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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Di Maio lancia la corsa 5 Stelle per l'Europa. E scarica un pezzo dei gilet gialli

Il caso Chalençon, 'beccato' a parlare di paramilitari pronti a rovesciare Macron, mette in forse l'alleanza con una delle due liste del movimento francese. Il vicepremier: "No a dialogo con chi parla di lotta armata”

Parte da Roma la sfida del Movimento 5 stelle per avere un peso politico nel prossimo Parlamento europeo. In veste di capo politico dei pentastellati, il vicepremier Luigi Di Maio ha presentato i quattro alleati di altrettanti Paesi Ue che permetteranno di costruire una base solida per formare quel tanto ambito gruppo parlamentare all’Eurocamera dopo le elezioni di fine maggio, sempre se tutti loro riusciranno ad avere degli eletti naturalmente. Assenti all’incontro i gilet gialli, tenuti fuori a causa dell’impresentabile Christophe Chalençon, beccato dalle telecamere della trasmissione Piazza Pulita mentre parlava di “paramilitari pronti a intervenire” in Francia per destituire il Governo di Emmanuel Macron.

Frasi inaccettabili, anche per la compagine di Governo che ha alzato i toni dello scontro con l’Eliseo a livelli mai visti negli ultimi decenni. “Non abbiamo intenzione di dialogare con quell’anima che parla di lotta armata o guerra civile”ha commentato Di Maio, che solo dieci giorni prima aveva incontrato, tra gli altri leader della contestazione francese, anche lo stesso Chalençon.

  Tra i nuovi alleati europei del Movimento ci sono lo Zivi Zid (in italiano 'Barriera umana') della Croazia, lo Kukiz' 15 della Polonia, il Movimento 'Liike Nyt' (in italiano 'Movimento adesso') della Finlandia e l'Akkel (in italiano ‘Partito dell'agricoltura e allevamento’) della Grecia. “Dopo anni e anni di austerità - ha dichiarato Di Maio - è ora di far tornare a stare meglio i cittadini italiani, i cittadini polacchi, croati, greci, finlandesi”. “Non le lobby, non le banche, non i grandi evasori fiscali”, ha precisato il leader pentastellato, che ha poi sottolineato il bisogno per tutti i cittadini di “poter tornare a credere al sogno europeo”.

Il manifesto comune presentato dalle cinque forze politiche indica i seguenti dieci punti per cambiare l’Unione:
1. Un'Europa più vicina ai cittadini (e-democracy al servizio della democrazia diretta e partecipata); 
2. Verso un'Europa post-ideologica (sì alle azioni concrete al servizio dei cittadini); 
3. Un'Europa onesta (lotta alla corruzione e al crimine organizzato); 
4. Un nuovo futuro per il progetto europeo (cooperazione e rispetto delle identità nazionali); 
5. Verso la riforma delle istituzioni europee (un Parlamento più forte per un'Europa più forte);
6. Migliorare la qualità della vita dei cittadini europei (tutela della salute e dell'ambiente) 
7. Solidarietà tra paesi europei e protezione sui flussi;
8. Un'Europa giusta (sviluppo dell'economia e riduzione del potere dei mercati finanziari);
9. Eccellenze europee (protezione del ‘Made in’ e sostegno all'agricoltura locale);
10. Credere nel nostro futuro (nuovi programmi e strumenti per i giovani europei).

Per formare un gruppo parlamentare a Bruxelles sono necessari 25 eurodeputati eletti in almeno sette Paesi diversi. Più che il numero minimo di deputati, alla portata del solo Movimento cinque stelle, preoccupa la necessità di trovare partner politici in altri sei Stati Ue.  Il gruppo Europa della libertà e della democrazia diretta, di cui fanno parte i pentastellati per la legislatura in corso, si regge in piedi grazie a cinque europarlamentari di altrettanti Paesi Ue che ne fanno parte insieme ai due Democratici svedesi e ai 20 britannici eletti nelle liste dell'Ukip di Nigel Farage, che in realtà ora ha lasciato quel partito.

Si tratta di un gruppo sui generis e per niente compatto, che lascia autonomia di scelta ai propri eurodeputati, che votano raramente in maniera uguale. A causa della Brexit, i pentastellati perderanno l’alleato storico Farage ma “stanno per arrivare altre due forze politiche”, ha rassicurato il vicepremier Di Maio nel corso della presentazione dei nuovi compagni di battaglie politiche. Quella che poteva essere una missione impossibile sembra ora una meta a portata del Movimento cinque stelle.

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