamente contratto nell'ambito dell'acquisizione delle azioni di Aspi e i suoi azionisti hanno ricevuto negli anni una compensazione che andrebbe oltre il costo del servizio reso e il margine ragionevole”. In altre parole, il gruppo controllato dai Benetton viene accusato di aver usato i proventi dei pedaggi autostradali per ripagare il proprio investimento anziché garantire la manutenzione e la sicurezza delle strade. 

Le responsabilità italiane

“Spetta agli Stati membri - ha precisato Vestager - notificare una misura se ritengono che si tratti di un aiuto di Stato” e “la Commissione non ha ricevuto alcuna notifica in merito alla misura descritta nell'interrogazione degli onorevoli deputati”. Una frase che butta la palla sul campo politico italiano, responsabile di intervenire per denunciare la gestione economica ritenuta impropria dalla stessa Commissione europea, che si trova paradossalmente convenuta di fronte alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la decisione adottata prima che si verificasse il crollo del ponte. “In Italia non se ne era accorto nessuno, o in troppi hanno interesse a non andare a fondo in questa vicenda?”, si interrogano polemicamente i tre leghisti. 

La protesta

La risposta di Vestager all’interrogazione ha preceduto di poche ore una protesta che si terrà questo pomeriggio di fronte alla Prefettura di Genova “per manifestare il forte dissenso dei genovesi e di tutti gli italiani che non vogliono fare un ultimo ‘regalo’ ad Atlantia”, ha dichiarato Leda Volpi, parlamentare di Alternativa C’è, tra i promotori della manifestazione. Secondo la formazione politica nata di recente da una scissione del Movimento 5 stelle, il “regalo” consisterebbe “nell’acquisto a titolo oneroso, da 9 miliardi, delle partecipazioni di Atlantia in Aspi da parte di Cassa Depositi e Prestiti per subentrare in posizione di controllo”. Gli ex-cinquestelle chiedono invece di procedere con “la revoca della concessione”, perché “l’accordo in questione prevede una transazione ‘tombale’ che chiuderebbe ogni partita legata ai risarcimenti che sarebbero a carico del precedente concessionario (Atlantia) solo fino a 150 milioni di euro”. Una partita economica che potrebbe, secondo gli oppositori dell’accordo, avere ripercussioni sulla battaglia delle famiglie delle vittime che chiedono giustizia. 

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