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Venerdì, 29 Marzo 2024
Il divieto / Russia

"I diamanti russi non sono per sempre"

Il Regno Unito annuncia una stretta sull'import di pietre preziose da Mosca. L'Ue assicura che farà lo stesso. Ma una città europea blocca la sanzione

Il Regno Unito ha annunciato l'imposizione di un divieto di importazione di una serie di risorse minerarie dalla Russia, tra cui i diamanti. Una decisione che adesso mette ancora di più con le spalle al muro l'Unione europea, che ha finora aggirato le pressioni interne ed esterne affinché ponga fine al commercio di pietre preziose con Mosca, colpendo una fonte di introiti per la Russia che, nel complesso, vale 3,7 miliardi di euro all'anno. Di cui 1,4 miliardi guadagnati grazie proprio alla vendita ai Paesi Ue. 

Per il momento, l'ultimo pacchetto di sanzioni in discussione a Bruxelles non prevede una misura ad hoc sui diamanti. Ma non è detto che la mossa di Londra non possa cambiare la bozza redatta dalla Commissione europea e ora in fase di negoziazione tra gli Stati membri. "I diamanti russi non sono per sempre", si è affrettato a dire il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel al vertice del G7 a Hiroshima, in Giappone. Una frase che fa il verso a un famoso film di James Bond, il cui titolo è stato a sua volta ripreso da una celebre pubblicità degli anni '80.

Michel, che oggi parla a nome dei governi Ue, è stato anche premier del suo Paese, il Belgio. E proprio al Belgio bisogna guardare per capire le resistenze a una sanzione del genere. Se la Russia è il più grande produttore mondiale di diamanti grezzi, il centro globale del traffico di tali pietre preziose passa per il porto belga di Anversa. Qui transita circa l'85% dei diamanti grezzi del mondo, la metà di quelli lavorati e il 40% di quelli industriali. Dire addio a Mosca non è semplice, e secondo gli influenti leader politici della città fiamminga lo stop ai diamanti russi potrebbe comportare la perdita di 10mila posti di lavoro.

Come successo anche per altre sanzioni anti Russia, l'Ue ha motivato la sua ritrosia a sanzionare i diamanti spiegando che una tale misura richiede un sforzo congiunto dell'Occidente. I funzionari di Bruxelles hanno finora girato la patata bollente al G7, sostenendo che serve un'azione coordinata di Usa, Regno Unito, Canada e Europa. Insieme, queste potenze valgono il 70% del mercato globale di diamanti. Ecco perché il bando annunciato di Londra potrebbe mettere con le spalle al muro non solo l'Ue.

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