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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Distrugge centro Lgbt+ e picchia un'attivista: arrestato candidato alla presidenza della Bulgaria

In seguito all’attacco le autorità hanno deciso di privare il politico dell’immunità. L’uomo è un autoproclamato nazionalsocialista

È uno dei candidati a essere il futuro presidente della Bulgaria, ma è stato arrestato con l’accusa di aver vandalizzato, assieme ad altre dieci persone, un centro Lgbt+ chiamato Rainbow Hub e di aver colpito in faccia un’attivista. L'eggressione è avvenuta a Sofia lo scorso 30 ottobre e Boyan Rasate, che si autoproclama un nazional socialista, è stato arrestato martedì scorso, mentre usciva da un programma televisivo preelettorale.

Le autorità hanno deciso di rimuovere l’immunità di cui il politico godeva di questa in quanto candidato alle elezioni presidenziali del 14 novembre. La decisione è stata presa perché secondo Ivan Geshev, procuratore generale della Bulgaria, Rasate è "un esecutore" che "ha commesso atti indecenti, violando gravemente l'ordine pubblico ed esprimendo manifesta mancanza di rispetto per la società".

Il candidato, che in passato aveva definito Hristo Lukov, un generale bulgaro filonazista della Seconda Guerra Mondiale, come un eroe, ha reagito alle parole del procuratore scrivendo su Facebook che se glielo avessero chiesto avrebbe rinunciato lui stesso all’immunità. L'uomo ha poi accusato l'ambasciatore americano in Bulgaria, Herro Mustafa, di aver spinto le autorità nazionali a fargli rimuovere l’immunità, facendo riferimento alla dichiarazione di undici ambasciate, tra cui appunto quella statunitense, che hanno espresso solidarietà al centro Lgbt+. Nel post ha inoltre definito la comunità omosessuale un gruppo di "pedofili".

Gloriya Filipova,  fondatrice della Fondazione Bilitis, un'organizzazione per i diritti Lgbt+ con sede nel centro assaltato, ha raccontato a Euronews che il candidato ha fatto irruzione nel centro assieme ad altre dieci persone, poco dopo l’inizio di un evento dedicato alla comunità trans. "Ho cercato di fermarli. Ho iniziato a gridare 'no', ho allargato le braccia e ho cercato di impedire loro di entrare nello spazio", ha detto Filipova. In seguito, Rasate le ha sferrato un pugno nel volto e gli altri "sono entrati e si sono sparsi per tutte le stanze e hanno iniziato a rompere tutto", ha raccontatoo. L'attacco è arrivato 10 giorni dopo che l'organizzazione ha presentato una petizione, che ha raccolto oltre 8mila firme, per rendere le violenze anti-Lgbt+ un crimine d’odio.

Il Codice penale bulgaro punisce con la reclusione fino a cinque anni gli autori di crimini o violenze che hanno come movente l’odio e la discriminazione nei confronti di un’appartenenza nazionale, etnica o razziale, tuttavia gli attacchi in relazione con l’orientamento sessuale o l’identità di genere sono esclusi da questo testo. "Sono già 19 anni che puntiamo a cambiare la legislazione sui crimini d'odio, quindi spero che questa volta le istituzioni vedano davvero che questo è un problema serio e che devono cambiare la legislazione", ha detto l’attivista che ha poi sottolineato l’importanza di implementare le “misure di prevenzione perché è un grosso problema qui".

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